pasqua

Buona Pasqua

“Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre… Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareht” (MV, 1).
Tutta la vita di Gesù, dalla sua incarnazione, dalla sua nascita tra noi, dal suo farsi uomo in una vita ordinaria nella famiglia di Maria e Giuseppe, dal suo pellegrinare di villaggio in villaggio facendo il bene e sanando tutti, è manifestazione dell’incredibile amore che il Padre riversa sull’uomo. “Con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità. La missione che Gesù ha ricevuto dal Padre è stata quella di rivelare il mistero dell’amore divino nella sua pienezza” (MV, 8).
Gesù ha rivelato anche la qualità dell’amore del Padre: la tenerezza verso ogni creatura umana; l’accoglienza e il rispetto verso chi è piccolo, la delicata misericordia verso chi ha sbagliato.
Ma c’è un momento, un avvenimento in cui tutto è avvenuto in modo estremo: nella Pasqua di morte e resurrezione di Gesù. Si potrebbe pensare che lì l’onnipotenza di Dio nei giorni della Pasqua ha raggiunto il suo confine.
Don Tonino Bello ci racconta di aver trovato una scritta sotto un Crocifisso del seicento con questa bellissima frase: Charitas sine modo. Il suo commento: “È la prima volta che vedo una scritta di questo genere sotto il crocifisso. Charitas sine modo significa amore senza moderazione, amore senza limiti, amore smodato, amore pazzo, amore da folle.
Amore smodato, perché modus, in latino significa moderazione, equilibrio; moderatore in un dibattito è colui che regola.
Charitas sine modo significa, allora, amore sregolato. Quello di Gesù Cristo è stato un amore sregolato, senza ritegno, senza limiti, senza equilibrio. (Tonino Bello, Briciole di Santità, p. 115).
La Pasqua di morte e resurrezione di Gesù è la manifestazione smodata, la manifestazione suprema della misericordia. E Gesù è consapevole di tutto questo: “Nello stesso orizzonte della misericordia, Gesù viveva la sua passione e morte, cosciente del grande mistero di amore che si sarebbe compiuto sulla croce (MV, 7).
Nell’Ultima Cena lui stesso aveva affermato: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15,13).
Mirare il volto di Gesù crocifisso non può non commuoverci: sapere che lo ha fatto per noi, lui innocente che aveva fatto solo il bene, che era passato sulle nostre strade facendo del bene a tutti, sanando e beneficando tutti, dando a tutti accoglienza e speranza.
Non è possibile non commuoverci davanti ad uno che è andato a morire perché vedendo la nostra miseria, la nostra debolezza, si è caricato lui dei pesi che gravavano su di noi, dei nostri peccati, non costretto da nessuno, non per un destino crudele, ma per sua scelta, volontariamente.
“In Gesù crocifisso Dio arriva fino a voler raggiungere il peccatore nella sua più estrema lontananza, proprio là dove egli si era perduto ed allontanato da lui. E questo lo fa nella speranza di poter così finalmente intenerire il cuore indurito” (Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima, 2).
Gesù che aveva amato fino all’estremo non poteva rimanere legato dalle catene della morte: la sua è vita più forte della morte, e l’amore del Padre lo risuscita. In Gesù brilla lo splendore del la Resurrezione, una vita nuova, perché Dio è Dio della vita e non della morte e l’ultima parola non è della morte ma della vita.
La Resurrezione di Gesù ci rivela la misericordia di Dio e ci dà la certezza che anche per noi ci sarà la vita, una vita che non finirà mai. Gesù risorto ci illumina con la sua luce e ci indica la strada (io sono la via!) per vivere fin da questa vita terrena in quella novità di vita che il suo amore misericordioso ci concede come lievito nuovo che fa fermentare le nostre menti, i nostri cuori, il nostro agire.
Afferma S. Paolo: “Come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,4). Per noi è una indicazione chiara: il Padre ha risuscitato l’amore di Gesù, l’amore che si era donato totalmente per i fratelli, l’amore che aveva lavato i piedi ai fratelli, l’amore che si era speso interamente per liberare, per guarire e per servire la dignità di ogni uomo.

p. Lorenzo Di Giuseppe