Lettere da Assisi
Son sicura che attendevate questa mia “lettera da Assisi”! Troppo speciale per noi francescani la visita di Papa Francesco nei luoghi di Francesco e per di più il quattro ottobre. Non sono in grado di farvi una cronaca esauriente; procederò per suggestioni. Della Novena ho potuto godere appieno solo di un momento: il concerto “Francesco è vivo!” che si è tenuto il 2 ottobre, festa degli Angeli Custodi, alle ore 21 nella Basilica Superiore. Rigustare nell’attesa le pitture di Giotto è stato bello ed ascoltare la voce di Fra Alessandro, le voci conosciute del Coro della Cappella Musicale di S.Francesco ha elevato veramente l’anima a Dio.
Grande il fermento dei preparativi: strade rifatte, edifici ripuliti, perfino gli alberi di alcune vie sono stati risistemati; qualche dubbio sul tempo, ma si era inclini all’ottimismo.
Al mattino del quattro mi son dovuta muovere presto da casa e ho incrociato una fiumana di giovani che, tutti gioiosi, dalla Stazione andavano verso la Basilica di Santa Maria degli Angeli: erano le sei e quaranta. Verso le otto, sempre in prossimità della Basilica, in via Becchetti, un gruppo di giovani, pronti per andare in Piazza, tutti in carrozzella, con i loro accompagnatori; mi si è stretto il cuore, ne ho ammirato il coraggio (li aspettava un’attesa di circa nove ore) e siccome iniziava a piovigginare ho pregato di cuore il Signore perché non piovesse, soprattutto per questi giovani coraggiosi e ho pregato gli Angeli perché stendessero le loro ali a trattenere la pioggia.
Al mattino ho dovuto fare la nonna, in casa, ma i televisori erano sintonizzati su TV 2000 per seguire la visita del Santo Padre. L’arrivo me lo sono perso ma la visita all’Istituto Serafico l’ho seguita con il cuore perché alcuni di quei ragazzi e di quegli operatori li conosco di persona. L’intensità degli abbracci e delle carezze l’abbiamo vista tutti e tutti abbiamo ascoltato le parole del Santo Padre così forti: “Sull’altare adoriamo il Corpo di Gesù, in loro troviamo le piaghe di Gesù”. È un’umanità sofferente quella dei ragazzi dell’Istituto con problematiche di salute gravissime, con gravi difficoltà di comunicazione, è un’umanità sofferente quella dei loro genitori che non riescono a “gestire” le loro creature, perché non è facile stare ventiquattro ore su ventiquattro davanti a un crocifisso che ami; a volte mancano le forze, a volte le possibilità, a volte c’è la mancanza di tutto; e non è facile nemmeno per gli Operatori; ci vuole tanta competenza, tanta disponibilità, tanto amore. Dobbiamo averla sempre nel cuore questa umanità sofferente, dobbiamo interrogarci su cosa possiamo fare e dobbiamo cercare di fare in modo “che questi bambini (ma aggiungo nessuna persona che soffre) siano considerati pietre di scarto”. Il mio pensiero va a quelle tante famiglie che quotidianamente “lottano” per custodire familiari non autosufficienti e che vedono ridursi sempre di più gli aiuti che, nella maggior parte dei casi, sono indispensabili per una vita che possa avere una parvenza di dignità.
Nell’incontro al Vescovado, c’erano varie Associazioni che si occupano di persone in difficoltà, ne ho riconosciuto i responsabili. Forte è stato il richiamo a “spogliarci della mondanità”, non si può servire a due padroni: o si serve Dio o si serve il denaro, la vanità, l’orgoglio; dobbiamo spogliarci dello spirito del mondo che è “la lebbra e il cancro della società”. Il nostro Vescovo, Domenico Sorrentino, che è stato sempre a fianco del Santo Padre, ha fatto riflettere su come deve essere stata difficile la decisione del Vescovo Guido di sostenere Francesco in una scelta tanto impopolare e si è chiesto spesso cosa avrebbe fatto lui in una simile circostanza. Un altro vescovo è stato ricordato: Placido Nicolini che salvò, proprio da quel luogo, circa trecento Fratelli Ebrei.
