Avere un figlio ad ogni costo non può essere un diritto

inascjpegChe cos’è l’omofobia? È il pregiudizio, la paura, il sospetto, il disprezzo nei confronti delle persone omosessuali.
Ogni essere umano ha il diritto di essere rispettato. Nessuna persona al mondo dev’essere umiliata, offesa o emarginata. Per questa ragione è giusto impegnarsi per contrastare la piaga dell’omofobia, che produce sofferenza, dolore, violenza, bullismo e anche casi di suicidio.
Nei miei frequenti incontri con i giovani, mi è capitato di affrontare anche questo argomento. Posso dire, senza alcun dubbio, che le nuove generazioni manifestano uno spirito di grande sensibilità ed accoglienza. Rifiutano con forza qualunque pregiudizio nei confronti di ogni essere umano.
Il problema è che, oggi, si vorrebbe includere nella parola “omofobia” anche idee e concetti che non hanno nulla di omofobo. Chi si dichiara contrario alle gravidanze in affitto o all’adozione dei bambini da parte delle coppie omosessuali, viene immediatamente considerato un “nemico”. Eppure viviamo in un Paese libero. Ogni cittadino dovrebbe avere la possibilità di esprimere il proprio pensiero. Ma su questo tema, la libertà d’espressione sembra non essere riconosciuta. Pare quasi che debba esistere una specie di “pensiero unico”, una dittatura pronta ad imbavagliare chiunque la pensi in modo diverso.
Per evitare di essere definiti “omofobi” bisognerebbe accettare passivamente l’idea delle gravidanze in affitto e l’adozione dei bambini da parte delle coppie omosessuali. Ma non è omofobia opporsi a tutto questo. È possibile rispettare pienamente le persone omosessuali, come ogni altra persona al mondo, senza però condividere alcune loro pretese.
Proviamo ad affrontare il tema con serenità, con la volontà di cercare un dialogo al di fuori di ogni pregiudizio o rifiuto mentale. Il buon senso ci fa capire che alcune richieste suscitano inevitabilmente dubbi e interrogativi. Nella vita di tutti i giorni, due persone di sesso diverso possono mettere al mondo un figlio? Sì. Questo ci fa capire che due persone di sesso diverso possono anche adottarlo e crescerlo, come se fossero i suoi genitori naturali. Nella vita di tutti i giorni, due persone dello stesso sesso possono mettere al mondo un figlio? No. La natura non lo permette. E allora, perché creare ad ogni costo una situazione che, di fatto, non esiste?
Oltre all’adozione, c’è la possibilità della gravidanza in affitto. Qui il discorso diventa ancora più delicato. È giusto “affittare” il corpo di una donna? È giusto “comprare” il bambino che questa mamma ha tenuto dentro di sé per nove mesi? È giusto che la maternità diventi un “lavoro”, un “commercio”, un “mercato” di esseri umani?
Il mercato delle gravidanze in affitto, utilizzato anche da persone eterosessuali, sfrutta spesso la povertà di donne costrette a “vendere” il proprio bambino per cercare di sopravvivere. E così, allo squallore del “mercato”, si aggiunge lo squallore del dominio dei forti sui più deboli, dei ricchi sui poveri, degli onnipotenti sui più vulnerabili. È accettabile tutto questo?
Il quadro si completa, poi, con un altro elemento che deve far riflettere: lo stravolgimento del linguaggio. Si chiede di sostituire parole come “mamma” e “papà” con “genitore uno” e “genitore due”, per cercare di venire incontro alle coppie omosessuali con bambini. Ma è veramente giusto cancellare ciò che è naturale ed appartiene alla storia dell’umanità intera?
Queste domande sono poste con la speranza di incoraggiare un dialogo sereno, vissuto con sincerità ed apertura mentale, per riuscire ad andare oltre il “pensiero unico”. Non è omofobia esprimere un’opinione contraria alle gravidanze in affitto o alla possibilità che le coppie omosessuali adottino dei bambini. È il buon senso che spinge a porsi interrogativi seri su questi argomenti. Per dialogare, bisogna prima di tutto ascoltare.
Il grande inascoltato di questa situazione è il bambino, che rischia di diventare un oggetto da possedere ad ogni costo. Per diventare “genitore uno” e “genitore due” si arriva al punto di calpestare la dignità umana, affittando la gravidanza delle donne più povere.
Si sente parlare spesso di “diritti delle persone omosessuali”. È sicuramente giusto favorire un dialogo che permetta il riconoscimento dei giusti diritti di ogni essere umano. Ma avere un figlio non è un diritto per nessuno, neppure per le persone eterosessuali.
Il diritto più importante è quello del bambino, che dovrebbe avere la possibilità di crescere in una famiglia con una mamma ed un papà.
Forse le mie parole non saranno ascoltate. Forse, un giorno, anche in Italia legalizzeranno le gravidanze in affitto e le adozioni dei bambini da parte delle coppie omosessuali. Lo Stato darà la sua benedizione alle coppie di “genitori uno” e “genitori due”. Ma nessuno riuscirà mai a convincermi che avrà fatto la cosa giusta.

Carlo Climati