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2° Forum di etica applicata (Padova 21-22 marzo 2013)

Nei giorni 21-22 marzo u.s. si è tenuto a Padova, organizzato dalla Fondazione Lanza, il 2° Forum di etica applicata. L’importante incontro ha portato a tema la questione dell’etica civile, una realtà di grande rilevanza per il nostro oggi, avvalendosi del laboratorio di ricerca della Fondazione che ha lavorato sul rapporto tra “etica, filosofia e teologia”, tra “etica e politiche ambientali” e tra ”etica e medicina”,elaborando un Manifesto- proposta per una rinnovata etica civile (pubblicato in www.fondazionelanza.it).
I lavori sono stati aperti dai saluti del rappresentante del Comune, del Vescovo di Padova Antonio Mattiazzo e del Direttore Ufficio Naz. Cei per i problemi sociali e il lavoro, Mons. Angelo Casile, che ringraziamo per averci consentito la pubblicazione del suo messaggio (a seguire).
La prima parte dell’approfondimento, dedicato agli scenari attuali, ha visto intrecciarsi la lettura offerta dal punto di vista ecclesiale dal Vescovo Arrigo Miglio, presidente del Comitato delle Settimane Sociali, con la lettura dal punto di vista filosofico portato da Laura Boella (Univ. di Milano) e dal punto di vista storico statistico da Giuseppe De Rita (Censis). Alla base dello sgretolamento di senso della civitas vi è il prevalere dell’individualismo. Dopo l’invito a riscoprire la forza etica della carità (Miglio), è stato messo in evidenza l’enorme bisogno di empatia nella nostra società in cui i vincoli sociali, relazionali, comunitari, sono estremamente laschi, assieme al bisogno contemporaneo dell’etica di riattivare la sensibilità al mettersi in gioco, il coraggio del passaggio dal privato al pubblico. A fronte del grande primato dell’io occorre ristabilire il primato dell’altro, da cui dipende il grado di maturazione collettiva. Fondamentale per De Rita il tema della relazione e dello sviluppare la relazionalità nella comunità, altrimenti il paese diventa anoressico.
Il contributo del gruppo di ricerca “Etica, filosofia e teologia” è stato presentato dal responsabile Simone Morandini (Fondazione Lanza) con lo stimolante contrappunto di Sergio Bastianel (Facoltà Teol. Italia Meridionale) e Giacomo Coccolini (Facoltà Teol. dell’Emilia Romagna). Nella condizione attuale di disconnessione dei legami della civitas e di sfaldamento del capitale civile, in questa società urlata in cui l’aggressione rischia di diventare uno strumento normale della interazione sociale, occorre ripensare il nostro vivere sociale. La civitas non è più il luogo dei rapporti diretti immediati, bensì è luogo di incontro tra soggetti che sono anche portatori di differenze personali, culturali, linguistiche. Facendo tesoro delle riserve di capitale sociale tuttora presenti, occorre basarsi sulla fiducia del potere pacificante della parola come realtà che sa proporre argomentazioni, annoverare storie, tessere legami e sulla fiducia che esiste una grammatica fondamentale, per provare a pensare la civitas in una relazionalità intesa come realtà costitutiva dell’essere umano. La Gaudium et Spes ci ricorda che la fraternità interumana è la prima icona presente sulla terra della realtà trinitaria. Siamo chiamati a rimettere al centro una antropologia che vede nel dono di se il bene centrale dell’essere umano. Fare civitas è un compito da realizzare responsabilmente assieme ad altri, ritessendo la comunicazione tra le differenze per ritrovare la consistenza del patto tra le diverse componenti perché la sfida è che tutte le componenti del corpo sociale abbiano la possibilità di esistenza decente (ridando sostanza a giustizia, equità, bene comune e diritti). Siamo interpellati a progettare il nuovo per realizzare la dimensione fondamentale del custodire. L’icona di una città con salde mura (spazio comune che va custodito contro tutto ciò che lo degrada), ma con porte aperte all’alterità, può ricordarci che la civitas si realizza nella concretezza ed al tempo stesso che la civitas è anche metafora di un convivere più ampio ed esige la logica del condividere. Non si tratta di mettere tra parentesi ciò in cui ciascuno crede ma di tradurlo cooperativamente nella vita sociale.
