Relazione proposta alla Scuola di Pace 25/27 marzo 2011

Roma 26 marzo 2011- La Dott.ssa Caterina Calabria presenta la sua ricerca | ilcantico.fratejacopa.net

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Educazione, vocazione, sviluppo sono questioni cruciali nell’ambito del discorso pedagogico, aperto in modo costitutivo al contributo di saperi quanto mai diversificati (1). Emblematica per riflettere sula relazione tra cura del creato e insegnamento della Chiesa è l’immagine francescana della “predica agli uccelli” di cui riferisce la legenda di Bonaventura. Francesco vive in prima persona la fraternità universale con tutto il creato, sottolineando la necessità del rispetto di ogni creatura per vivere in pace e in pienezza la vita, rispondendo al disegno di Dio. Tale prospettiva è rinvenibile anche in numerosi messaggi per la Giornata Mondiale della Pace, istituita da Paolo VI.

I Messaggi per la Giornata Mondiale della Pace: via da intraprendere
Il Messaggio, ricorrente ogni 1° gennaio dal 1968, è indirizzato alle comunità cristiane, ai responsabili delle Nazioni, agli uomini e alle donne di buona volontà del mondo intero. È, quindi, rivolto sia ad intra, ai credenti, sia ad extra, ai non credenti. Va tenuto presente che, nonostante assuma la forma di un pronunciamento legato alla data del primo gennaio, esso non va considerato un atto magisteriale occasionale, di pura circostanza. Il senso del documento supera la contingenza a cui si riferisce e riveste una valenza più vasta, che occorre recepire con un atteggiamento non «consumistico» (2). I messaggi di Giovanni Paolo II del 1990, “Pace con Dio creatore. Pace con tutto il creato”, e di Benedetto XVI del 2010 “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, tematizzano il rapporto tra coscienza ecologica e società pacifica, nell’ottica di uno sviluppo umano integrale, “il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo” (3). I messaggi richiamati illustrano i principi teologici, antropologici ed etici che debbono indirizzare l’approccio alla crisi ecologica, nonché la programmazione di azioni per la custodia del creato, ordinate allo sviluppo umano integrale, che è uno dei molteplici nomi della pace. “Il rispetto del creato riveste grande rilevanza, anche perché la creazione è l’inizio e il fondamento di tutte le opere di Dio (4)” ricorda Benedetto XVI nell’incipit del messaggio 2010. Il richiamo al Catechismo della Chiesa Cattolica sottolinea come la Creazione sia uno dei fondamenti per la dottrina cristiana e debba guidare l’agire sociale dei credenti, non a caso l’incipit del credo apostolico recita: “Credo in Dio padre onnipotente, creatore del cielo e della terra”.

La crisi ecologica: un problema morale
Giovanni Paolo II, nella varietà degli aspetti del suo magistero, più volte ha sottolineato l’importanza della responsabilità per il creato. È stata la meditazione della teologia della creazione e dei testi di Genesi 1 e 2 a orientarlo nel cogliere tutta la forza della relazione tra fede cristiana e cura dell’ambiente. Anche il suo successore, Benedetto XVI, evidenzia un’attenzione per il tema, ancor prima di salire al soglio petrino troviamo riflessioni del cardinale Ratzinger sul tema della creazione e della redenzione (5), nonché sul rapporto tra scienza e fede. In diversi pronunciamenti emerge come la questione ambientale si delinii, almeno dagli anni ’80 in poi, come la vera questione sociale che l’umanità deve affrontare, ciò non riguarda solamente “il dominio accordato dal Creatore all’uomo. (…) Nei confronti della natura siamo sottomessi a leggi nonsolo biologiche, ma anche morali, che non si possono impunemente trasgredire” (6). Il tema ambientale si colloca nell’alveo della Dottrina Sociale della Chiesa, cioè nel corpus dei documenti che si riferiscono al magistero connesso alla società nella sua storicità e complessità. La Chiesa in quanto “mater et magistra” ha a cuore la formazione e lo sviluppo integrale dell’uomo, nelle diverse età e nei diversi ambiti della sua vita. Ciò è rinvenibile in modo costante e continuativo nei documenti del magistero, in particolare si evince nel continuo appello all’educazione, non ultimo il decennio appena inaugurato sulla “sfida educativa”. “L’attuale crisi dell’educazione ha a che fare non soltanto con singole difficoltà, ma piuttosto con l’idea che abbiamo dell’uomo e del suo futuro. Perciò è indispensabile non limitarsi a una prospettiva settoriale di educazione, né è sufficiente riflettere sulle metodologie pedagogiche, ma è necessaria una visione antropologica ed essenziale del fatto educativo come tale, che abbia il suo fondamento e il suo sviluppo in una concezione della persona e dell’esperienza umana, viste non come un ideale passato da contrapporre al presente, ma come una comprensione più profonda dell’umano, per un’iniziativa rinnovata e convinta. Per questo dobbiamo acquisire meglio i termini attuali della crisi e il livello di profondità a cui ricondurre l’educazione e il suo possibile percorso” (7).

 

 

 

 

 

Educazione, vocazione, sviluppo. Cura del creato e insegnamento sociale della Chiesa | ilcantico.fratejacopa.net

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La Dottrina Sociale della Chiesa
Nel riferirsi ai pronunciamenti della Chiesa su questioni riguardanti un insegnamento cristiano relativo alla vita sociale, con lo scopo di sollecitare i compiti e le responsabilità dei cristiani e anche l’obiettivo di creare una convergenza universale, oltre i confini religiosi, sulla soluzione dei problemi della vita sociale (8). Oggi si è unanimi nel riconoscere che a partire dall’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII (1891), la Chiesa si è impegnata a dare una risposta dottrinale e sistematica ai problemi umani nati dalla “questione sociale”, esplosa nel mondo moderno con la rivoluzione industriale e con i mutamenti ad essa connessi. Con questa enciclica prese inizio un confronto continuo, seppur i termini utilizzati per definire tali insegnamenti siano mutati nel tempo. Ad esempio negli scritti che possono essere considerati il suo magistero sociale, Paolo VI evita il termine “dottrina”, prediligendo l’espressione “questione sociale” riconosciuta nella sua nuova “dimensione mondiale”. Tale scelta lessicale è in linea con il Concilio Vaticano II, in particolare con l’iter di stesura della Costituzione pastorale Gaudium et Spes. Nella redazione definitiva del testo non appare l’espressione “dottrina sociale” al fine di evitare interpretazioni equivoche, soprattutto dovute al fatto che in certe lingue la parola doctrina indurrebbe a pensare al dogmatico, ciò che non appare coerente col carattere contingente dei problemi affrontati dal magistero sociale (9). Le formule usate da Paolo VI, sulla scia dei suoi predecessori e delle urgenze a lui contemporanee, “non mancarono al dovere, proprio del loro ufficio, di proiettare sulle questioni sociali del loro tempo la luce dell’evangelo” (10). Il magistero sociale è interpretato da papa Montini in modo emblematico come compito proprio della Chiesa: l’evangelizzazione. L’espressione “dottrina sociale”, ripresa da Giovanni Paolo II, in particolare nella Sollicitudo rei socialis, viene risignificata per raggiungere principalmente due obiettivi: da una parte per far rilevare la solidità del corpus dottrinale dello storico documento di Paolo VI e del suo insegnamento; dall’altra, nella linea tracciata dai predecessori sulla Cattedra di Pietro, per riaffermare la consistente continuità magisteriale in ordine alle questioni “della dottrina sociale ed insieme il suo costante rinnovamento” (11). “Continuità” e “rinnovamento” sono i caratteri costitutivi della dottrina/insegnamento sociale della Chiesa, che ha una dimensione che permane (i grandi principi morali, conformi al vangelo e alla retta ragione) e una che muta con i tempi (i giudizi sulla realtà sociale, politica ed economica in evoluzione) (12). La dottrina sociale della Chiesa è l’incontro del Vangelo con i problemi sempre nuovi che l’umanità deve affrontare, “suo scopo principale è di interpretare tali realtà, esaminandone la conformità o difformità con le linee dell’insegnamento del Vangelo sull’uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente; per orientare, quindi, il comportamento cristiano. Essa appartiene, perciò, non al campo dell’ideologia, ma della teologia e specialmente della teologia morale” (13). Benedetto XVI nell’enciclica sociale Caritas in Veritate sottolinea la continuità in campo sociale, presentando come il legame tra la Populorum Progressio e il Concilio Vaticano II non rappresenti una cesura tra il Magistero sociale di Paolo VI e quello dei Pontefici suoi predecessori, dato che il Concilio costituisce un approfondimento di tale magistero nella continuità della vita della Chiesa.
“Non ci sono due tipologie di dottrina sociale, una preconciliare e una postconciliare, diverse tra loro, ma un unico insegnamento, coerente e nello stesso tempo sempre nuovo” (14).