Ho seguito poi l’arrivo alla Basilica di San Francesco e la Santa Messa. Dell’omelia mi ha colpito soprattutto l’invito a lasciarci guardare da Gesù sulla croce perché “chi si lascia guardare da Gesù Crocifisso viene ricreato, diventa nuova creatura”. Mi è piaciuta anche la puntualizzazione sul fatto che la pace francescana non è un sentimento sdolcinato o un’idea panteistica, la pace di Francesco “è quella di Cristo, e la trova chi prende su di sé il Suo giogo, cioè il Suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”; è un giogo questo che “non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo si può portare con mitezza e umiltà di cuore”; e ancora: l’amore per tutte le creature, l’invito a che cessino tutti i conflitti armati “dovunque l’odio ceda il posto all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione”.
Durante la Santa Messa ho guardato con attenzione ogni volta che veniva inquadrato il Casoria (Istituto per bambini con gravissimi problemi) con la speranza di vedere Patrizia (una ragazza a cui sono particolarmente affezionata) e d’improvviso ho visto un’icona bellissima: incastonata nel vuoto di una finestra, una suora con in grembo un bimbo, tutto raggomitolato nella sua tutina scura, cinto amorosamente da quelle braccia materne. Ho appreso poi, con gioia, che il Santo Padre si è fermato a baciare ed abbracciare i bambini del Casoria e Patrizia si è tanto commossa.
Per una speciale Provvidenza, dopo le due pomeridiane, ho realizzato che ero libera da impegni familiari e che quindi avrei potuto partecipare direttamente all’incontro con i giovani. Vi trascrivo alcuni appunti come l’ho presi.
C’è un silenzio strano nella grande piazza gremita di giovani. Ha fatto capolino il sole; dallo schermo si vede l’altare, il coro intona “Francesco vai”, tutti battono ritmicamente le mani. Quante creature in difficoltà si vedono! Eppure alcune sono sorridenti per questa occasione di gioia che forse non capiscono appieno ma che sentono: sono in prima fila queste sorelle e questi fratelli, alcuni totalmente immobili nelle carrozzelle, quanto amore e quanta fatica in chi sta sempre al loro fianco! Inizia la celebrazione della Santa Messa; c’è una giovane donna, dal volto sereno, che con il linguaggio dei segni fa seguire i non udenti. Nell’omelia il celebrante ci invita a riflettere sulle parole del Crocifisso di S. Damiano: “Va’, Francesco, ripara la mia casa…”; la vera riparazione comincia dal cuore imitando seriamente il Signore Gesù. Mentre risuonano le parole “dove troveremo tutto il pane per sfamare tanta gente, dove troveremo tutto il pane se non abbiamo niente” sull’altare vengono deposti i calici e le pissidi per la consacrazione; segue un grande silenzio nel momento in cui quel po’ di pane e di vino diventano il Corpo e il Sangue del Signore. Tantissimi i Sacerdoti e i Ministri per la distribuzione dell’Eucaristia accompagnati dagli scout. Non regge il cuore a vedere un giovane in carrozzina che grida, i suoi capelli me lo fanno rivedere bambino ma non ricordo come lo conosco. Il cielo diventa sempre più scuro, sembra che le nubi corrano verso Assisi; “Ve ne supplichiamo, Angeli, trattenete l’acqua con le vostre ali”.
La lunga attesa è finita, Papa Francesco è arrivato! Ho la grazia di vederlo da vicino; mi appare stanco, mesto; penso che pesino su di lui quei fratelli morti a Lampedusa e quei bambini sofferenti che ha abbracciato al mattino. Quando esce dalla preghiera in Porziuncola è raggiante, rigenerato, pronto a dare speranza ai tanti giovani che l’attendono fin dalle prime ore dell’alba. Risponde ai giovani che pongono domande, scherza sul fatto che già le conosceva e che aveva potuto preparare una risposta: è rischioso sposarsi in questa nostra cultura del provvisorio; ci vuole coraggio a formare una famiglia; è una vocazione quella alla famiglia come lo è quella alla vita consacrata; la verginità per il Regno non è un no, ma un sì come risposta. Un richiamo poi ad essere servitori del Vangelo; il Vangelo infatti riguarda tutto l’uomo, è il messaggio di salvezza di Dio per l’umanità che ha veramente bisogno di essere salvata, ognuno di noi ha bisogno di essere salvato dal male, il cristiano non si rassegna di fronte al male; Dio è più grande del male, Dio è amore infinito, misericordia senza limiti e ha vinto il male morendo in croce e risorgendo. San Francesco con il Vangelo e la testimonianza ha rinnovato la Chiesa, la società. L’invito finale è quello ad essere testimoni, ad accogliere e servire Gesù nei poveri. Si è fatto sera, riparte la papamobile, sciama la folla dei giovani, c’è gioia nei volti. Grazie Santo Padre per il dono della tua presenza!
Amneris Marcucci