Convegno Cei ad Assisi, 1-2 marzo 2013

Riprendo con “Lettere da Assisi” sicura di fare cosa gradita a chi è legato in modo speciale a questa terra di Francesco e a quello che vi accade. L’occasione mi viene offerta dalla partecipazione, per la nostra “Fraternità Frate Jacopa”, al Convegno Nazionale tenutosi alla Domus Pacis su “La fede nel Creatore per abitare la terra”.

Molto interessante e vicino al nostro sentire il tema sviluppato nel primo pomeriggio da due relatori: il Prof. Don Massimo Nardello (Docente di teologia sistematica, Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna in Bologna) e Fra Paolo Benanti, TOR (Assistente di Teologia morale, Istituto Teologico di Assisi); Moderatore è stato il Prof. Simone Morandini (Fondazione Lanza) che ben conosciamo per l’aiuto che ci dà nei nostri incontri di “Scuola di Pace”.
I lavori si sono aperti con la Preghiera guidata dal Vescovo di Assisi, Mons. Domenico Sorrentino che ha dato anche un caloroso benvenuto a tutti i convenuti, consapevole del fatto che Assisi, terra di S.Francesco, è luogo ideale per affrontare i temi che il Convegno promuove.
Non proporrò una relazione dettagliata dell’Incontro, ma solo spunti che ci possano aiutare a riflettere.

ecologiaIl Prof. Don Massimo Nardello, sviluppando il tema “Credo in Dio, Padre Onnipotente”, ci ha introdotto ad una riflessione teologica che ha preso in considerazione il rapporto tra la bontà di Dio, il male naturale e la libertà dell’uomo, offrendo varie angolature di quello che viene definito il problema della Teodicea (dal greco theòs “Dio” e diké “giustizia”).

Due sono le posizioni da cui partire: quella di Leibnitz che sostiene che Dio, Essere perfetto, tra i mondi possibili, ha scelto sicuramente il migliore, cioè quello che contiene il minor male possibile, e quella di Kreiner che sostiene che il nostro universo è il migliore tra quelli possibili in base a criteri di coerenza fisica. Superando, in un certo senso, queste due posizioni filosofiche, il relatore propone la visione cristiana di una creazione che non ha raggiunto ancora il suo compimento ma è destinata alla risurrezione come il corpo risorto di Gesù che ne rappresenta la primizia (destinazione cristologica della creazione). Dio, avendo creato il mondo per amore, lo conduce alla pienezza della sua esistenza nella risurrezione, entrando in relazione con esso attraverso gli esseri umani, creature libere: Cristo è la risposta perfetta a Dio nella quale gli esseri umani vengono liberati. La creazione si trova in una sorta di “stato intermedio” non pienamente conforme al disegno di Dio, proiettata verso cieli nuovi e terra nuova. La relazione di fra Paolo Benanti “Costruire una cultura solidale con il creato” è stata illustrata anche con l’ausilio di slides che hanno permesso di concentrare l’attenzione sui concetti chiave. Nella premessa il riferimento metodologico alla Gaudium et Spes ed un chiarimento sul significato del termine “politico”, poi un’analisi della situazione degli ultimi trenta anni relativa alle catastrofi naturali che hanno visto nel 2011 un picco straordinario, soprattutto a causa dei terremoti. C’è un Organismo Internazionale UNISDR che si occupa di come ridurre il rischio delle catastrofi, ovviamente per rendere più sicura la vita dell’uomo, minacciata sì da fenomeni naturali fuori controllo (terremoti, siccità) ma anche da pericoli causati dall’uomo (pericoli industriali, rischi tecnologici, guerre…). Molto interessante è stato il tema della “vulnerabilità”: vulnerabilità economiche (per es. le famiglie a basso reddito vivono spesso in aree a rischio) e vulnerabilità fisiche (ad es. la tipologia delle costruzioni che può essere più o meno resistente a determinati fenomeni come terremoti, incendi…). La gestione del rischio aiuta a prevenire i disastri ed anche a mettere in atto uno sviluppo sostenibile sia a livello locale che globale. Il rischio può, in una certa misura, essere gestito con un’opera di prevenzione e mitigazione che aiuti le comunità a strutturarsi in modo tale che di fronte ai rischi ci sia capacità di adattamento, “resistendo o cambiando per raggiungere e mantenere un livello accettabile di funzionamento e struttura”. Questo fenomeno si definisce “resilienza”.

