Scuola di Pace, Roma, Casa Frate Jacopa  3- 5 gennaio 2014

PREMESSA
Il messaggio della Giornata Mondiale della Pace 2014 ricostruisce e ricorda a noi cattolici quali sono i presupposti sui quali si fonda la promozione e la costruzione della Pace e quali sono le principali cause che occorre contrastare per promuoverla. Ricordiamoli brevemente.
fratjpegI presupposti sono: il valore della “relazionalità” cioè vedere e trattare ogni persona come una sorella/ un fratello; la famiglia come sorgente di ogni fraternità, che per vocazione dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore; la comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri, obiettivo perseguito nei dinamismi della storia dell’umanità che resta tuttora ancora da raggiungere ed anzi è stato offuscato da un individualismo e dalla paura del futuro stimolati dalla globalizzazione.
Nel contempo le principali cause che minacciano la Pace, e che come operatori di pace dobbiamo saper contrastare, sono molto più variegate. La prima è identificabile nelle violazioni dei diritti umani fondamentali, soprattutto del diritto alla vita, alla libertà e anche quella di religione; gli scontri armati a cui si aggiungono guerre meno visibili, ma non meno crudeli, che si combattono in campo economico e finanziario con mezzi altrettanto distruttivi di vite, di famiglie, di imprese.
Seguono le situazioni di sperequazione, di povertà e di ingiustizia, che segnalano non solo una profonda carenza di fraternità, ma anche l’assenza di una cultura della solidarietà e le nuove ideologie, caratterizzate da diffuso individualismo, egocentrismo e consumismo materialistico che indeboliscono i legami sociali, alimentando quella mentalità dello “scarto”, che induce al disprezzo e all’abbandono dei più deboli, di coloro che vengono considerati “inutili”.
Infine la globalizzazione che, come aveva già affermato Benedetto XVI, “ci rende più vicini, ma non ci rende fratelli” perché si associa alla “globalizzazione dell’indifferenza” denunciata da Papa Francesco, che ci fa lentamente “abituare” alla sofferenza dell’altro, chiudendoci in noi stessi.
L’ultima tipologia di cause risiede nelle etiche contemporanee che risultano incapaci di produrre vincoli autentici di fraternità poiché una fraternità, priva del riferimento ad un Padre comune o ad un valore etico condiviso, non è in grado di identificarsi nell’umanità come famiglia di appartenenza.
Queste le principali cause che di fatto trasformano “la convivenza umana sempre più simile a un mero do ut des pragmatico ed egoista” in contrapposizione al presupposto di una pace che, oltreché sullo sviluppo umano e sulla solidarietà, deve fondarsi su “una vera fraternità tra gli uomini”, il che “presuppone ed esige una paternità trascendente che si consolida attraverso la fraternità tra gli uomini, ovvero quel farsi “prossimo” che si prende cura dell’altro”.
Dopo aver letto il Messaggio della Giornata della pace, il mio contributo a questo incontro della Scuola di Pace si propone di approfondire i tre principi architettonici sui quali si fonda il Magistero della Chiesa per la promozione della Pace: sviluppo, solidarietà, fraternità.
Sono questi i pilastri che a partire dal Messaggio della prima Giornata Mondiale della Pace (1969), hanno costituito i punti di riferimento ed i contenuti dei diversi Messaggi degli anni successivi.
È opportuno ricordare che il primo messaggio fu proprio dedicato a un tema giudicato portante dal magistero della Chiesa, cioè la “promozione dei diritti dell’uomo, come cammino verso la pace”. La promozione della pace risiede quindi per la Chiesa nella promozione dei diritti umani.
E’ a partire da questa affermazione fra pace e diritti umani, che vorrei approfondire il richiamo alla “fraternità” che Papa Francesco ci propone come riflessione centrale di questa Giornata della Pace 2014. Lo farò adottando forse qualche forzatura interpretativa del messaggio del Papa e me ne scuso.
È mia impressione che questo messaggio sia rivolto a stimolare in modo particolare il dialogo ed il coinvolgimento di coloro che si ispirano ad una cultura laica, cioè che vedono nella persona umana il titolare di diritti universali. Un messaggio quindi che non è volto solo a stimolare la riflessione della fratellanza a livello di fede, cioè in Gesù, ma che, ponendo l’accento sul concetto di fraternità, punta a rilanciare una dimensione di fraternità laica, cioè fondata sulla fraternità umana e sui diritti universali, puntando a coinvolgere il maggior numero di persone.

