Una caratteristica del nostro tempo sembra un’azione concordata di corrosione e di svuotamento della famiglia. Da più parti essa è attaccata: si dice che è una istituzione che oggi non interessa più le persone, è un modo di tenersi aggrappati al passato, è una roba ingombrante, comunque marginale. Viviamo poi in una cultura del provvisorio: nulla può essere definitivo, l’importante è godere adesso, subito, e non vale la pena di impegnarsi per tutta la vita.
In verità la convergenza di forze diverse che si accaniscono insieme con l’intento di distruggere, lascia intendere che qui si tratta di una realtà grande, sacra, che non piace a tutti coloro che non hanno a cuore l’umano, la dignità e la libertà dell’uomo, ma inseguono il mercato, il successo individuale, il benessere del singolo. Noi siamo consapevoli e convinti che la famiglia è un bene prezioso donato dal Creatore fin “dal principio”, dal primo istante della vita dell’uomo: “E Dio fece l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò” (Gen 2,7) e leggendo un poco più avanti: “Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne” (Gen 2,24).
Con la Chiesa noi diciamo che la famiglia è la comunità primordiale, fondamentale per la vita dell’uomo, la realtà in cui nasce e si fortifica la sua dignità e la sua libertà. E con decisione affermiamo “la salvezza della persona e della società umana e cristiana è strettamente connessa con una felice situazione della comunità coniugale e familiare” (GS 47).
Proprio perché la famiglia è così preziosa. Papa Francesco non perde occasione per proporla e per additarla come cosa molto buona. Anche nella Esortazione Apostolica postsinodale “Christus vivit” rivolta in particolare ai giovani, dedica alla famiglia un’attenzione particolare.
Al capitolo VIII dell’Esortazione, parlando dell’amore e della famiglia, afferma: “I giovani sentono fortemente la chiamata all’amore e sognano di incontrare la persona giusta con cui formare una famiglia e costruire una vita insieme” (n. 259). È un’affermazione coraggiosa, non in linea con quel che i media e i vari opinionisti del nostro tempo vanno dicendo. Il Papa per niente intimorito dai pensieri dominanti, va avanti, e parla di cristiani che si sposano perché hanno riconosciuto nella loro storia una chiamata del Signore all’amore, a formare una “sola carne”, una sola vita. Il Matrimonio è una vocazione che sta nel cuore del Popolo di Dio e deve essere preso in considerazione nella Chiesa insieme alle altre vocazioni alle quali la vita dei cristiani si sente chiamata. Il Matrimonio non è un sacramento secondario: deve perciò essere riconosciuto, preparato, sostenuto in un lungo e impegnativo cammino.
Il Sacramento del Matrimonio avvolge l’amore dei due sposi, lo rende un amore sostenuto dalla grazia e lo radica in Dio stesso. Con questo dono, con la certezza di questa chiamata, la coppia, non confidando sulla propria forza e sulla capacità di cavarsela da sola e di resistere a tutte le intemperie, può partire sicura, non si ha paura di nulla, può affrontare tutto, insieme (cf. CV 260).
Nel cammino di riscoperta della vocazione al Matrimonio ha una importanza particolare una rinnovata visione della sessualità: “Dio ha creato la sessualità che è un regalo meraviglioso per le sue creature” (AL 369). E la “Christus vivit” commenta: “All’interno della vocazione al matrimonio, dobbiamo riconoscere ed essere grati per il fatto che la sessualità, il sesso, è un dono di Dio. Niente tabù. È un dono di Dio, un dono che il Signore ci dà. Ha due scopi: amarsi e generare vita. È una passione, è l’amore appassionato. Il vero amore è appassionato, ti porta a dare la vita per sempre.
Sempre. E a darla con il corpo e l’anima” (n. 261).
Tutti, e soprattutto i giovani, siamo coscienti dei pericoli che tante volte travolgono i matrimoni nel nostro tempo: l’aumento vertiginoso delle convivenze, le separazioni, i divorzi, seconde nozze ed altre situazioni di sofferenze all’interno delle famiglie possono scoraggiare e causare perplessità se vale la pena formare una nuova famiglia e impegnarsi in un cammino di fedeltà e di generosità.
Ai giovani risponde il Papa: “Voglio dirvi che vale la pena scommettere sulla famiglia e che in essa troverete gli stimoli migliori per maturare e le gioie più belle da condividere. Non lasciate che vi rubino la possibilità di amare sul serio. Non fatevi ingannare da coloro che propongono una vita di sregolatezza individualistica che finisce per portare all’isolamento e alla peggiore solitudine” (CV 263).
Sempre rivolgendosi prima di tutto ai giovani Papa Francesco chiede loro di essere rivoluzionari: “vi chiedo di andare controcorrente; sì, in questo vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare veramente. Io ho fiducia in voi, per questo vi incoraggio a scegliere il Matrimonio” (CV 264).
p. Lorenzo Di Giuseppe