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La Festa di S. Francesco inizia il 3 ottobre al Vespro con la celebrazione del suo “Transito”. Ne proponiamo la memoria perché possa diventare anche per noi lezione di vita.

A vent’anni da quella che Francesco chiamava la sua «conversione» e a due dal dono delle stimmate che lo rendevano anche corporalmente simile al Crocifisso, Francesco d’Assisi passò da questa vita alla Casa del Padre, vestito solo di povertà e adagiato sulla nuda terra. La sua morte fu sempre chiamata «transito» perché in pochi fu evidente come in lui, più che il cessare della vita terrena, il passaggio alla vera vita. Noi ci accingiamo a celebrare questo transito rievocando ciò che accadde, ma soprattutto fissando la mente ed il cuore sul modo di concepire e vita e morte di un uomo che aveva scoperto e seguito senza esitazioni e compromessi l’uomo perfetto, Gesù il Figlio di Dio, fatto uomo per amore e vissuto tra gli uomini solo per amore.

Sul letto di morte S. Francesco disse ai suoi fratelli “Io ho fatto la mia parte la vostra ve la insegni Cristo” (FF 1239).
È un monito per tutti noi a cui ritornare per accogliere e mettere a frutto la sua preziosa eredità.

A tutti l’augurio di buona festa, invocando, per l’intercessione del Santo Patrono d’Italia, ogni benedizione di pace per il nostro paese ed il mondo intero!

IL TRANSITO DI SAN FRANCESCO

Francesco disteso sulla terra, dopo aver deposto la veste di sacco, sollevò la faccia al cielo, secondo la sua abitudine, totalmente intento a quella gloria celeste, mentre con la mano sinistra copriva la ferita del fianco destro, che non si vedesse.

E disse ai frati: «lo ho fatto la mia parte; la vostra Cristo ve la insegni»…

Mentre tutti i frati stavano intorno a lui, stese sopra di loro le mani, intrecciando le braccia in forma di croce (giacché aveva sempre amato questo segno) e benedisse tutti i frati, presenti e assenti, nella potenza e nel nome del Crocifisso.

Inoltre aggiunse ancora: «State saldi, o figli tutti, nel timore del Signore e perseverate sempre in esso! E, poiché sta per venire la tentazione e la tribolazione, beati coloro che persevereranno nel cammino iniziato! Quanto a me, mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla Sua grazia!»…

Quando, infine, si furono compiuti in lui tutti i misteri, quell’anima santissima, sciolta dal corpo, fu sommersa nell’abisso della chiarità divina e l’uomo beato s’addormentò nel Signore. A lode di Dio e del suo Servo Francesco.

Dalla Leggenda Maggiore di S. Bonaventura e dal Trattato dei Miracoli di Tommaso da Celano (FF 1238-1243. 860)

Fraternità Francescana Frate Jacopa e Cooperativa Sociale Frate Jacopa