Al via la campagna

acquaL’accesso all’acqua e ai servizi igienici devono essere realizzati concretamente perché sono riconosciuti come diritti umani. È questo l’importante obiettivo alla base della nuova campagna WaterHumanRightTreaty, lanciata dal Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’Acqua per ottenere l’effettivo godimento del diritto umano all’acqua entro il 2020.
Lo strumento prescelto per garantire questo diritto essenziale è un trattato di diritto internazionale, firmato dagli Stati, che definisca a livello sostanziale e procedurale, come raggiungere questo diritto.
L’obiettivo della campagna, sostenuta anche da Mani Tese e Cospe e Cevi, è quello di individuare un gruppo di Stati e istituzioni disposti ad avviare negoziati per un secondo protocollo al Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e culturali che definisca le modalità di realizzazione di un “diritto umano all’acqua e ai servizi igienicosanitari”.
Il diritto umano all’acqua è già stato riconosciuto nel 2010 da due risoluzioni internazionali (la 64/292 delle Nazioni Unite e la 15/09 del Consiglio per i Diritti Umani), ma ora – spiega il Presidente del Comitato, Rosario Lembo – «è necessario chiedere alla comunità internazionale di stabilire norme giuridicamente vincolanti per il diritto all’acqua», dato che dopo cinque anni «non vi è ancora stata alcuna attuazione concreta, mentre l’urgenza di sancire i diritti umani attraverso strumenti giuridici internazionali, nell’attuale processo di globalizzazione, è una priorità».
Il riferimento è ai trattati internazionali, come TTIP, CETA ed EPA, che mirano a influenzare la sovranità degli Stati e a limitare le restrizioni imposte dalle leggi nazionali, anche costituzionali, in difesa dei diritti umani sanciti dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite.
La campagna è quindi una proposta di azioni aperte al contributo e alla condivisione di movimenti, reti, comitati impegnati nella difesa dell’acqua e dei diritti umani che vogliono contrastare il processo di accaparramento e la finanziarizzazione dei beni comuni e vogliono sottrarre alle multinazionali e al libero mercato, la “governance” dei beni comuni del nostro pianeta.
Maggiori informazioni su:
www.waterhumanrighttreaty.org.

IL BUCO DELL’ACQUA NELLA CARTA DI MILANO

Oltre un miliardo e mezzo di abitanti della Terra che non hanno accesso all’acqua potabile. Senza politiche adeguate, però, la situazione potrebbe peggiorare nei prossimi anni, arrivando a colpire tre miliardi di persone. Anche e sopratutto a loro, generazioni presenti e future, deve rivolgersi Expo 2015, se vuole davvero nutrire (e dissetare) il pianeta.
Il Consiglio Nazionale dei Geologi ha lanciato un allarme su questo tema: la Carta di Milano presenta una clamorosa assenza relativa proprio all’acqua, bene primario per tutta l’umanità. Il presidente Gian Vito Graziano ha affermato che gli Stati devono stabilire protocolli a difesa della libertà all’accesso, auspicando che anche di questo si parli all’esposizione universale, perché “per affrontare seriamente le diseguaglianze alimentari occorre prendere atto che l’accesso all’acqua è da troppo tempo un’emergenza mondiale”.
Un campanello da non sottovalutare. Secondo il World Water Development Report delle Nazioni Unite, infatti, la situazione nel 2030 si farà drammatica, con un ulteriore riduzione del 40% delle riserve mondiali (complice il cambiamento climatico). Senza azioni concrete, il buco nell’acqua della Carta di Milano rischia di farsi sempre più largo.