Il secondo ambito di approfondimento “etica civile e questione ambientale” è stato proposto da Matteo Mascia (Fondazione Lanza) nell’interessante contrappunto di Giorgio Osti (Univ. Di Trieste) e Luca Basile (Univ. di Bologna). Lo sfruttamento dei beni ambientali primari è insostenibile nel tempo e nello spazio: dalla crisi ecologica è messo a rischio non solo l’ecosistema ma l’intero corredo dei diritti umani, e dunque lo stesso bene comune. La crisi ecologica interroga con forza la qualità della nostra convivenza e la sostenibilità è una sorta di bussola per orientare i comportamenti sociali capaci di soddisfare i bisogni attuali, ma anche di quelli di domani. La sostenibilità in questo modo ci aiuta a ripensare il futuro, ci chiede di risignificare alcuni valori e principi che tengano conto delle conoscenze scientifiche e dei cambiamenti del nostro tempo (temi chiave: responsabilità, giustizia, cooperazione, sussidiarietà, partecipazione). La sostenibilità si incontra con il ritessere le ragioni della convivenza. Politiche e pratiche che vanno verso la ecoefficienza e la ecosufficienza rappresentano occasioni per rinnovare il nostro vivere insieme. E’ necessario un cambiamento di etica civile che arrivi ad abbracciare le istanze dell’intera famiglia umana
Una menzione a parte meriterebbe il terzo ambito “etica e medicina”, proposto a cura di Fabrizio Turoldo (Fondazione Lanza), per il preciso riferimento al diritto alla salute così come assunto dalla Costituzione Italiana, cosa che l’economia di questa nostra breve risonanza non ci consente.
La sezione “Compiti e sfide per un’etica civile” ha concluso il Forum, dando la parola ad illustri relatori: Marc Augé (Antropologo, Parigi), Antonio Autiero (Univ. di Münster), Marco Magatti (Univ. Cattolica di Milano). Non potendo attraversare tutta la complessità delle argomentazioni, ne riproponiamo un filo conduttore attraverso quanto prospettato dal sociologo Magatti. Il soggettivismo radicalizzato e l’estensione planetaria e pervasiva del sistema tecnico produce una sterilizzazione dell’altro e la realtà in quanto tale è tenuta a distanza. Nell’espansione si sono slegate le relazioni affettive, politiche, i significati … Oggi la crisi ci sta domandando di riflettere sul tema della libertà; l’idea di libertà che è venuta fuori è una concezione iperindividualistica del sé perché facciamo una enorme fatica a riconoscere qualcos’altro oltre noi stessi. E siamo chiamati a ripensare il tema della responsabilità da declinare oggi fondamentalmente come risposta alle interlocuzioni che l’altro ci pone (“rispondere a”, più che “rispondere di”). Emerge in questo contesto l’importanza del “generare” versus il “consumare”. Il consumo è una inclinazione antropologica originaria ma il problema è che noi abbiamo imparato a confrontarci con la realtà solo consumando. La nostra società è tendenzialmente distruttiva perché l’atto centrale è l’atto di consumo (l’incorporazione dell’altro). Dunque bisogna rifarsi a qualcosa che sia antropologicamente potente quanto il consumare e il generare è capace di contenere questo delirio consumistico. Siamo chiamati a creare le condizioni perché il nostro essere liberi non si riduca solo al consumo ma si esprima nella sua capacità generativa. Tenendo presente che nella nostra contemporaneità abbiamo il dramma di essere nella condizione di equivalenza dei significati, pensiamo al valore del “controambiente”. Costruire le condizioni di un’etica civile oggi significa lavorare perché le società democratiche non siano totalmente piatte, creando ambienti dove sia possibile coltivare una diversità, mantenendo contesti in cui le tradizioni religiose possano riprodursi. Il “controambiente” è vero e proprio patrimonio di libertà collettiva.
Le conclusioni del Segretario della Fondazione Lanza, Lorenzo Biagi, hanno messo in evidenza un approfondimento complesso ma denso di prospettive. La tematica proposta di forte impatto impegna la responsabilità di quanti hanno a cuore il bene comune planetario in una civitas che ha ormai i confini della famiglia umana. Attendiamo quindi con grande interesse gli Atti del Forum, mentre rimandiamo al testo preparatorio per cominciare a fare tesoro delle ricerche proposte.

A cura di Argia Passoni