««L’inserto “Donne Chiesa Mondo” de L’Osservatore Romano è dedicato questo mese alle «martiri»: il corpo femminile un «campo di battaglia» in ogni luogo e in ogni epoca

È dedicato alle donne «martiri» l’ultimo numero dell’inserto femminile mensile de L’Osservatore Romano, “Donne Chiesa Mondo”, in un affresco a più voci che fa emergere come, in ogni luogo e in ogni tempo, il corpo delle donne sia, per citare il titolo di uno degli articoli, un «campo di battaglia».
«Se è vero che occorre tener conto delle situazioni storiche e dei condizionamenti socioculturali, è altrettanto vero che le donne sono generalmente più maltrattate degli uomini», scrivono Marie Cionzynska e Romilda Ferrauto. «Ma è nel rapporto con il corpo che si constatano specificità più femminili. Quanti corpi di donne abusati nelle loro componenti materna e sessuale, profanati, mutilati, esposti, esibiti, per disonorarli, persino dopo la morte? Quanti tentativi di fare del corpo delle donne un campo di battaglia, fatto che ricorda che le forze dell’odio si riconoscono dal loro accanimento nel volere distruggere la bellezza e la vita?». E se «nessun martirologio può pretendere di essere esaustivo, tanto i martiri abbondano », l’inserto femminile del giornale vaticano, coordinato da Rita Pinci e disponibile online, mette in fila una lunga serie di storie che «tratteggiano l’infinita gamma della resistenza spirituale al femminile».
I volti e le storie raccolte attraversano la geografia e il tempo, da Asia Bibi, la contadina pakistana condannata a morte per blasfemia e poi liberata dopo dieci anni in carcere (raccontata da Marie Cionzynska) a Nadia Murad, la yazida schiava del sesso dell’Isis premio Nobel per la Pace (intervistata da Fausta Speranza), da Meriam Ibrahim, la mamma sudanese condannata all’impiccagione per apostasia e poi prosciolta (Carola Susani) a Meena Barwa, la suora indiana vittima di violenza degli indù radicali (Federica Re David), e ancora suor Leonella Sgorbati, uccisa a Mogadiscio nel 2008, María Carmen Lacaba Andía, ammazzata negli anni Trenta in Spagna, suor Olga Raschietti uccisa con le consorelle nel 2013 in Burundi, Maura Clarke, violentata e uccisa in Salvador nel 1980, Santa Scorese, giovane studentessa dell’Azione cattolica assassinata a Bari nel 1991, Maria Elisabeth Macías Castro, ammazzata per aver denunciato il narcotraffico messicano nel 2011, Kayla Mueller, attivista protestante evangelica assassinata dall’Isis.
L’inserto de L’Osservatore Romano approfondisce poi l’impegno della rete di Thalita Kum contro la tratta, allarga lo sguardo oltre il cristianesimo, con un’intervista a Ilham Allah Chiara Ferrero, segretario generale della Comunità religiosa islamica e un contributo della teologa iraniana Shahrzad Housmand Zadeh. Si va indietro nel tempo, con un approfondimento sulla resistenza delle prime cristiane della storia Anna Carfora e con un articolo di Stefania Falasca su Iacopa, «la nobildonna che san Francesco chiamò “Frate”».
Dario Menor approfondisce l’ultima cena di Plautilla, esposta nel museo della basilica di Santa Maria Novella a Firenze. Lucia Capuzzi racconta il martirio delle donne impegnate nella difesa dell’ambiente dallo sfruttamento in America latina e Asia: «Da quando è stata scritta l’enciclica sulla casa comune, in media, ogni tre settimane, è stata massacrata una delle sue custodi. Tante. Sempre meno, però, dei colleghi uomini. “Probabilmente perché nei loro confronti altre armi vengono considerate parimenti efficaci. Come lo stupro. Sono tantissime le donne che l’hanno subito come “punizione” per l’impegno civile ed ecologico. “Spesso, inoltre, si privilegiano gli attacchi alla rete familiare dell’attivista, in particolare ai figli”, spiega Lorena Cozta di Front Line Defenders. E aggiunge: “Il fatto preoccupante è che la lista di omicidi eattacchi legati alla difesa della casa comune si allunga, anno dopo anno”».
Le donne, dice don Angelo Romano, rettore della basilica di San Bartolomeo sull’Isola Tiberina che ospita un memoriale dei nuovi martiri,«hanno una caratteristica, anche nelle aree più difficili, che le accomuna tutte.Quella di esporre con un immenso coraggio la propria vita mettendola a disposizione delle sorelle e dei fratelli affidati alle loro cure. Eppure sappiamo bene che proprio le donne, in contesti politici, ideologici, religiosi o di conflitto particolarmente duri, sono l’obiettivo preferito, anche a scopo dimostrativo.Eppure mostrano un coraggio eccezionale».
«Non parliamo delle donne martiri della fede per avvertire e denunciare. O per tentare di eliminare la spontanea e colpevole censura con cui la stampa mainstream occulta la loro vita, la loro scelta e la loro morte», scrive Ritanna Armeni in introduzione. «Non scriviamo di loro per compiangerle in quanto vittime sacrificali di un mondo cattivo e violento. Lo facciamo perché a noi che facciamo questo giornale, che apparteniamo a fedi diverse o siamo laiche — a tutte noi — il loro martirio non appare segno di debolezza, ma di forza, di una grande forza femminile.
Come nel passato le nuove martiri sono uccise, spesso barbaramente torturate. Come nel passato il loro essere donne le ha rese obiettivi più facili. Come in tempi lontani il loro corpo è stato sottoposto alla violenza sessuale e allo stupro. Eppure la loro testimonianza — a qualunque religione appartengano — indica una grandezza nell’affermazione della fede, una capacità di andare oltre il quotidiano, una resistenza spirituale, una forza morale, una coerenza e fedeltà alla missione affidata che merita riconoscimento e ammirazione».
E che ha un segno inconfondibilmente femminile sin nella radice più profonda. Meditando su Etty Hillesum, la giovane donna ebrea olandese morta ad Auschwitz a 29 anni, autrice di un diario pubblicato postumo assurto nel tempo ad una delle maggiori opere letterarie e teologiche del Novecento europeo, la biblista francese Anne- Marie Pelletier s’interroga: «Sarebbe indebito sottolineare che c’è in lei una nota particolare e profondamente femminile, quando passa da un “Dio che aiuta” alla sua decisione di “aiutare Dio”?». E conclude: «Bisogna forse essere donne per giungere a questo estremo di semplicità nella relazione con Dio».

Iacopo Scaramuzzi – Città del Vaticano

Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata