Sono tre domande presenti, anche se in forma non esplicita, nel messaggio della Giornata Mondiale della Pace 2014. Per comprenderne meglio la portata, ripercorriamo l’evoluzione dei due strumenti di diritto internazionale ai quali è stato affidato finora il mantenimento della pace, ma anche la concretizzazione della “fratellanza universale”: l’Organizzazione delle Nazioni Unite – Onu (1945) e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948)

umanjpegSe il Papa nella Giornata della Pace associa la pace ad un richiamo sulla architettura internazionale adottata dalla Comunità internazionale è perché forse siamo in presenza di una crisi di questo modello. È opportuno ricordare come si presenta oggi la situazione ed il ruolo delle Nazioni Unite come tutori della pace e dei diritti.
Con la nascita dell’ONU, gli Stati sovrani hanno rinunciato ad una parte della loro sovranità nazionale ed in particolare al diritto internazionale sancito e consacrato con l’accordo di pace di Westfalia (1648). Purtroppo dopo un periodo in cui l’ONU ha potuto svolgere un ruolo di leadership durato circa 50 anni, l’ONU è entrato in crisi non soltanto per la mancata riforma del Consiglio di sicurezza ma anche per l’uso strumentale che i singoli Stati ne hanno fatto.
I Governi e quindi gli Stati ritengono oggi, nell’era della globalizzazione, di non aver più bisogno dell’ONU e non tollerano interferenze e intromissioni nei loro affari interni. Ne sono scaturiti atteggiamenti contraddittori: da una parte gli Stati hanno approvato oltre 40 convenzioni internazionali in materia di Diritti umani di cui ignorano la messa in atto al proprio interno e le Nazioni Unite non hanno nessun potere per intervenire e sanzionarli. Si chiede all’ONU di “assicurare la pace nel mondo” e dall’altra le si negano i mezzi e le risorse per intervenire.
I tentativi promossi per una riforma e democratizzazione dell’ONU promossi a partire dal 1995 da ONG ed associazioni, tra cui la proposta avanzata dal Governo italiano, sono rimasti bloccati ed è subentrato il silenzio e l’inerzia da parte di tutti gli Stati sempre meno interessati ad un rilancio dell’ONU. L’avvento della globalizzazione e l’espropriazione della sovranità nazionale da parte dei mercati globali ed in particolare del predominio dei mercati finanziari hanno sancito la fine del multilateralismo e quindi del ruolo delle Nazioni Unite.
La Dichiarazione Universale dei Diritti umani (1948) e le successive convenzioni giuridiche internazionali, costituiscono il secondo strumento a sostegno del progetto di promozione di una “fraternità universale”. Con l’entrata in vigore della Dichiarazione e l’adozione del “diritto internazionale dei diritti umani” si è assistito all’introduzione del valore e dei principi della “eguale dignità di tutte le persone umane” nella società civile, nella politica e nella economia e di fatto hanno sancito lo stato di diritto associato allo stato sociale (welfare state).
L’art. 1 della Dichiarazione universale ha introdotto un forte contenuto “etico” ed universale con l’affermazione che “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri con spirito di fratellanza”.
Questo articolo di fatto formalizza quel concetto difraternità, cioè di fratellanza” lanciata dalla rivoluzione francese ed oggi rilanciata dal messaggio di Papa Francesco.
In questo articolo è infatti racchiuso anche quel concetto di “dignità umana” con riferimento ai valori universali della coscienza, della libertà e della fratellanza che appartengono anche alla sfera del Magistero della Chiesa. Ecco dunque un primo elemento di connessione fra la visione laica e la visione del Magistero della Chiesa.
Questo richiamo è quanto mai opportuno e necessita di essere riaffermato nell’attuale contesto perché può costituire una risposta a quella divaricazione dei diritti che è presente all’interno del mondo cattolico – diritto alla vita, diritto alla pace, diritto all’ambiente – oggetto spesso di divisione fra cattolici e richiamati dal Messaggio di Papa Francesco.
La Dichiarazione Universale assume di fatto il valore di una Costituzione mondiale in forza della quale la comunità internazionale, cioè la comunità umana (l’umanità) nel suo insieme passa dallo status di “natura” allo stato civile, cioè di società civile globale. Il diritto internazionale e quindi i diritti umani assumono il rango di norme di diritto generale inderogabile e gerarchicamente sovraordinato che si applica sia rispetto al ripudio della guerra, sia al diritto alla pace che a tutte le espressioni normative dei diritti fondamentali.
L’affermazione ed il principio etico sancito dall’art. 1 della Dichiarazione Universale del 1948 è quello che i “diritti fondamentali” inerenti alla persona umana sono “inviolabili”, “inalienabili” e “imprescrittibili”. In funzione di questi caratteri il legislatore nazionale “li riconosce” ma non li attribuisce”, né tanto meno li “crea”, come avviene per i “diritti soggettivi”.
Una volta esplicitati nella lettera di una legge, che per questo fatto assurge al rango di legge costituzionale, i diritti umani non possono essere revocati o sospesi in funzione di condizioni politiche o mutamenti dei Governi. La persona umana, dunque tutte le persone umane, sono soggetti originari di qualsiasi ordinamento ed in ogni persona risiede quindi in via originaria la sovranità rispetto ai diritti umani: in ciascuna persona pro quota, nei popoli e nella famiglia umana, universale (umanità) in toto.

A cura di Rosario Lembo