Interessanti le linee di impegno dell’UNISDR nello sviluppo di una cultura solidale che diventi politica solidale: prevenzione, mitigazione, ripresa. Affrontando poi il tema di quali caratteristiche debba avere una cultura che voglia essere solidale con il creato, il Relatore individua quattro percorsi tematici:
1. Coltivare e custodire il giardino: interdipendenza uomo-terra (Gen 2,15).
2. Esodo, Sinai e la terra: l’alleanza come verità della relazione con Dio.
3. Istituzione dell’Eucaristia: il criterio nel rapporto ai beni della terra (la condivisione del pane, cioè dei mezzi necessari per vivereindica la volontà di condividere la vita. Non è possibile celebrare l’Eucaristia e non condividere ciò che è necessario per la vita; l’altro è un fratello e non un possibile avversario)
4. Dal giardino alla città: uno sguardo escatologico (la comunità cristiana deve essere segno profetico del prendersi cura delle vulnerabilità siano esse economiche o sociali che condannano i poveri e gli emarginati a vivere nel rischio).

Il cristiano “vive sapendo che l’avvenire è già dato (orizzonte escatologico) ma il futuro si costruisce (orizzonte intramondano)”. Non ho potuto partecipare al momento di preghiera sulla Tomba di S.Francesco “In preghiera con S. Francesco, cantore del creato” ma ne ho sentito una risonanza estremamente positiva.

Al mattino seguente ci è venuta in aiuto la Parola di Dio con la parabola del Figliol Prodigo. Il Vescovo ci ha fatto sentire profondamente come in quel figlio che pretende il suo (a cui fra l’altro non ha diritto) e si allontana dal Padre che lo ama così tanto da darglielo, c’è tutta l’umanità nell’illusione dell’autosufficienza e nella rovina del ritrovarsi “tra porci” di cui non si può nemmeno condividere il mangiare. Ma poi, che sia il bisogno, che sia l’intelligenza a smuoverlo, il figlio torna alla casa del Padre, a quella condizione d’amore che aveva rifiutato.
Molto ricca la Tavola Rotonda che ha visto interventi veramente interessanti “In ascolto di culture e religioni”. Hanno parlato nell’ordine: la Pastora Letizia Tomassone (Pastora valdese); l’Archimandrita Evangelos Yfantidis (Vicario Generale della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta); in videomessaggio il Prof. Rav Giuseppe Laras ( Rabbino capo di Ancona e Presidente del Tribunale Rabbinico del Centro-Nord Italia); La Prof.ssa Shahrzad Houshmand (Teologa islamica). Moderatore è stato Mons. Gino Battaglia (Direttore dell’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso) che ha premesso che queste sono voci che vengono da tradizioni diverse ma che si pongono il comune problema di “come abitare la terra con questa fede” nella consapevolezza di una grande responsabilità e ancora di come credere in Dio buono e onnipotente di fronte alla violenza della natura. Il disastro non è mai solo naturale ma è aggravato e amplificato da responsabilità umana.

Alcune idee portanti della relazione della Pastora Letizia Tomassone:
• in premessa, la difficoltà di tenere insieme l’idea di un Dio buono con un Dio giusto a riguardo di una situazione ambientale con squilibri molto forti;
• la comprensione globale del cosmo: si impone un pensiero reticolare, non gerarchico all’interno della natura, ogni parte è interconnessa con l’altra e interagisce; interconnessione del tutto e singolarità di ogni elemento;
• teologie femministe che cercano di dar luogo ad una nuova antropologia. Gli schemi antichi non funzionano più né quello di Agostino né quello di Calvino perché sono basati sul dualismo; i concetti di peccato, di punizione e di morte vanno scardinati. Negli ultimi cinquanta anni è avvenuta una rivoluzione nella Teologia: si è passati dalla domanda di come conoscere Dio a quella di come possiamo salvare noi stessi.

Interessante soprattutto l’analisi della disuguaglianza dell’ingiustizia con la costatazione che là dove abitano i poveri, la situazione ambientale è più compromessa; i poveri non possono lasciare il posto dove abitano mentre il potere finanziario può spostarsi, illudendosi di non dipendere dalle condizioni ambientali del pianeta; i poveri però possono sviluppare una nuova etica della cura. L’eco-femminismo afferma che:
1. il male non deriva da Dio ma anche Dio lo subisce
2. la distruzione ha spazio nell’esistenza e la morte dà spazio alla vita
3. è necessario allargare la nostra visione dando spazio all’empatia che ci fa prendere cura della realtà.

