Note dal 1° appuntamento del Ciclo “Incontrare la pace”
In un clima di grande attenzione e partecipazione si è svolto il primo appuntamento del Ciclo “Incontrare la pace”, promosso a Bologna dalla Fraternità Francescana Frate Jacopa e dalla Parrocchia S. Maria Annunziata di Fossolo.
L’incontro è stato coordinato da Argia Passoni che ha presentato i tre appuntamenti del Ciclo volti a focalizzare l’ambito della politica, la dimensione ecumenica e il dialogo interreligioso, la necessità di essere sempre mediatori di pace.
S.E. Mons. Mario Toso, chiamato a presentare il Messaggio della Giornata Mondiale della Pace “La buona politica è al servizio della pace”, dopo aver radicato l’impegno dei cattolici in politica nella vocazione Battesimale, ha richiamato a sentirci e vivere come “Chiesa del Verbo incarnato”. Siamo chiamati a proporre nella storia la redenzione di Gesù Cristo, per continuare con Lui e in Lui. la redenzione integrale dell’umanità.
Da troppo tempo abbiamo demandato ad altri la formazione sociale e politica, forse pensando che curando la nostra identità diventavamo divisivi – ha proseguito Mons. Toso – mentre, più siamo consapevoli della nostra identità, più comprendiamo le ragioni per cui dobbiamo entrare nel dibattito pubblico e più ci accorgiamo che il nostro essere cattolici ci abilita alla cura della res pubblica. Non possiamo venire meno ad interessarci “da cattolici” della politica.
Senza l’aiuto di Dio la pace è molto problematica e fragile. La legge fondamentale della politica come di ogni altra attività umana è rappresentata dal comandamento nuovo “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”. E questo ci urge a non mancare all’esercizio di quella forma alta di carità che è la politica.
Tutto questo richiede un serio esame di coscienza personale e comunitario.
• Come ci poniamo di fronte alla politica? Se la nostra fede ha una dimensione sociale (EG) la politica non può essere espulsa dall’attività formativa cristiana.
• Siamo convinti che la politica deve essere redenta? La nostra comunità parrocchiale assieme alle altre comunità della diocesi e delle altre diocesi cosa sta facendo per evangelizzare la politica e renderla più umana? In particolare occorre formare a questa missione le nuove generazioni, sempre più pervase da una mentalità individualistica per cui si orientano alle attività che appagano piuttosto che all’impegnativo compito della politica.
• La politica è l’attività che si pone a servizio del bene comune. E proprio in questo è a servizio della pace. Che cos’è il bene comune? La Gaudium et Spes lo evidenzia come l’insieme di condizioni sociali che permettono agli uomini di sviluppare il loro compimento umano, il compimento umano di tutti (non solo di una parte).
• Quali sono le vie di realizzazione del bene comune? Le vie sono rappresentate dall’insieme dei diritti e dei doveri. Oggi c’è una grande confusione e rispetto all’enfatizzazione dei diritti individuali, bisogna guardare al fondamento dei diritti per non promuovere falsi diritti o farne diventare alcuni pretese assolute.
• La politica non è buona – ci ricorda il Messaggio – perché è in preda ai vizi: il disprezzo del diritto, la noncuranza delle regole comunitarie, la corruzione, la xenofobia e il razzismo, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali. Se vogliamo avere una buona politica dobbiamo recuperare l’impianto personalista comunitario – ha ribadito Mons. Toso –: la persona al centro come soggetto libero e responsabile, che non solo punta ad ottenere i propri diritti ma anche a realizzare i propri doveri.
Occorre più che mai oggi salvare la democrazia rappresentativa, partecipativa, inclusiva, deliberativa e non finire preda di una democrazia digitale che asfalta la libertà. I cattolici devono cominciare a pensare a ricostruire la loro presenza nella società ed elaborare progetti di una politica capace di entrare sulle grandi questioni con quella determinazione ferma e perseverante ad interessarsi del bene comune, perché tutti siamo responsabili di tutti e tutti ci apparteniamo.
L’esame di coscienza proposto dal Vescovo Toso si è trasformato così in un forte appello ad un risveglio indispensabile con tutto quello che comporta di conversione personale e comunitaria e di attenzione a mettere in atto il ripensamento di una formazione ad una fede adulta, imparando a declinare la dimensione sociale della fede in tutti gli ambiti della catechesi e riportando in presenza la grammatica della Dottrina Sociale della Chiesa.
Occorre la sistematicità di luoghi di formazione e di luoghi di discernimento permanenti per coltivare la possibilità di una fede capace di interagire con la complessità del tempo presente. E su questo bisogna inoltrarsi con decisione se vogliamo prenderci cura del bene comune della pace.
Un ampio e articolato dialogo col relatore ha ripreso le problematiche emerse a partire dalle diverse esperienze, sia sul piano delle esigenze, sia sul piano dei laboratori formativi che stanno aprendo preziosi percorsi per sostenere la responsabilità di essere “chiesa in uscita” che aiuta ad incontrare la pace in ogni ambito del vivere.
A conclusione il parroco Don Stefano Culiersi ha espresso la propria gratitudine a S.E. il Vescovo Toso per le importanti sollecitazioni offerte in ordine all’impegno socio politico. Esse ci invitano anche a guardare con incoraggiamento e simpatia a chi si dedica alla cosa pubblica quand’anche fosse nella parte politica che non corrisponde al mio voto, per non replicare nella comunità cristiana le divisioni proprie della politica, provocando l’isolamento invece del sostegno a chi agisce nella dimensione pubblica. L’auspicio è che possa rigenerarsi un’attenzione e un fermento nella direzione di quanto ci ricorda oggi il centenario dei “Liberi e forti”, per i quali si parlava di “lotta tra i santi” per grosse figure politiche che avevano opinioni diverse di realizzazione del bene comune ma al tempo stesso erano capaci di manifestare una comunione di fede e di bene a favore di tutti.
Abbiamo gli strumenti per poter rispondere di una buona politica: una identità, una spiritualità, una tradizione e soprattutto abbiamo la Dottrina Sociale della Chiesa, prezioso giacimento che purtroppo come cristiani abbiamo tenuto ben nascosto. È ora di mettersi in cammino e “riparare”.
A cura della Redazione
Don Stefano Culiersi, Mons, Mario Toso, Argia Passoni