Quello che sta accadendo al Pianeta è colpa dell’uomo:
lettera aperta di oltre 200 scienziati ed intellettuali

Un gruppo di scienziati ed intellettuali, il cui numero cresce di giorno in giorno, intende fare chiarezza sulla questione dei cambiamenti climatici, evitando la diffusione di fake news in merito. In una lettera aperta lo gridano a gran voce: il riscaldamento globale è di origine antropica. Traduzione: è colpa dell’uomo! Roberto Buizza, fisico all’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e coordinatore dell’iniziativa federata sulla climatologia realizzata insieme alla Scuola Normale Superiore e la Scuola IUSS Pavia, si è fatto capofila di un’iniziativa importante. Ha promosso una lettera aperta che vuole dire NO alle false informazioni che circolano sulla questione climatica e promuovere una presa di posizione attiva da parte del nostro paese.

img134 (1)È urgente e fondamentale affrontare e risolvere il problema dei cambiamenti climatici. Chiediamo che l’Italia segua l’esempio di molti paesi Europei, e decida di agire sui processi produttivi ed il trasporto, trasformando l’economia in modo da raggiungere il traguardo di ‘zero emissioni nette di gas serra’ entro il 2050”.
Si chiede quindi di smettere di rigirare la frittata e di guardare finalmente in faccia la realtà: quello che sta accadendo è colpa delle scelte sconsiderate degli uomini e ora sono gli stessi uomini che devono porre rimedio (per quanto possibile) impegnandosi in azioni concrete e al più presto.
Diversi studi hanno infatti dimostrato le responsabilità dell’uomo su ciò che sta accadendo al nostro pianeta. Vi abbiamo parlato ad esempio della ricerca condotta in California.
La lettera continua sottolineando che:
“Le osservazioni indicano chiaramente che le concentrazioni di gas serra in atmosfera, quali l’anidride carbonica e il metano, sono in continua crescita, soprattutto a partire dagli anni successivi alla seconda guerra mondiale, in seguito ad un utilizzo sempre più massiccio di combustibili fossili e al crescente diffondersi di alcune pratiche agricole, quali gli allevamenti intensivi”
Quello che stiamo rischiando è molto serio:
“Gli scenari futuri “business as usual” (cioè in assenza di politiche di riduzione di emissioni di gas serra) prodotti da tutti i modelli del sistema Terra scientificamente accreditati, indicano che gli effetti dei cambiamenti climatici su innumerevoli settori della società e sugli ecosistemi naturali sono tali da mettere in pericolo lo sviluppo sostenibile della società come oggi la conosciamo, e quindi il futuro delle prossime generazioni”
È inevitabile, dunque, che per arginare il fenomeno si debba fare subito qualcosa:
“Devono essere pertanto intraprese misure efficaci e urgenti per limitare le emissioni di gas serra e mantenere il riscaldamento globale ed i cambiamenti climatici ad esso associati al di sotto del livello di pericolo indicato dall’accordo di Parigi del 2015 (mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali, e perseguire sforzi volti a limitare l’aumento di temperatura a 1,5 °C) (…) il problema dei cambiamenti climatici è estremamente importante ed urgente, per l’Italia come per tutti i paesi del mondo. Politiche tese alla mitigazione e all’adattamento a questi cambiamenti climatici dovrebbero essere una priorità importante del dibattito politico nazionale per assicurare un futuro migliore alle prossime generazioni”.
La lettera promossa dal professor Buizza sta avendo un buon seguito: dal 7 luglio ha già raccolto circa 250 adesioni, tutte di scienziati ed intellettuali che hanno deciso così di unirsi alla causa. Tra di loro numerosi esperti di fisica del sistema Terra e del Clima. La lettera è tra l’altro supportata e firmata da SISC, Societa’ Italiana Scienze del Clima.
C’è ancora tempo per aumentare le adesioni e, una volta chiusa la raccolta delle firme, la lettera arriverà alle più alte cariche del nostro paese.
Potete leggere il testo completo della lettera e tutti i nominativi di chi ha già aderito sul sito del Sant’Anna di Pisa. https://www.santannapisa.it.