LA FRATERNITÀ
Un richiamo al senso etimologico delle parole può aiutarci. I dizionari moderni definiscono il termine “fraternità” come “fratellanza”, cioè come “amore fraterno”, tra persone non legate da parentela ma da valori in comune, vale a dire dai diritti umani.
Il concetto di “fraternità” ha stimolato in me un richiamo alla visione francescana di “vivere il Vangelo in comunione fraterna con altre persone”, cioè con altri “fratelli”, ed al rapporto con Dio attraverso la natura – una visione che Papa Francesco sta rilanciando – ma anche un richiamo a quel concetto laico di “fraternità” affermatosi con la rivoluzione francese del 1789.
La fraternità, a differenza dei valori di libertà e uguaglianza che hanno avuto un’implementazione pratica in tutte le democrazie, non risulta sia stata invece “praticata” e promossa ma anzi risulta “emarginata”.
Proprio per contrastare questo clima di indifferenza laicale, determinato da devianze etiche e da un post-illuminismo affermatisi nel tempo, credo che il richiamo di papa Francesco alla “fraternità” presente nel cuore di ogni uomo, e quindi di tutti i componenti dell’umanità, costituisca un elemento di innovazione nella strategia del Magistero della Chiesa per costruire percorsi di Pace.terrajpeg
Nella Dichiarazione dei diritti e doveri del cittadino, parte integrante e iniziale della Costituzione francese dell’anno III (1795), la Fraternité, terzo elemento del motto repubblicano, è stata così definita: «Non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a voi; fate costantemente agli altri il bene che vorreste ricevere».
Questa concetto di fraternità si avvicina ai comandamenti della chiesa, introduce il concetto di “diritto civile”, cioè un valore etico, oltre che religioso, che fa riferimento alla dimensione del rispetto e del limite alla libertà individuale, per cui nessun componente della società dovrebbe poter approfittare degli altri, pur nel rispetto della propria individualità e del diritto al benessere individuale.Liberté, Égalité, Fraternité hanno rappresentato valori così grandi da travalicare i confini della Francia e diventare successivamente a rilevanza universale. Questo motto, nato dalla fucina d’idee della rivoluzione francese, è stato ed è tuttora un caposaldo irrinunciabile della moderna cultura dell’Occidente e questi tre valori sono stati fatti propri dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani e dalle principali Costituzioni delle democrazie occidentali.
Fraternità fondata su valori etici comuni, diritti umani, dignità della persona umana, sovranità universale e cittadinanza mondiale: sono questi i punti di riferimento richiamati dal Messaggio della Giornata della pace che Papa Francesco ha voluto affermare come presupposti della pace.
Questi valori del Magistero della Chiesa costituiscono per noi credenti dei precisi punti di riferimento. Ma occorre chiedersi se questi valori sono quelli ancora prevalenti nel nostro agire quotidiano, come cittadini, come educatori, come genitori, come comunità, nonostante siano stati assunti come punti di riferimento da parte della comunità internazionale per perseguire la pacifica convivenza fra i popoli dopo i disastri dei due conflitti mondiali.
La concretizzazione della pace e dei diritti umani, dal dopo guerra ad oggi, si è infatti strutturata attraverso due importanti strumenti di diritto internazionale: la nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) nel 1945 che è fondata sugli Stati e sullo status speciale di membri permanenti con il potere di veto riconosciuto ai Paesi vincitori della seconda guerra mondiale; la Dichiarazione Universale dei Diritti umani (1948) e le successive convenzioni giuridiche internazionali.
Sono questi i due strumenti portanti della nuova architettura mondiale ai quali gli abitanti del pianeta (cioè l’umanità) hanno affidato il mantenimento della pace e la risoluzione di potenziali conflitti fra gli Stati, ma anche la concretizzazione del valore della “fratellanza universale” (cf. Scheda pag. 6).

DIRITTI UMANI E CITTADINANZA
Da questa affermazione di principio ne deriva che tutte le persone umane, in qualunque parte del mondo, hanno gli stessi bisogni vitali riconosciuti dalla stessa comunità internazionale come ”diritti umani”. E ne deriva che il sistema degli Stati, la stessa ONU e qualunque autorità statuale sono equiparabili ad organi strumentali di attuazione dei “ diritti umani”.
Ecco dove nasce la stretta correlazione tra democrazia e diritti umani che si fonda sulla “sovranità popolare”. Il popolo è sovrano perché ciascuno degli esseri umani che compongono i popoli è titolare di diritti umani innati alla persona umana e quindi di potestà originaria “pro-quota sua”. Stante l’affermazione che i diritti fondamentali, cioè i diritti umani, internazionalmente riconosciuti sono quelli civili, politici, economici, sociali e culturali, fra loro interdipendenti e indivisibili nel rispetto del principio di integrità della persona umana, ecco allora che la democrazia non può che essere una democrazia a tutto campo, ad alta intensità, cioè politica ed economica, rappresentativa e diretta esercitata a livello locale, nazionale, internazionale; fondata sulla rappresentanza ma anche sulla partecipazione e autogestione.
Se il fine primario dello Stato è quello di essere strumentale al soddisfacimento dei bisogni vitali dei cittadini, allora la forma dello Stato non può che essere che quella di “Stato di diritto”, “Stato sociale” ispirato nella sua articolazione anche territoriale, a partire dai Comuni, al principio della “sussidiarietà”.
Questi stessi principi che sono alla base di ogni Stato devono valere anche per lo Stato del Vaticano e per la Chiesa che svolge il ruolo di tutore dell’umanità.
Dunque il paradigma dei diritti umani, si associa a istituzioni più umane, orientate alla sfera del bene comune.
In particolare i diritti umani richiedono: 
• una nuova visione di statualità sostenibile ed orientata alla difesa dei diritti umani e non della stabilità monetaria o finanziaria, quindi una riforma dell’ONU e un rinnovato Consiglio di sicurezza non più condizionati dal diritto di veto;
• un nuovo orientamento e modello sociale della economia mondiale che sostituisca quello fondato sulla competizione selvaggia, sulla speculazione finanziaria basata sull’accaparramento dei beni comuni e soprattutto sottratta ad ogni forma di democrazia perché affidata ad un modello di “governance” di portatori di interesse.
La persona umana è il soggetto originario e centrale rispetto a qualsiasi sistema organizzato e ancor di più a livello di una comunità mondiale fondata sui valori della “fraternità”.
I diritti fondamentali sono la base delle Carte costituzionali e quindi dei diritti di cittadinanza; ogni essere umano in quanto cittadino è quindi titolare di questi diritti che assumono una maggior rilevanza e vincolo etico per ogni credente, in funzione della rispettiva fede e comunità di appartenenza.
Definiamo pertanto la “cittadinanza” come lo statuto della persona umana nella comunità politica, uno status che non discende dalla potestà anagrafica ma dal fatto che i diritti umani sono della persona prima che dell’essere cittadino e quindi della stessa appartenenza a comunità di fede.
Lo spazio costituzionale dello status giuridico della persona umana è lo spazio della Terra, dove l’istituzione massima di riferimento sono rispettivamente il diritto internazionale dei diritti umani e le Nazioni Unite.
Ecco dunque il punto di unione fra la visione laica e quella religiosa che si uniscono nel riconoscere i diritti umani come presupposto per la pace.
Questa architettura è lucidamente riconosciuta dal Magistero della Chiesa, sancita dalla Enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII del 1963, dal primo messaggio del Magistero della Chiesa che istituì la Giornata della Pace, dalla Centesimus annus di Giovanni Paolo II ed è sottintesa nel Messaggio di Papa Francesco con il suo richiamo alla “fraternità”. L’Istituto della cittadinanza è configurabile come un albero: le radici sono i diritti umani, il tronco è lo status giuridico della persona che richiama di fatto al concetto della “famiglia umana”, cioè ad una umanità fondata sulla “fraternità”.

I DIRITTI UMANI SONO VERAMENTE UNIVERSALI?
A conclusione di questo excursus sulla natura e definizione giuridica dei “diritti umani”, che costituiscono i presupposti per costruire e radicare una pace fondata sulla fraternità, è opportuno porsi due domande: i diritti umani sono veramente universali? Quali sono i livelli di mobilitazione della società civile e delle grandi religioni rispetto ai diritti umani?