L’ambiente nuova questione sociale per l’insegnamento Sociale della Chiesa
Nel marzo 2011, in Brasile, Benedetto XVI ha riaffermato il carattere morale delle questioni sociali, economiche e politiche, proprio in ordine all’ambiente: “il peccato distrugge la creazione, quest’ultima viene restaurata quando si rendono presenti “i figli di Dio” prendendosi cura del mondo affinché Dio sia tutto in tutti (cfr. 1 Cor 15,28). Il primo passo per una corretta relazione con il mondo che ci circonda è proprio il riconoscimento, da parte dell’uomo della sua condizione de creatura: l’uomo non è Dio, ma è la Sua immagine. La prima ecologia che va difesa è “l’ecologia umana” (cfr. Benedetto XVI, Enciclica Caritas in veritate, n. 51). Ricordando che il dovere di tutelare l’ambiente è un imperativo che nasce dalla consapevolezza che Dio affida la Sua creazione all’uomo non perché eserciti su di essa un dominio arbitrario, ma perché la conservi e la curi come un figlio cura l’eredità di suo padre” (15). La tutela dell’ambiente, tra locale e globale, richiama un profondo sentire etico ed un’effettiva assunzione di responsabilità volta a perseguire un’armonia tra ecologia dell’ambiente ed ecologia umana per realizzare uno sviluppo equilibrato e sostenibile del pianeta. Ecologia umana ed ecologia dell’ambiente, come sottolineava Giovanni Paolo II nella Centesimus Annus (1991) (16), rappresentano una questione ineludibile per la formazione della civiltà odierna e nel tempo futuro: “Oltre all’irrazionale distruzione dell’ambiente naturale è qui da ricordare quella, ancor più grave, dell’ambiente umano, a cui peraltro si è lontani dal prestare la necessaria attenzione. Mentre ci si preoccupa giustamente, anche se molto meno del necessario, di preservare gli «habitat » naturali delle diverse specie animali minacciate di estinzione, perché ci si rende conto che ciascuna di esse apporta un particolare contributo all’equilibrio generale della terra, ci si impegna troppo poco per salvaguardare le condizioni morali di un’autentica «ecologia umana». Non solo la terra è stata data da Dio all’uomo, che deve usarla rispettando l’intenzione originaria di bene, secondo la quale gli è stata donata; ma l’uomo è donato a se stesso da Dio e deve, perciò, rispettare la struttura naturale e morale, di cui è stato dotato” (17). Progettare e generare il civile, attraverso la salvaguardia e la tutela del creato, implica che politica ed economia, università e comunità locale si riconoscano reciprocamente, nella complessità di rapporti istituzionali, compiti amministrativi e di ricerca, responsabilità di governo e deleghe operative. L’insegnamento e la diffusione della dottrina sociale fanno parte della missione evangelizzatrice della Chiesa (18), parte integrante di questa funzione è “l’impegno per la giustizia secondo il ruolo, la vocazione, le condizioni di ciascuno” (19).