Dell’intervento dell’Archimandrita Evangelos Yfantidis mi ha colpito soprattutto la focalizzazione di una iniziativa che già dagli anni ottanta si era fatta strada e cioè la proclamazione del primo settembre come giornata della salvaguardia del creato. Si è passati, nel tempo, da una preghiera per proteggere l’umanità da catastrofi ad una preghiera perché la natura sia protetta dall’umanità, dall’insulto dell’uomo. La preghiera dovrebbe essere accompagnata da un cambiamento di mentalità; la metanoia presuppone tre principi:
1. l’ ethos eucaristico
2. l’ethos ascetico
3. l’ethos liturgico

Altre affermazioni importanti: • la non condivisione della ricchezza con i poveri vuol dire derubarli;
• è un nostro preciso dovere proteggere il nostro prossimo dalle catastrofi;
• il non aver preso misure per evitarle è un debito non saldato. Se vogliamo migliorare le condizioni dell’umanità dobbiamo evitare di causare scompiglio nell’ordine naturale, non dobbiamo spezzare l’armonia della natura. In sinergia con il Creatore, l’uomo deve essere custode e ministro del creato; la creazione va rispettata per rispettare il Creatore, ognuno può contribuire a restaurare il mondo.
Come ho già detto l’intervento del Rabbino Rav Giuseppe Laras è avvenuto tramite videomessaggio. La riflessone si è mossa dalla constatazione che due sono i protagonisti nel creato: la natura inconsapevole e l’uomo dotato di libertà, ma vi è un terzo elemento che è Dio autore del mondo, della natura, dell’uomo. Di fronte alla sofferenza, e soprattutto alla sofferenza innocente, noi non siamo in grado di comprendere il criterio valutativo del Signore, una risposta potrebbe essere nella dottrina della sofferenza d’amore (coloro che Dio ama, Dio fa soffrire… la sofferenza serve per espiare e per poter avere un premio dopo la morte); ma quando la sofferenza riguarda la collettività il discorso si fa più complicato; è possibile che tutti siano colpevoli? A volte certi disastri sono attribuibili all’incuria dell’uomo e quindi è importante fare prevenzione, prendersi cura della natura; “lavorare e custodire” il giardino, non siamo qui per consumare tutte le risorse del mondo ma per custodirle. Molto bello il racconto talmudico di un uomo che sta piantando un carrubo e viene preso per pazzo perché sta mettendo a dimora una pianta che darà frutti solo dopo molti anni, quando lui non ci sarà più, la risposta è chiara: “ Vedi, io ho mangiato dei frutti del carrubo, quindi qualcuno l’ha piantato non per sé ma per altri, così faccio io”.

La Prof.ssa Shahrzad Houshmand ha chiuso gli interventi della Tavola Rotonda con un forte richiamo a S. Francesco, al suo modo di vedere il creato, l’armonia del creato; le stesse lodi di Dio altissimo, riportate sulle pareti della sala in cui ci trovavamo, si ritrovano anche nel Corano. È proprio dalla lettura del Testo Coranico che sono state tratte le riflessioni:
• il Creatore (attributo costante di Dio) dà cominciamento al creato e lo fa tornare a sé;
• il Dio uno (Dio non ha altro Dio accanto a sé); il monoteismo nega ogni divisione dualistica; nega anche la fonte del bene e del male distinti dall’unica creazione (le tenebre sono la chiusura dell’uomo alla luce del bene). L’origine del male per il Corano è anteriore alla caduta dell’uomo e della donna, rintracciabile in un atto di superbia di una creatura angelica che si sente superiore all’uomo ( mi hai creato di luce e lui di fango)… ed ecco ancora oggi una parte dell’umanità che discrimina l’altra e i vari atteggiamenti di prepotenza o di superiorità;
• tutto ciò che è nel cielo e nella terra glorifica Dio; tutto è in relazione, tutto è un unico corpo creato da un unico Creatore;
• la fede e la richiesta della fede (…fanno la preghiera ed elargiscono del bene ricevuto).

Le conclusioni ed i ringraziamenti sono stati fatti dall’Ing. Stefania Proietti e dal dott. Ernesto Diaco. Il Prof. Simone Morandini ha raccomandato la lettura del libro: “Custodire il creato. Teologia, etica e pastorale”, un testo non concluso in se stesso poiché sarà arricchito da una parte in formato elettronico.
Nei ringraziamenti è tornato con forza Francesco: Francesco immagine dell’uomo moderno, uomo fragile che è diventato potente con l’amore di Dio, ha ristabilito l’armonia con le creature. Il problema ambientale colpisce di più i deboli, c’è comunque una speranza, una resilienza per tornare all’armonia che il mondo aveva.
Amneris Marcucci

 

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