cristo di sSiamo andati a San Damiano giovedì pomeriggio con la piccola Fraternità Frate Jacopa; non potevamo mancare al richiamo di quel Crocifisso, che dopo più di 750 anni, tornava nella sua sede naturale, nel luogo da cui aveva parlato al giovane Francesco indicandogli cosa voleva che facesse: “Va’ e ripara la mia casa, che, come vedi, è tutta in rovina”.
Ci siamo ritrovati immersi nel silenzio del luogo; abbiamo passato i controlli e ci siamo seduti un po’, ad attendere alcuni fratelli, sugli antichi sedili di pietra. Poche cose ci siamo detti per non turbare la quiete: avremmo trovato lì quel Crocifisso che aveva parlato a Francesco e che da secoli era custodito dalle Clarisse.
Siamo entrati nella Chiesetta già piena di persone in preghiera; siamo stati in piedi, sotto la Croce, con lo sguardo rivolto in alto a contemplare il volto di Gesù. Come sul Tabor, un senso di pace profonda mi ha invaso e non riuscivo a distogliere gli occhi.
Ho ringraziato per essere lì, ho pregato perché si aprisse il nostro cuore al perdono, all’amore, alla pace.
Ho presentato al Signore tutte le difficoltà personali, familiari, ho presentato i tanti fratelli, gli amici, la situazione locale, la situazione mondiale così turbata e oscura.
Non mi era mai successo di stare lì un’ora a contemplare il volto del Crocifisso, ad essere guardata da quegli occhi così aperti e non avevo mai notato quell’orecchio scoperto, tra i capelli, sempre pronto ad ascoltarci; me l’ha fatto notare una sorella nelle brevi riflessioni che ci siamo scambiate a fine visita.
Quale gioia stare lì, insieme, sul sagrato, a parlare sottovoce per non disturbare, così vicino al luogo del Cantico e insieme abbiamo recitato “Alto e glorioso Dio”.
Un dono speciale è stata la possibilità di andare anche il sabato; alle sei ero già in movimento e il sole giocava a sbucare e a nascondersi dietro il colle di Assisi; a tratti c’erano lunghe ombre, a tratti ancora il sole non si vedeva. Ho trovato parcheggio a quell’ora; c’era un silenzio totale, poi timidi uccellini hanno iniziato a cinguettare piano piano.
Era ancora chiuso il portone centrale; dalla grata, in alto, ho visto il Crocifisso illuminato. Sono entrata dalla porta laterale ed ho trovato posto in vicinanza della finestrella dove Francesco aveva gettato il denaro che il Prete di San Damiano non aveva voluto prendere perché ben conosceva Pietro di Bernardone.
Intensa la preghiera, quel parlare a tu per tu che scalda il cuore. Si è riempita la Chiesetta, giovani frati si son posti nel coro; il suono delle campane gioioso, la luce che illumina improvvisa; iniziano le Lodi mattutine.
Nella Santa Messa la Parola che mi raggiunge è di affidamento, di affidamento totale al Signore perchè Lui che provvede per i gigli dei campi certamente provvederà per me; importante l’invito a non servire due padroni e, come ha aggiunto il celebrante, a non servire il servo ma il Padrone.
Un clima di gioia era in tutti noi lì presenti; nei giovani Frati venuti a mo di pellegrini da San Francesco, nei Celebranti consci del prezioso dono di questo Crocifisso restituito, anche se per breve tempo al suo luogo di origine, nelle persone presenti per il grande amore a Francesco.
Mi è stato chiesto perché, dopo secoli, il crocifisso di San Damiano è stato riportato al suo luogo originario; non conosco la risposta ufficiale, ma ho dedotto che sia per celebrare in modo speciale l’anno giubilare della Misericordia; la grande Misericordia di Dio nei confronti di Francesco, nei nostri confronti, un Dio che dà risposta al nostro “Cosa vuoi che faccia?”; “Va’ e ripara la mia casa, che, come vedi, è tutta in rovina!”.
Penso di fare cosa gradita nel segnalarvi dove trovare gli interventi salienti e le omelie che hanno caratterizzato queste giornate indimenticabili, con calma ve li potrete gustare.s
Come prima meditazione vi propongo quella del Vescovo Vittorio Viola che pone in evidenza “la sovrabbondante ondata di misericordia, che supera la nostra inadeguatezza, colma ogni distanza che noi poniamo, vince ogni nostro rifiuto; una misericordia che è lo sguardo del Crocifisso che ci cerca e ci trova, ovunque siamo”.
E ancora il “rinnegare se stessi” racchiuso in tre verbi ricorrenti negli scritti di Francesco, e in particolare nella Ammonizioni: non appropriarsi, espropriarsi, restituire; non appropriarci delle cose, dei servizi, della scienza, di noi stessi, della propria volontà per creare il necessario spazio per Dio; uno spazio che “non deve essere grande, ma vuoto, perché il Signore possa regnare”.
Ancora, mons. Viola ha richiamato l’invito di santa Chiara a specchiarsi nel Crocifisso, perché nel Suo volto noi vediamo ciò che siamo chiamati a diventare, ciò che lo Spirito vuole realizzare in noi: la conformità a Gesù crocifisso e risorto, i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue scelte, Cristo vivo in noi.

Amneris Marcucci

DAVANTI AL CROCIFISSO DI SAN DAMIANO

Sono qui a contemplarti, Signore, come sul Tabor.
Il Tuo volto, Signore, di pace mi parla, d’amore donato.
Tutti li ho portati con me per adorarti, alto e glorioso Dio.
Tutti purificaci, tutti risanaci, tutti invia a riparar la Chiesa, la nostra casa del cuore, la Madre Chiesa vessata e vilipesa.
Come sul Tabor, Signore, nel silenzio a contemplarti a parlarti di lui, di loro, dei fratelli vicini e lontani, degli amici più cari; fa che sentiamo il Tuo amore fa che, amati, riamiamo.
Che gioia, Signore, contemplarti in questa Croce di San Damiano hai lo sguardo dell’eternità.
Grazie, Signore, che mi fai stare qui; grazie, Signore, per tanta pace; grazie, Signore, per questo piccolo germoglio di fraternità.
Sgorga dal cuore “Alto e glorioso Dio”, lo canto nel silenzio dell’anima come profonda preghiera.
(Pomeriggio del 16/6/16 a San Damiano, con la piccola Fraternità Frate Jacopa, a contemplare il Crocifisso che parlò a Francesco)

Amneris Marcucci