Il rapporto tra clima e migrazioni è sempre più stretto, scrive la Banca Mondiale che affronta la questione delle migrazioni forzate di popolazioni, causate dai disastrosi effetti del surriscaldamento climatico

img136 (1)Il numero delle persone in fuga da fame, siccità e alluvioni crescerà enormemente nei prossimi trent’anni se i Governi non interverranno “con un’azione globale e un piano di sviluppo a lungo termine” per la riduzione dei gas serra nell’atmosfera. È l’allarme lanciato dall’ultimo rapporto della Banca Mondiale, secondo cui entro il 2050, ottantasei milioni di “profughi ambientali” si sposteranno nell’Africa sub-sahariana, 40 milioni in Asia meridionale e 17 milioni in America Latina, per un totale di 143 milioni di profughi. Il rapporto, il primo stilato dagli esperti della Banca Mondiale che affronta la questione delle migrazioni forzate di popolazioni causate dai disastrosi effetti del surriscaldamento climatico, mette in evidenza come le regioni interessate dal fenomeno ospitino più della metà della popolazione del mondo in via di sviluppo, con il 2,8% di abitanti tra quelli a rischio.
“Il surriscaldamento del pianeta è diventato inesorabilmente un ‘motore di migrazione’, costringendo persone, famiglie e persino intere comunità a cercare nuove aree in cui vivere”, ha dichiarato Kristalina Georgieva, ceo della Banca mondiale, nelle osservazioni che presentano il dossier. “Ogni giorno i cambiamenti climatici diventano una minaccia economica, sociale ed esistenziale più urgente per i Paesi e i loro popoli”, ha affermato ancora sottolineando che “il numero di profughi ambientali potrebbe essere ridotto di decine di milioni con un’azione globale per ridurre le emissioni di gas serra e con una pianificazione di sviluppo a lungo termine”.
Gli autori del rapporto hanno condotto tre ‘case studies’ in Etiopia, Bangladesh e Messico. Nel Paese del Corno d’Africa la popolazione potrebbe aumentare dell’85% entro il 2050, come anche le migrazioni a causa dei raccolti insufficienti per sfamare tutti. Nel caso del Bangladesh “i profughi ambientali” nel 2050 saranno probabilmente più numerosi di tutti gli altri tipi di sfollati interni. L’ultimo studio si concentra sul Messico, dove si accentueranno le migrazioni dalle aree più vulnerabili a quelle urbane proprio a causa del surriscaldamento del pianeta.
Tuttavia, “possiamo impedire che questi spostamenti di popolazioni legate al cambiamento climatico degenerino in una crisi umanitaria e minaccino lo sviluppo di alcuni paesi”, afferma l’istituto di Washington. Secondo i ricercatori, il numero dei profughi ambientali potrebbe ridursi dell’80% se le politiche agissero “su più fronti” riducendo innanzitutto le emissioni di gas serra, ma anche integrando questi spostamenti di popolazione in piani di sviluppo o investendo risorse per studiare e capire meglio i processi di migrazione climatica interna.

Giandomenico Serrao