Vocazione
La vocazione di ciascuno implica la risposta personale (respondeo) alla chiamata di Dio, al Suo progetto che si dispiega tra Creazione e Redenzione, infatti, riferendosi a Rm 8,19-23, emerge come l’orientamento messianico mostra la creazione (protologica) come annuncio della redenzione (creazione escatologica). Anche i profeti hanno annunciato questo futuro della creazione, con le immagini dell’agnello e del lupo che pascolano insieme, del lattante e della serpe che giocano, del deserto fiorito (20). Queste prefigurazioni non sono un’attrazione per ciò che è perduto, ma per ciò che sta davanti come una vocazione ed una promessa. I profeti prefigurarono “cielo nuovo” e “terra nuova”, come nell’Apocalisse di Giovanni, una nuova creazione che si fonda sulla “relazione dell’uomo con il mondo, che è un elemento costitutivo dell’identità umana. Si tratta di una relazione che nasce come frutto del rapporto, ancora più profondo, dell’uomo con Dio” (21). Vocazione e promessa scaturiscono, quindi, dal riconoscersi nella relazione Dio uomo-ambiente; è l’uomo che deve cambiare la sua mentalità e capire che la sua vita e il suo destino sono radicalmente intrecciati alla vita e al destino dell’intera creazione, “perché anch’essa, già inabitata dallo Spirito Santo, è un destinatario della redenzione mediante il Cristo, Signore dell’Universo, ed attende con l’umanità la piena trasformazione nel divino regno di gloria del Padre” (22). Deve cambiare il rapporto dell’uomo con il resto della creazione, “non deve disporre arbitrariamente della terra, assoggettandola senza riserve alla sua volontà, come se essa non avesse una propria forma ed una destinazione anteriore datale da Dio, che l’uomo può, sì, sviluppare, ma non deve tradire”. Se l’uomo invece di svolgere il suo ruolo di collaboratore di Dio nell’opera della creazione, si sostituisce a Dio finisce col “provocare la ribellione della natura” (23).

 

 

 

 

 

Compendio della dottrina sociale della Chiesa | ilcantico.fratejacopa.net

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Il compendio della Dottrina Sociale della Chiesa e l’ambiente
Al fine di “presentare in maniera complessiva e sistematica, anche se in forma sintetica, l’insegnamento sociale, che è frutto della sapiente riflessione magisteriale ed espressione del costante impegno della Chiesa nella fedeltà alla Grazia della salvezza di Cristo e nell’amorevole sollecitudine per le sorti dell’umanità” (24) nel 2004 è stato pubblicato il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, in cui vengono richiamati gli aspetti teologici, filosofici, morali, culturali e pastorali più rilevanti di tale insegnamento in relazione alle questioni sociali. In esso sono presenti citazioni di testi del Magistero tratte da documenti di diversa autorità, infatti a fianco dei documenti conciliari e delle encicliche, figurano anche discorsi dei Pontefici e documenti elaborati da Dicasteri della Santa Sede. Il Compendio si propone come uno strumento per il discernimento morale e pastorale (n. 10) dei complessi eventi che caratterizzano i nostri tempi; come una guida per ispirare, a livello individuale e collettivo, comportamenti e scelte tali da permettere di guardare al futuro con fiducia e speranza; come un sussidio per i fedeli sull’insegnamento della morale sociale. Il tema del discernimento è centrale nelle intenzioni del Compendio e per tutta la teologia pastorale (25). “Discernere” significa rendersi sensibili allo Spirito nella comunità degli uomini di oggi, con un costitutivo riferimento alla prassi, nel senso dell’agire responsabile per la vita buona del Vangelo (26). Il discernimento si attiva a diversi livelli e in diverse fasi: tocca la vita del singolo e delle comunità cristiane. Le fasi salienti possono essere sintetizzate così: – formulazione della questione (rilevanza e pertinenza) e presentazione dei vari aspetti del problema; – spazio per l’interiorità, della preghiera personale e comunitaria; – scambio sulla questione in esame, ognuno è chiamato a partecipare motivando le opinioni, in un clima di fraternità e confronto; – conferma e decisione seguendo la via dell’ecclesialità, cioè tramite i gruppi, la loro tipologia (formale, informale, associazione, movimento, presbiteri, gruppo catechisti, gruppi giovanili…) e la natura delle questioni. I gruppi, così come la Chiesa tutta, sono il luogo della comunione e del dialogo che può e deve muovere la storia, trasformarla, vivere la città dell’uomo e condurla verso la città di Dio. Il Compendio ha una struttura semplice. Dopo un’introduzione, seguono tre parti: – la prima (capitoli I-IV) tratta dei presupposti fondamentali della dottrina sociale (il disegno di amore di Dio per l’uomo e la società, la missione della Chiesa e la natura della dottrina sociale, la persona umana e i suoi diritti, i principi e i valori della dottrina sociale); – la seconda parte (capitoli VXI) affronta i contenuti e i temi classici della dottrina sociale (la famiglia, il lavoro umano, la vita economica, la comunità politica, la comunità internazionale, l’ambiente e la pace); – la terza parte (capitoli XII-XV) contiene una serie di indicazioni per l’utilizzo della dottrina sociale nella prassi pastorale della Chiesa e nella vita dei cristiani, soprattutto dei laici. Nel capitolo X, dal titolo “Salvaguardare l’ambiente”, si affronta in modo particolare il tema del nostro incontro odierno. L’argomentazione prende le mosse dagli aspetti biblici, successivamente affronta la relazione tra l’uomo e l’universo delle cose, la crisi nel rapporto tra uomo e ambiente, per giungere ad affermare, ed auspicare, una comune responsabilità, che consideri l’ambiente come un bene collettivo, ponga l’attenzione alla condivisione dei beni e alla necessità di nuovi stili di vita, inoltre si appronfondisce la riflessione sull’uso delle biotecnologie. Eco di questa riflessione si trova anche nella Caritas in Veritate, in essa Benedetto XVI presenta i rischi della tecnocrazia che conduce verso una “coscienza ormai incapace di riconoscere l’umano”, riaffermando che “il problema dello sviluppo è strettamente collegato anche alla nostra concezione dell’anima dell’uomo” e, ancora, “lo sviluppo deve comprendere una crescita spirituale oltre che materiale” (27).

Sviluppo
Il tema dello sviluppo emerge più volte nelle diverse parti del Compendio, in particolare nel capitolo dedicato alla salvaguardia dell’ambiente. La nozione a cui si fa riferimento è quella proposta da Paolo VI nell’enciclica Populorum Progressio (1967), poi ripreso e sviluppato in altri documenti, anche dai suoi successori. La relazione uomo-ambiente coinvolge necessariamente la sfera dell’economia, il cui compito fondamentale, secondo l’insegnamento sociale della Chiesa, è il raggiungimento di uno sviluppo integrale e solidale per l’umanità, vale a dire, la promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo. Questa vocazione allo sviluppo è riconducibile al tema della creazione, si pensi al racconto di Gn 1 e 2, in cui il mondo è rappresentato come il dono stesso di Dio, il luogo e il progetto che Egli affida alla responsabile guida e operosità dell’uomo. Solo l’uomo e la donna, tra tutte le creature, sono stati voluti da Dio “a sua immagine” (Gen 1,27) e a loro il Signore affida la responsabilità di tutto il creato, il compito di tutelarne l’armonia e lo sviluppo (cfr. Gen 1,26-30). Per questo una corretta concezione dell’ambiente non può ridurre utilitaristicamente la natura a mero oggetto di manipolazione e sfruttamento, nè deve assolutizzarla e sovrapporla in dignità alla stessa persona umana (28). Sviluppo e ambiente, valori umani e scelte politiche sono profondamente congiunti, non è possibile separare l’economia dalla civiltà, l’educazione (29) dalle azioni di governance che interessano l’umanità intera e dai quali dipende la salvaguardia del creato e il progresso dei popoli (30). L’ambiente è un patrimonio comune del genere umano, esso richiama ad una “comune responsabilità” sia nel presente (dimensione sincronica) sia nel futro (dimensione diacronica). Ecco quindi delinearsi, fin dagli anni ’60, il concetto di sviluppo sostenibile (31), ripreso e ufficialmente adottato a livello internazionale nel 1987, grazie al documento Our common future, meglio conosciuto come Rapporto Bruntland della Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo. Lo sviluppo sostenibile è lo sviluppo che “garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri” (32).

Educazione
Negli ultimi decenni è maturata un nuovo tipo di cultura e di consapevolezza verso l’ambiente in cui viviamo e sul modo di relazionarci con esso, si rende sempre più necessario “educare alla sostenibilità”. Tale educazione introduce la dimensione del futuro, richiama la promozione delle potenzialità di ciascuno e alimenta la fiducia nella possibilità di trasformare la realtà, adottando comportamenti fondati sui principi di competenza, partecipazione e responsabilità (33). La conversione ecologica auspicata da Giovanni Paolo II (34) e ribadita da Benedetto XVI richiama fortemente ad un cambiamento di paradigma e all’adozione di un “modello di sviluppo fondato sulla centralità dell’essere umano, sulla promozione e condivisione del bene comune, sulla responsabilità, sulla consapevolezza del necessario cambiamento degli stili di vita e sulla prudenza. Si rende ormai indispensabile un effettivo cambiamento di mentalità che induca tutti ad adottare nuovi stili di vita” (35). Sempre più bisogna educare a costruire e coltivare la pace, partendo dalle scelte di ampio raggio a livello personale, familiare, comunitario e politico. Tutti siamo responsabili dell’educazione alla cura del creato e alla cura dell’uomo per lo sviluppo umano integrale. Sono necessarie scelte pedagogico-educative che chiamino in causa l’umanizzazione del progresso tecnologico, l’equità dei rapporti di produzione e la dignità del lavoro. L’educazione è il vero motore dello sviluppo, così come descritta da Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris Missio (1990): “lo sviluppo di un popolo non deriva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche, bensì dalla formazione delle coscienze, dalla maturazione delle mentalità e dei costumi. È l’uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica. La Chiesa educa le coscienze rivelando ai popoli quel Dio che cercano, ma non conoscono”. Nel disegno di Dio la persona è «responsabile» della crescita, ovvero è chiamata a rispondere alla vocazione dello sviluppo umano integrale per divenire ciò che è chiamata ad essere. Educare alla cura del Creato è la chiamata e, allo stesso tempo, la sfida che attende la Chiesa e tutti gli uomini di buona volontà, perché si realizzi la civiltà dell’amore su questa terra, affinché divenga la Terra Promessa che Dio ha donato a tutta l’umanità.

Caterina Calabria
Dottoranda di ricerca in Pedagogia (Education)
Collaboratrice dell’Alta Scuola per l’Ambiente Università Cattolica del Sacro Cuore

