“Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza” (n. 1). L’espressione potrebbe racchiudere la ricchezza della Bolla per il Giubileo del 2025 – Spes non confundit, che si apre alla luce dell’espressione di San Paolo “Speranza che non delude” perché offre la certezza dell’amore di Dio.
È da sottolineare, inoltre, il contesto di evangelizzazione in cui Papa Francesco ha inserito il prossimo Giubileo. Un annuncio che viene rivolto a tutti perché “Tutti sperano.
Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene” (n. 1).
La comunità cristiana in questo modo si fa portatrice di un contenuto che va oltre i propri confini ecclesiali per toccare il cuore e la mente di ogni persona.

Ogni giorno si abbatte su di noi una quantità sproporzionata di immagini, di notizie, di resoconti di stragi e di omicidi che quasi non ci lasciano respirare e ci verrebbe da dire: basta, chiudo l’audio e il video! Non ne posso più! Ma questo è il nostro mondo, purtroppo così abbiamo ridotto le relazioni in questa nostra casa! E la vita è diventata sempre più pesante e sono tante le persone che non ce la fanno a trovare motivi di serenità e argomenti per un vivere normale. È possibile che non si può far niente? Nel tentativo di trovare una risposta per dare un senso alla vita, molti ricorrono a ciarlatani, che promettono, serenità e pace; si moltiplicano associazioni che si presentano come oasi felici e senza pensieri.
Anche nel campo religioso prosperano sette e santoni. Ancora più devastanti sono le soluzioni personali che si affidano a droghe, o si consegnano a schiavitù varie, dal gioco al sesso; o che spingono a violenza in tutti gli ambiti: tra coetanei, tra amici, tra parenti, tra genitori e figli, tra moglie e mariti; la famiglia che è diventata luogo di insicurezza, luogo della devastazione della dignità delle persone.
Papa Francesco, per indire il Giubileo dell’anno 2025, ci ha mandato un messaggio con questo tema: “Spes non confundit”, come dire: c’è una speranza che non ci inganna, che non ci lascia a mani vuote.
Lo sguardo del Papa, reso più penetrante dalla potenza dello Spirito, è messo in allarme per la disastrosa situazione in cui si trova l’umanità. Egli individua la causa dei mali della nostra società nel deficit di speranza, che genera dubbi, paura, insicurezza e confusione sul futuro. Nel vortice di una vita solo piegata alla ricerca dei beni materiali, l’uomo ha smarrito se stesso e si è ritrovato dentro deserto e insoddisfazione.
Il Papa riporta alla nostra attenzione la Parola di Dio, l’unica parola vera, l’unica parola che merita tutta la nostra fiducia perché è la parola di chi ci ama senza riserve, fino in fondo. Nella Lettera ai Romani San Paolo ci dice: “La Speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato” (Rm 5,5). La speranza nasce dall’amore e si fonda sull’amore che risplende sulla Croce di Gesù Cristo. Nella Lettera agli Ebrei troviamo la bella immagine dell’àncora: la speranza cristiana è come un’àncora sicura e salda: in mezzo alle acque agitate della vita essa ci dà stabilità e sicurezza.
Papa Francesco ci invita anche a riscoprire la speranza negli avvenimenti e nella vita quotidiana, leggendo con occhi nuovi i segni dei tempi, a “porre attenzione al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza”. I segni dei tempi racchiudono l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio, chiedono di essere trasformati in segni di speranza. Noi cristiani, ma anche ogni uomo, non possiamo vivere come spettatori affacciati sull’umanità che si dimena in mezzo a problemi, magari uniti al coro di coloro che puntano il dito contro coloro che operano il male, persone deboli, vittime di devianze di ogni genere, schiavi di forze perverse. Per noi inoltre c’è come una missio, un compito dato da Gesù stesso: accogliere in noi la speranza perché ci ricolmi il cuore e quindi, con la parola e con il nostro modo di vivere, questa speranza possa contagiare le persone che entrano a contatto con noi.
In questo modo rispondiamo alla chiamata a rendere ragione della speranza che è in noi, che è stata donata non solo per noi, ma perché possiamo condividerla con tutti.
Facciamoci rialzare la testa, lasciamoci cambiare il cuore, rinnoviamo il nostro sguardo, e imparando da Gesù, usiamo misericordia con le persone che incontriamo.
La speranza, che dà sapore alla nostra vita, ricolmi il nostro cuore!.

p. Lorenzo Di Giuseppe

Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata