L’immagine delle migliaia di abeti rossi sradicati o spezzati e gettati a terra l’uno sull’altro nel Trentino e nel Veneto il giorno dopo il passaggio di quella distruttrice tempesta, rimane ancora negli occhi di molti di noi. Negli istanti dell’immane disastro un urlo terrificante dovette attraversare le foreste investite dalla violenza del vento. Ma a chi era indirizzato quel grido?
Quanti di noi esseri umani ci siamo sentiti responsabili di quella distruzione? Negli stessi giorni Papa Francesco ci ha mandato ilMessaggio per la Quaresima 2019 con il titolo “L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la liberazione dei figli di Dio”. Papa Francesco, sul solco di S. Paolo, ci ammonisce per renderci consapevoli che c’è una sofferenza del creato: la nostra madre terra è soggetta a profonde ferite che a volte manifesta con distruzioni e disastri che sono come il suo urlo. E tutto questo a causa di sconsiderati nostri comportamenti che hanno creato come una sconfinata schiavitù nel nostro cuore e in tutto il creato.
Il peccato fin dal suo apparire nella vita degli uomini ha interrotto la comunione con Dio, ha distrutto l’amore, l’amicizia con Dio. E questo ha comportato un danno ed uno sconvolgimento universale: “Rompendosi la comunione con Dio, si è venuto a incrinare anche l’armonioso rapporto degli esseri umani con l’ambiente in cui sono chiamati a vivere, cosi che il giardino si è trasformato in un deserto. Si tratta di quel peccato che porta l’uomo a ritenersi dio del creato, a sentirsene il padrone assoluto e a usarlo non per il fine voluto dal Creatore, ma per il proprio interesse, a scapito delle creature e degli altri” (Messaggio Quaresima 2019). Il peccato che abita nel cuore dell’uomo si manifesta nei pensieri e nelle azioni come avidità, brama per uno smodato benessere, selvaggio sfruttamento delle risorse della terra. Per questo il creato subisce una grande sofferenza e a volte anche uno smarrimento.
Il creato ha un’ardente aspettativa della conversione e della guarigione del cuore dell’uomo e attraverso un suo linguaggio particolare, attraverso fatti disastrosi e spesso portatori di morte e distruzione, ci grida che ognuno di noi faccia Pasqua, si liberi dalla schiavitù, diventi nuova creazione, diventi figlio di Dio, ritrovi una rinnovata comunione con Dio, una rinnovata relazione con i fratelli e quindi un rinnovato rapporto con il creato, che in questo modo viene liberato anche esso dal disordine e dalla schiavitù.
Perciò, seguendo Gesù, anche noi affrettiamoci a salire alla Pasqua per restaurare il nostro vivere secondo il progetto di Dio e per distruggere le schiavitù causate da noi stessi: “Il cammino verso la Pasqua ci chiama proprio a restaurare il nostro volto e il nostro cuore di cristiani, tramite il pentimento, la conversione e il perdono, per poter vivere tutta la ricchezza della grazia del mistero pasquale” (Messaggio Quaresima 2019). L’impazienza, l’attesa, l’anelito del creato è perché ci liberiamo dal peccato e da una vita sbagliata e riprendiamo la dignità di figli del Padre. Che in noi si manifesti la “nuova creazione” e così il creato stesso possa fare Pasqua: aprirsi a cieli nuovi e a terra nuova: il vento, il fuoco, l’acqua riprendano il loro ruolo di fratelli e sorelle come canta S. Francesco.
Saliamo dunque con Gesù che si affretta verso Gerusalemme per vivere la Pasqua e ricostruire la comunione con Dio, con i fratelli e con tutte le creature. Usciamo dalla schiavitù, dalla menzogna che ha distrutto il piano di Dio in noi e intorno a noi.Appaia la nostra vera natura di figli di Dio: il cammino verso la Pasqua ci chiama ad accogliere l’opera di Dio in noi, a lasciarci rinnovare dalla presenza dello Spirito Santo mandato in noi da Gesù risorto dalla morte, a restaurare il disegno di Dio Creatore che ci ha voluti responsabili della bellezza del creato. Venga in noi tutta la ricchezza della grazia del mistero pasquale, venga la vita nuova che riceviamo dalla Resurrezione di Gesù che farà germogliare la pace tra tutte le creature di Dio.

P. Lorenzo Di Giuseppe

 

img78La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi, e perfino la morte, dal versante giusto: quello del “terzo giorno”.Da lì le sofferenze del mondo non saranno più i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto. E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo».

(Don Tonino Bello)

Santa Pasqua di Resurrezione!