1 P. Malavasi, L’ambiente conteso. Ricerca e formazione tra scienza e governante dello sviluppo umano, Vita e Pensiero, Milano, 2011.
2 “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato” commento di Mons. Mario Toso, Segretario del pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Università Cattolica del Sacro Cuore – sede di Brescia, 26 marzo 2010.
3 PAOLO VI, Populorum Progressio, 1967, n. 14.
4 Catechismo della Chiesa cattolica, 198.
5 J. RATZINGER, In principio Dio creò il cielo e la terra, Lindau, Torino, 2006.
6 GIOVANNI PAOLO II, Sollicitudo rei socialis, 1987, n. 34.
7 Estratto da “La sfida educativa” Rapporto-proposta sull’educazione a cura del Comitato per il Progetto Culturale della Conferenza Episcopale Italiana, Laterza, 2009.
8 L. Casati, L’identità della dottrina sociale nella riflessione della teologia morale, in AA.VV., La Dottrina Sociale della Chiesa, Glossa, Milano, 1989.
9 Cfr. G. ANGELINI, La dottrina sociale della Chiesa, in AA.VV., La dottrina sociale della Chiesa, Edizioni Glossa, Milano, 1989, pp. 27-39.
10 PAOLO VI, Populorum Progressio, 1967, n. 2.
11 GIOVANNI PAOLO II, Sollicitudo rei socialis, 1987, n. 3.
12 Cfr. B. SORGE, Introduzione alla dottrina sociale della Chiesa, Queriniana, Brescia, 2006, pp. 20-30.
13 GIOVANNI PAOLO II, Sollicitudo rei socialis, 1987, n. 41.
14 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, 2009, n. 12.
15 Benedetto XVI, Messaggio per la campagna di fraternità della Chiesa in Brasile, 2011.
16 La Centesimus Annus richiama fin dall’incipit la commemorazione del centenario della Rerum Novarum. La ricorrenza di queste date è una costante, proprio per sottolineare quel carattere di “continuità” della Dottrina Sociale della Chiesa, accompagnata dal contastante aggiornamento al fine di “leggere e interpretare i segni del tempo”. Tale tendenza è ben visibile per alcuni documenti: Rerum novarum di Leone XIII (1891), Quadragesimo anno di Pio XI (1931), Radiomessaggi di Pio XII (1941 Pentecoste), Mater et magistra di Giovanni XXIII (1961), Pacem in terris di Giovanni XXIII (1963), Octogesima adveniens di Paolo VI (1971), Laborem exercens di Giovanni Paolo II (1981), Sollicitudo rei socialis di Giovani Paolo II (1987), Centesimus annus di Giovanni Paolo II (1991), Evangelium vitae di Giovanni Paolo II (1995). Ad eccezione della Populorum progressio di Paolo VI (1967) che è stata commemorata dalla Caritas in veritate di Benedetto XVI (2009), in cui viene “considerata come la Rerum novarum dell’epoca contemporanea”.
17 GIOVANNI PAOLO II, Centesimus annus, 1991.
18 GIOVANNI PAOLO II, Sollicitudo rei socialis, 1987, n. 41.
19 Ibidem.
20 Cfr. Os 2,20; Is 11,6-8; Is 32, 15-17 e altri.
21 Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, 2004, n. 452.
22 Cfr. J. Moltmann, Dio nella creazione. Dottrina ecologica della creazione, Queriniana, Brescia, 1986.
23 Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 459-460.
24 Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 8.
25 Cfr. S. Lanza, Introduzione alla teologia pastorale. Teologia dell’azione ecclesiale, Queriniana, Brescia, 1989, pp. 208-218.
26 Si veda CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, Orientamenti pastorali dei vescovi italiani per il decennio 2010- 2020.
27 BENEDETTO XVI, Caritas in veritate, 2009, n. 76.
28 Si veda P. Malavasi, Pedagogia verde. Educare tra ecologia dell’ambiente ed ecologia umana, Editrice La Scuola, Brescia, 2008.
29 Si veda Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti ad un Convegno su ambiente e salute, 24 marzo 1997, 4. Nel Compendio si precisa che “il Magistero ha motivato la sua contrarietà a una concezione dell’ambiente ispirata all’ecocentrismo e al biocentrismo, perché essa si propone di eliminare la differenza ontologica e assiologica tra l’uomo e gli altri esseri viventi, considerando la biosfera come un’unità biotica di valore indifferenziato. Si viene così ad eliminare la superiore responsabilità dell’uomo in favore di una considerazione egualitaristica della “dignità” di tutti gli esseri viventi”.
30 Cfr. L.J. Lebret, Dynamique concréte du développement, in AA.VV., Economie et Humanisme, Seuil, Paris, 1961, p. 28.
31 In francese, lingua di Lebret a cui fa espressamente riferimento Paolo VI nell’enciclica Populorum Progressio, il termine utilizzato è “sviluppo durevole” ad indicare la dimensione diacronica di questo processo.
32World Commission on Environment and Development, 1987, p.43.
33 Cfr. C. Birbes, Riflessione pedagogica e sostenibilità, EDUCatt, Milano 2006.
34 Giovanni Paolo II, Udienza Generale, 17 gennaio 2001.
35 Benedetto XVI, Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 2010.

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