“L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune”. È uno dei passaggi dell’Enciclica di Papa Francesco, “Laudato si’”, pubblicata giovedì 18 giugno 2015 e che ha riscosso una straordinaria attenzione a livello mondiale. Sul valore di questo documento non solo per la vita della Chiesa, Alessandro Gisotti (Radio Vaticana) ha intervistato mons. Mario Toso, vescovo di Faenza, che dal 2009 e fino a poche settimane fa è stato segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, dicastero che ha contribuito alla stesura della “Laudato si’”.

testo tosoR. – Colpisce, innanzitutto, l’ampio respiro, il proposito di coinvolgere tutti in un ampio movimento ecologico mondiale e inoltre la fiducia nella capacità di collaborazione per costruire la casa comune. Papa Francesco si pone nella scia della “Pacem in terris”, Enciclica caratterizzata da un sano ottimismo, e si rivolge non solo agli uomini di buona volontà ma a tutti. La complessità della crisi ecologica e le sue molteplici cause esigono l’apporto sia degli uomini di fede sia delle persone che non credono, della scienza e della religione.
Le soluzioni, afferma il Pontefice, non possono venire da un unico modo di interpretare e trasformare la realtà. In secondo luogo, mi ha colpito la definizione del clima come bene comune, ma anche il coraggio di proporre dei limiti, in vista della libertà economica per tutti, a coloro che detengono più grandi risorse e potere finanziario. Non basta proclamare la libertà economica e desiderare un’ecologia integrale, se non si creano le condizioni necessarie per ottenerli.
D. – Il testo colpisce per l’originalità, ma al tempo stesso c’è una grande continuità con il magistero degli ultimi Papi. Numerose le citazioni di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Una sua riflessione al riguardo…
R. – L’Enciclica di Papa Francesco appare in continuità e in discontinuità con il precedente magistero. Essa, cioè, aggiorna il precedente insegnamento dei Pontefici, senza peraltro creare una cesura. Ciò appare più evidente se si confronta il testo della “Laudato si’” con la grande Enciclica sociale di Benedetto XVI “Caritas in veritate”.
Il Pontefice tedesco pone la considerazione della questione ecologica entro il contesto di un ampio e articolato discorso sullo sviluppo, non escluso quello agricolo, in connessione con il tema del rispetto per la vita. L’approccio è prettamente teologico e suggerisce, per conseguenza, un’ermeneutica a impronta realista del rapporto persona, famiglia umana ed ambiente. La natura non è realtà creata e inventata radicalmente dalla mente umana. Essa è un dato trovato. Papa Francesco riprende e sviluppa il nucleo di riflessioni teologiche e antropologiche elaborate da Benedetto XVI.
Le integra, in particolare, con un’ampia analisi dei cambiamenti dell’umanità e del pianeta, mettendo in evidenza come alla velocità imposta dalle azioni umane si contrappone la naturale lentezza dell’evoluzione biologica. Per poter rimediare ai mali della nostra casa comune, occorre possedere un quadro completo e realistico della situazione.
Il Papa argentino evidenzia in particolare: i mutamenti climatici che danno origine a migrazioni di animali, vegetali e persone. La questione dell’acqua potabile e pulita la cui domanda supera l’offerta sostenibile, la perdita di biodiversità, il degrado umano e sociale delle città e delle zone rurali, l’inequità planetaria, il deterioramento dell’ambiente e quello della società colpiscono in modo speciale i più deboli.
D. – L’Enciclica non si sofferma solo sull’analisi della situazione, ma dedica un intero capitolo alle linee di orientamento e di azione. In questa parte quali sono, secondo lei, i passaggi più significativi anche pensando all’intervento che Francesco terrà all’Onu a settembre?
R. – Per affrontare i problemi di una questione ecologica globale, Papa Francesco propone anzitutto la necessità di un consenso mondiale che porti, ad esempio, a programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata, a sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia, a incentivare una maggior efficienza energetica, a promuovere una gestione più adeguata delle risorse forestali e marine, ad assicurare a tutti l’accesso all’acqua potabile.
A fronte di un deficit di decisione politica, quale si è mostrato nei Vertici mondiali sull’ambiente, urgono accordi internazionali sui regimi di governance per tutta la gamma dei beni comuni. C’è bisogno di quadri regolatori globali e della presenza di una vera Autorità politica mondiale.
Il che equivale a dire che occorre riformare l’attuale Onu. A tutto ciò, si deve aggiungere e premettere, secondo Papa Francesco, un dialogo e una collaborazione sul piano politico nazionale, con il protagonismo delle società civili, in una nuova stagione della democrazia dal basso, per sollecitare la politica al suo compito di responsabile del bene comune mondiale.