Rispetto alla prima domanda possiamo rilevare che sul piano formale i diritti umani restano ancor oggi riconosciuti ed affermati tramite gli strumenti del Diritto internazionale e le Costituzioni dei singoli Paesi. La Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 ed i due successivi strumenti che stabiliscono gli obblighi legali: il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali e il Patto internazionale sui diritti civili e politici, entrambi adottati nel 1960 ed entrati in vigore 10 anni dopo, devono continuare ad essere i punti di riferimento per quanti vogliono operare per costruire e difendere la pace.
La Dichiarazione Universale è stata alla base di molte delle conquiste civili della seconda metà del XX secolo, costituisce l’orizzonte ideale della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, confluita poi nel 2004 nella Costituzione europea cioè della nostra patria comune. Il testo della Costituzione europea non è mai entrato in vigore per via della sua mancata ratifica da parte degli Stati membri (Francia e Paesi Bassi a seguito della maggiorana dei NO al relativo referendum).
cibojpegMa la Dichiarazione in ambito europeo costituisce la fonte di ispirazione della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea proclamata prioritaria per la prima volta a Nizza il 7 dicembre 2000 ed avente oggi valore legale vincolante per 25 Paesi Ue dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona (dicembre 2009).
Il primo fronte di impegno per ogni operatore di pace, in un momento storico come quello attuale in cui si assiste ad uno smantellamento dei diritti e cessione della sovranità nazionale dagli Stati ai mercati globali ed alle borse finanziarie, è quindi quello di difendere i diritti umani a partire dalla nostra patria comune: l’Europa.
La seconda domanda è quella di verificare quali sono i livelli di mobilitazione delle religioni e le risposte si presentano piuttosto variegate.
Per quanto riguarda l’islamismo, la Conferenza islamica ha adottato nel 1990, con la Dichiarazione del Cairo, la positivizzazione giuridica internazionale dei diritti umani e si è fatta carico di esplicitarne i fondamenti nella propria ascendenza coranica. Successivamente la Lega degli Stati Arabi ha elaborato nel 1994 la Convenzione araba dei diritti umani in analogia con le Convenzioni europee e quella interamericana, aprendola alla firma degli Stati membri.
Il buddismo, nelle sue varie articolazioni, si è dimostrato pienamente ricettivo nei confronti del diritto internazionale dei diritti umani. Il Dalai Dama è stato uno strenuo difensore ed ha contribuito a distinguere l’aspetto religioso dall’aspetto laico dello Stato Tibetano.
La chiesa cattolica, attraverso il Magistero papale, a partire da Giovanni XXIII, ha riconosciuto esplicitamente nell’internazionalizzazione dei diritti umani un elemento della storia umana ponendo l’enfasi sulla persona umana, più che sull’individuo, e quindi sul suo essere integrale.
Questo richiamo si fonda sul presupposto che la fonte ultima dei diritti umani si debba individuare, al di là della mera volontà degli esseri umani, della realtà statale, dei poteri pubblici mondiali, nell’uomo e in Dio suo Creatore. Resta però la condivisione del principio che i diritti sono perciò naturali ed inalienabili, il che esclude che possano essere acquisiti per iniziativa propria o altrui o che possano essere conferiti o collocati dall’esterno. Questa posizione è comune a tutte le religioni.
Questo non significa affatto considerare il soggetto dei diritti al di fuori della dimensione politica o sminuire il ruolo degli Stati nei confronti dei diritti umani. Tali diritti presuppongono, infatti, un ordine politico – nazionale ed internazionale – che ha il compito di riconoscerli, rispettarli, tutelarli e promuoverli. È in tale contesto che i diritti sono giuridicamente rivendicabili: il loro inquadramento nel diritto costituzionale è la via normale affinché ne siano definiti i contenuti concreti e diventino concretamente esigibili.
Questo processo evidenzia l’importanza della coscienza sociale – quindi il richiamo al ruolo della educazione, della formazione, dello studio e della ricerca – per l’affermazione, la difesa e la promozione dei diritti umani. Poiché questi diritti rappresentano valori fondamentali ed universali, la coscienza sociale non può limitarsi a riconoscerli e recepirli ed ecco che il valore e la pratica della “fraternità” può essere una modalità a partire dalla vocazione universale al “bene comune”.
Le esplicitazione della difesa e promozione dei diritti umani ha trovato quindi nei messaggi della Giornata della Pace, ed in modo particolare in questo messaggio di Papa Francesco che fa riferimento ai concetti della fraternità, una svolta particolarmente innovativa per consolidare l’impegno per la pace.
E’ opportuno ricordare che la ricorrenza della Giornata della Pace è stata istituita da Paolo VI con un messaggio; è stata celebrata per la prima volta il 1 gennaio 1968 e la Giornata Mondiale della Pace del 1 gennaio 1969 fu proprio dedicata al tema della “promozione dei diritti dell’uomo, cammino verso la pace”. La promozione dei diritti umani è stata quindi alla base dell’impegno e del magistero della Chiesa a sostegno dei diritti umani e quindi della Dichiarazione fondamentale dei diritti umani.
Tutte le successive Giornate sono state orientate a sviluppare i diversi presupposti e fondamenti necessari per costruire la pace: la fratellanza, la giustizia, lo sviluppo, la solidarietà, il dialogo, la coscienza, i comportamenti …. e poi si è passati a denunciare le principali cause: la povertà, la ingiustizia. Infine è opportuno ricordare che alcuni dei Messaggi della Giornata Mondiale della Pace sono stati finalizzati al coinvolgimento dei principali attori: i giovani, i bambini, le donne, la persona, la famiglia. Con il richiamo alla fraternità contenuto nel Messaggio della Pace del 2014 Papa Francesco ha voluto estendere la mobilitazione a difesa della pace all’intera famiglia umana, l’umanità come tale, anche se al momento non è ancora un soggetto riconosciuto dalla Comunità e dal diritto internazionale.

CHIAMATI A MOBILITARCI
Coltivare e promuovere la pace, in un contesto come quello attuale dominato dalla globalizzazione, dallo smantellamento dei diritti umani e sociali, richiede un impegno ed una mobilitazione a livello universale ed una capacità di ciascun credente ampiamente descritta nella Enciclica di Papa Francesco, ed esplicitata nella relazione di Mons. Toso. Questo impegno assume rilevanza ancor più in una comunità francescana che vive la fraternità non solo perché sa farsi prossimo e non solo in termini di impegno personale e di testimonianza, ma soprattutto per un suo agire nella sfera civile, cioè anche come insieme di cittadini, in ogni ambito della vita sociale, politica, economica.
Ecco dove la dimensione ed il valore della “fraternità” sia nella sua valenza laica che in quella religiosa trovano il loro punto di incontro e quindi diventano un valore aggiunto.
Questo impegno è richiamato dal Messaggio di Papa Francesco e di fatto è un richiamo a difesa dello status di diritto, dello stato sociale, cioè diritti universali; la difesa della democrazia e quindi la rivendicazione economica e partecipativa; il contrasto al dominio dei mercati, della finanza; impegno nella promozione-difesa dei beni comuni e dei diritti umani; contrasto ai modelli di globalizzazione della finanza, dei mercati.
Senza impegno a difesa dei diritti umani, cioè dello stato dei diritti sociali ed un impegno per la loro concretizzazione nelle nostre comunità, a partire da quelle che si fondano sulla fede, non può esserci pacifica convivenza fra i popoli, né trionfo della fraternità sia di quella francescana che di quella laica proposta dalla rivoluzione francese e sancita dalla Costituzione Italiana.
Questi percorsi di impegno credo interroghino la vostra comunità francescana. Vivere la fraternità non può esprimersi solo a livello della convivialità, dello stare bene insieme, del ritrovarsi fra persone che hanno dei valori in comune. Il Messaggio della Giornata Mondiale e quello francescano richiedono l’impegno di ognuno di noi a saper contaminare e a saper coinvolgere gli altri, i nostri vicini ed il terreno di impegno deve essere quello della difesa dei diritti umani, universali messo in crisi da questo modello di economia, di sviluppo, di crescita. Il richiamo alla dimensione della cittadinanza attiva chiama in causa ciascuno di noi e l’invito è quindi ad agire a partire dal nostro quotidiano.

Rosario Lembo
Presidente Comitato Italiano
Contratto Mondiale sull’Acqua