2015. Anno particolare per la nostra Chiesa. Il Santo Padre pubblica l’enciclica “Laudato Si’” che, rifacendosi al Santo di Assisi, ripropone una visione più integrale e, per certi aspetti nuova, dei rapporti tra le creature e l’ambiente del creato.
Enciclica che ancora oggi non smette di stupire per la portata dei temi trattati. Nello stesso periodo chiama tutta la Chiesa ad impegnarsi per un nuovo grande evento: il Giubileo straordinario della Misericordia.
Come stimolo e proposta (per alcuni provocazione) tra le varie cose, lancia l’idea che anche le parrocchie si facciano carico di accogliere migranti!
È l’idea di una Chiesa che per rinnovarsi ha bisogno di aprirsi, ascoltare gli ultimi, gli “scarti” della società.
Siamo nel periodo in cui, in Italia, il problema dei flussi migratori infiamma le discussioni del mondo politico: tra chi non li vuole, tra chi li vuole solo se regolari, e chi li vuole accogliere semplicemente perché sono una umanità sofferente in cerca di aiuto.
Non sappiamo quanti abbiano accolto questo invito, sappiamo però che nella nostra Diocesi di Bologna, stimolati anche dal Vescovo Matteo Zuppi, molti Parroci si sono dati da fare per poter aderire a questa richiesta supportati dalla Caritas Diocesana.
Anche Don Stefano Culiersi – Parroco di S. Maria Annunziata di Fossolo, nonché Assistente spirituale della nostra Fraternità di Bologna – ha dato la sua adesione mettendo a disposizione un appartamento, nei locali della Parrocchia, a condizione che vi fosse un gruppo di persone disponibili a seguire questo progetto in maniera continuativa e responsabile.
Come Fraternità Francescana abbiamo dato subito la disponibilità partecipando con altri componenti alla formazione del gruppo denominato “migranti”. La partecipazione di più competenze e sensibilità arricchisce il servizio, nel gruppo vi è chi si occupa della formazione in generale, chi può aiutare per le necessità incombenti come la Caritas parrocchiale, chi ha più dimestichezza col mondo del lavoro e con la burocrazia.
Il progetto è così strutturato: la Caritas diocesana propone l’accoglienza per sei mesi di ragazzi già inseriti in comunità o gruppi appartamento ecc. per avviarli ad un cammino di autonomia e integrazione. Durante questo periodo vengono aiutati per la richiesta o rinnovo di documenti per la loro regolarizzazione in Italia.
Spesso la priorità è la conoscenza della lingua italiana, segue la formazione e ricerca del lavoro per poter arrivare, all’uscita del progetto e in autonomia, con la sistemazione in un loro appartamento.
Questo percorso viene affidato ad una famiglia “tutor” che segue e coordina tutte le attività necessarie chiedendo la collaborazione anche al gruppo “migranti”.
Le necessità sono tante e spesso con ‘inciampi’ burocratici insormontabili che ci fanno capire quanto sia difficile l’integrazione per queste persone.
Il ruolo del ‘tutor’ non si esaurisce alla fine del progetto, ma il rapporto che si viene a creare continua anche dopo sia per necessità, sia per amicizia.
Sono stati ospitati, in due turni diversi, quattro ragazzi fino alla primavera del 2019.
Nel luglio 2019 viene proposta al Parroco l’accoglienza “temporanea” di una famiglia, al di fuori del progetto Caritas e in attesa di accettazione da parte del Ministero dell’Interno, del progetto SPRAR – Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati.
Anche questo progetto ha la durata di sei mesi, ma è finanziato dal Ministero dell’Interno attraverso l’ASP (Azienda di Servizi alla Persona) del Comune di Bologna. Come per i progetti Caritas, anche in questo caso la finalità è la stessa, integrazione ed autonomia delle persone tutelate. Nel caso di una famiglia con bambini ovviamente le esigenze e i problemi aumentano e variano.
Sapevamo che facendo parte del gruppo prima o poi avremmo dovuto assumere la funzione di tutor e lo siamo dall’ottobre/novembre 2019, pur con molte perplessità dovute alla consapevolezza che l’accoglienza nell’appartamento sarebbe andata ben oltre i sei mesi.
Quest’impegno è stato preso anche a nome della Fraternità perché, oltre ai vari momenti formativi, riteniamo necessario dare concretezza al variegato arco delle esperienze che l’accompagnamento richiede.
L’accoglienza, per la nostra spiritualità, è un primo passo per costruire la fraternità fra gli uomini e questo a nostro avviso richiede una vera conversione dei cuori e non solo l’erogazione di servizi. Non è accettabile, ad esempio nella ricerca di un appartamento, “capire” che non affittano perchè si tratta di persone di colore o in situazioni di fragilità!
Nella famiglia sono presenti due bimbi, attualmente di 4 anni e 15 mesi; anche con il nucleo familiare ci sono state difficoltà per i documenti (nomi sbagliati, timbri mancanti) che purtroppo hanno bloccato la richiesta di permesso di soggiorno e a cascata, residenza, iscrizione alle scuole per l’infanzia, richiesta di ISEE ecc. ma adesso la situazione si sta sbloccando.
Il periodo di quarantena ha invece interrotto (oltre i rapporti con la Questura) tutte le attività poste in essere quali le lezioni di italiano per entrambi i genitori, il corso di formazione professionale e di conseguenza le richieste di tirocinio alle aziende per l’avviamento al lavoro.
Nel frattempo veniamo a conoscenza di una nuova gravidanza e iniziano tutte le visite che ovviamente proseguono anche durante la quarantena e il fatto che la signora non conosca l’italiano complica ulteriormente le cose anche per chi l’accompagna … che non capisce l’arabo. Non per tutte le visite infatti è previsto un mediatore.
Speriamo all’inizio di settembre di poter accompagnare i bimbi a scuola e di riprendere tutto quanto è stato interrotto per i noti motivi. Le difficoltà che abbiamo elencato è per fare capire l’importanza di trovare persone disponibili a questi servizi per l’integrazione di cui tanto si parla, noi stessi ci siamo trovati di fronte a grosse difficoltà burocratiche. Come possono trovarsi i vari Amoudi, Yousef, Nizar da soli di fronte a queste difficoltà?
Il progetto SPRAR è terminato il 31 maggio, i contributi economici pure, la famiglia attualmente è presa in carico dal quartiere e faremo richiesta alla Caritas per proseguire l’integrazione e i tutor … continuano il loro lavoro.

Rosita e Alfredo Atti

 

Uno dei giovani ospiti racconta la sua esperienza in un incontro
con S.E. Mons. Matteo Zuppi

Il Cantico
ISSN 1974-2339
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