Quest’anno Papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata Mondiale di preghiera per il creato: “Che scorrano la giustizia e la pace”, ci invita a “restare immersi nel creato” per trovare ristoro e consolazione dalle tribolazioni nell’ascolto del “battito materno della terra”, del battito del “nostro cuore” e del battito del “cuore di Dio”, che devono essere in armonia tra di loro, perché “per crescere da esseri umani abbiamo bisogno di cadenzare i ritmi della vita a quelli della creazione che ci dà vita”.
Papa Francesco rivolge al creato uno sguardo fraterno pieno di stupore e di meraviglia davanti a tanta bellezza. Come non pensare al “Cantico delle creature” di S. Francesco che chiama “fratelli” e “sorelle” il sole, la terra, l’acqua, il vento, la luna e le stelle, il fuoco?
Nell’Enciclica “Laudato Si’” Papa Francesco si riferisce al Santo di Assisi là dove dice: “Era un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso… Egli entrava in comunicazione con tutto il creato, e predicava persino ai fiori e «li invitava a lodare e amare Iddio, come esseri dotati di ragione» (FF 460). La sua reazione era molto più che un apprezzamento intellettuale o un calcolo economico, perché per lui qualsiasi creatura era una sorella unita a lui con vincoli di affetto. Per questo si sentiva chiamato a prendersi cura di tutto ciò che esiste” (LS 10-11).
Ci chiediamo: questo sguardo pieno di meraviglia e di bellezza di S. Francesco è forse l’espressione idilliaca di un’anima ingenua?
Contrariamente a quanto si potrebbe credere, il Cantico delle creature non è espressione di una vita che sboccia; è piuttosto l’espressione della maturità di un Santo che, sofferente e prossimo alla morte, ha raggiunto la pienezza di senso nella sua vita al punto che, per ispirazione divina, scrive una “laude nuova” del Signore a nostra consolazione ed edificazione.
Nelle parole di questa “laude nuova”, che è il Cantico delle creature, si evoca il Cristo risorto a vita nuova dopo la sua morte e crocifissione. Questa vita nuova traspare negli aggettivi pieni di luce e di bellezza che S. Francesco attribuisce alle creature, ma che in realtà rivelano la bellezza e la luce dell’anima, risorta a vita nuova, del Santo di Assisi in contemplazione di Cristo risorto: il sole è bello e raggiante nella gloria del suo splendore. La luce della luna e delle stelle “clarite, preziose e belle” evoca un’affettuosità piena di ammirazione e di stupore di fronte alla sacralità della vita divina impressa nelle creature dal Creatore.
Il soffio benefico del vento è simbolo del soffio dello Spirito divino che libera e fa rinascere a vita nuova.
L’umiltà dell’acqua è l’umiltà di Cristo che rivive in S. Francesco. E la castità dell’acqua esprime la dignità del corpo dell’uomo fatto a immagine del corpo di Cristo. Il fuoco “bello et iocundo et robustoso et forte” è espressione della letizia dell’amore fraterno stabile e condiviso, mentre la terra è il simbolo della figura materna di Dio.
Tutto il Cantico delle creature brilla della luce di Cristo risorto, il nuovo sole che in letizia rivive nel corpo e nello spirito del Poverello di Assisi.

Lucia Baldo

Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata