Nel pensiero di S. Bonaventura

Proponiamo una breve riflessione sulla virtù cardinale della fortezza che accompagna gli impegni assunti con la celebrazione della Tempora d’estate (cf. Cantico n. 6 pag. 20).

Nella visione bonaventuriana la fortezza è quella virtù che fa essere “nel giusto mezzo” tra la pusillanimità e la temerarietà. L’uomo forte non è pusillanime in quanto non manca di coraggio e di volontà. Non è temerario in quanto non si espone ostentatamente al pericolo per assaporare il gusto e l’ebbrezza di compiere azioni estreme da cui ricevere gloria e onori.
Nelle “Collationes in Hexaemeron” S. Bonaventura ricorda Cicerone come l’espressione più autorevole della saggezza degli antichi relativamente alle virtù cardinali. In particolare riguardo alla fortezza Cicerone dice che essa consiste nell’intraprendere “gesta pericolose” e nell’“assumerle e sopportarle con laboriosa costanza”, secondo il detto degli Stoici “sustine et abstine”: sostieni le prove e non lasciarti dominare dalle avversità, come invece accade alla maggior parte dei comuni mortali deboli e succubi delle passioni.
Da questa visione però si distacca S. Bonaventura il quale, riprendendo S. Agostino, ritiene che la virtù sia espressione di amore o, meglio, di un modo giusto di amare. In particolare la fortezza, per S. Bonaventura, consiste nell’essere disposti anche a dare la vita per amore.
Pertanto nel cristiano la fortezza comporterà una dedizione totale di sé a Cristo, che ci ha amati per primo, fino ad assumerne le azioni più dolorose e difficili, come accettare la croce.
Richiederà, cioè, di sopportare per amore anche “gli eventi terribili”, compresa la morte (cf S. Bonaventura, V Collatio in Hexaemeron). La fortezza del cristiano è uno dei Sette Doni che lo Spirito Santo fa, nella sua infinita misericordia, a chi è umile e consapevole di essere un peccatore sempre in debito d’amore verso Colui che è il solo che può dargli la forza di superare gli ostacoli e le difficoltà della vita.
Dunque se vogliamo che arda in noi la fortezza di Cristo, che per S. Bonaventura “corrisponde al vigore del fuoco” (S. Bonaventura, VI Collatio in Hexaemeron), facciamo della nostra vita un perenne atto d’amore per Lui che è la nostra fortezza, la salvezza ed ogni beatitudine!

Lucia Baldo

Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata