Verso il Forum di Etica Civile

img103La finanza, una volta all’interno dell’economia come suo braccio operativo, ma poi staccatasi con la sua finanziarizzazione negli ultimi cinquant’anni, ha modificato l’aspetto antropologico socio/economico spostando l’attenzione dal lavoro alla rendita. Ciò ha comportato un ipertrofico ricorso alla speculazione che, perso il significato originale, è divenuta una pratica abituale in cui il denaro vale più della persona. La conseguenza è stata un’accentuazione delle diseguaglianze e della disgregazione sociale, male di questi ultimi anni.
Oggi quindi la finanza è chiamata ad assumersi le proprie responsabilità nella ricostruzione di un contesto economico e sociale capace di perseguire il “bene comune”; questo è possibile se riportiamo al centro delle attività economiche, finanziarie e sociali le relazioni umane caratterizzate però da una significativa reciprocità in grado di innescare e rafforzare processi di generazione della fiducia.
La finanza etica intende sostenere l’economia civile, ossia quella cultura economica che si fonda, oltre che sullo scambio di equivalenti e sulla redistribuzione:
• sulla reciprocità (entro cui vi è la solidarietà, la fraternità, l’economia del dono, e così via),
• sull’efficacia da parte degli attori economici e sociali nel generare valore condiviso (economico, sociale ed ambientale),
• sulla capacità di affrontare i nodi critici dell’ingiustizia sociale anche attraverso l’attività economica.
Diversamente non ci sarebbe più la coesione sociale.
I principi classici dello scambio d’equivalenti e della ridistribuzione, tipici del welfare, oggi cominciano a venire meno, specie il secondo, con la conseguenza che sempre più imprese tendono a disconoscere la propria responsabilità nei confronti delle comunità, rendendo così ancora più difficile il loro coinvolgimento pro-attivo nella costruzione del “bene comune”.
Per questo motivo, gli attori della Finanza etica (e di Banca Etica), s’impegnano a promuovere una politica di libertà, di giustizia, di uguaglianza e di ridistribuzione del reddito, rivolgendo la propria azione di advocacy, oltre al loro lavoro quotidiano per un’economia per la persona:
• all’abolizione dei paradisi fiscali,
• al sostegno delle pratiche di trasparenza fiscale, alla Tassa sulle Transazioni Finanziarie (per ridurre la speculazione),
• ad un assetto bancario al servizio degli impieghi produttivi,
• alla promozione di altri e vari strumenti dissuasivi di una crematistica – oggi imperante – che non è l’Economia, come ben s’intuisce e si sa.
Ma il vero lavoro della finanza etica è di ragionare su quelle logiche che non solo implementano la speculazione, ma rendono poco chiare le sane relazioni umane ed economiche. E così, fermo restando il proprio contributo culturale, Banca Etica non solo promuove la trasparenza in tutto il suo operato, ma s’impegna ad un’attività d’intermediazione in cui – come recita il suo slogan: “L’interesse più alto è quello di tutti”.
È forte la consapevolezza di quanto la crisi finanziaria (economica, politica e sociale, e così via, per arrivare ad essere sistemica) di questi anni abbia influito sullo stato d’animo dei cittadini, i quali sempre più spesso esprimono dubbi e disillusione sulla qualità della democrazia economica oltre che politica; tuttavia sembrano mancare risposte e proposte.
Detto in altri termini si moltiplicano i segnali di un desiderio di cambiamento, di chi vede nell’attuale crisi l’opportunità di archiviare un sistema economico troppo autoreferenziale.
Ma da chi andare? La Finanza Etica e l’Economia Civile possono essere valide risposte.
Nessuno si può più sottrarre ad intraprendere nuove strade economico/sociali/ambientali, così come l’ultima Enciclica Laudato si’ ricorda a tutti.
Ognuno (persone e organizzazioni) dovrà perciò contribuire alla costruzione del “bene comune” scegliendo l’impresa civile, la finanza etica, modelli di produzione e consumo attenti all’equità, all’inclusione delle persone, al rispetto dell’ambiente.
Un modello economico che garantisca la sostenibilità della vita per ogni essere umano in armonia con il pianeta Terra e con i propri simili. E garantire una buona vita presuppone:
• l’accesso alle risorse economiche e finanziarie e al soddisfacimento dei bisogni materiali primari e di quelli immateriali nel rispetto delle diverse culture,
• il rispetto dei diritti umani nell’attenzione alle diversità e l’eliminazione delle discriminazioni e delle violenze di genere,
• la partecipazione di ogni essere umano agli aspetti sociali, economici e ambientali della comunità in cui vive e in analoghi processi globali.
Garantire una buona vita – allo stesso tempo – pretende da tutti gli uomini e le donne un impegno attivo nella salvaguardia e nella cura del pianeta, coscienti (anche per il tramite di una nuova educazione finanziaria, capace di integrare fattori ambientali e di inclusione sociale dei soggetti vulnerabili) che promuovere una qualità della vita che contribuisca alla piena realizzazione delle persone e delle relazioni all’interno delle comunità significa operare nella prospettiva del cambiamento e porsi al servizio del bene comune.