Dal Pellegrinaggio a Monte Sole della Fraternità Frate Jacopa di Bologna
a chiusura dell’anno dedicato a “Incontrare la Pace”
Siamo saliti a Monte Sole accogliendo la suggestione del nostro vescovo Matteo Zuppi offertaci in occasione dell’ultimo incontro del ciclo “Incontrare la pace”, tema del cammino della Fraternità Francescana Frate Jacopa. Il vescovo ci ha fatto intravedere il rischio che la comunità civile perda gli anticorpi di violenza e sofferenza che portarono a scrivere l’articolo 11 della Costituzione in cui con forza si afferma il ripudio della guerra. Ci ricordava che stiamo perdendo l’ultima generazione che ha un’esperienza diretta delle sofferenze che la guerra comporta. Perdere questa memoria rende la guerra un evento più accettabile. Diventa allora importante tornare nei luoghi che furono teatro di violenza e ne portano la testimonianza. Andare in pellegrinaggio a Monte Sole ha significato quindi fare esperienza della disumanità della guerra, “incontrare” la storia di uomini, donne, bambini, comunità cristiane che con i loro sacerdoti sono state vittime innocenti e morirono uniti perché vivevano uniti. Abbiamo incontrato la Piccola Famiglia dell’Annunziata fondata da Don Giuseppe Dossetti la cui presenza silenziosa di preghiera, riflessione e lavoro testimonia che, come scrive don Dossetti, “occorre rendere possibile, consolidare e potenziare il pensare e l’agire per la pace in nome di Cristo con il silenzio”. A Monte Sole abbiamo concluso l’anno in cui abbiamo riflettuto sulla pace e abbiamo cercato di operare come artigiani di pace, celebrando la S. Messa per la pace, presieduta da Don Francesco Pieri, consapevoli che accogliendo dal Signore Gesù la Sua pace possiamo viverla con Lui, con noi stessi, con gli altri e con la natura.
“HITLER DISSE: DOBBIAMO ESSERE CRUDELI, DOBBIAMO ESSERLO CON TRANQUILLA COSCIENZA, DOBBIAMO DISTRUGGERE TECNICAMENTE, SCIENTIFICAMENTE”.
I SUPERSTITI DELLA STRAGE RACCONTANO I GIORNI 29-30/09 E O1 OTTOBRE 1944. FURONO I PIÙ TERRIBILI, MA SI CONTINUO’ ANCHE DOPO.
“APPENA GIORNO, AVEVO CONTATO 54 GRANDI FALÒ DI CASE ISOLATE E A GRUPPI BRUCIARE INTORNO, VICINI E LONTANO. CI RIUNIMMO TUTTI SUL PIAZZALE DELLA CHIESA DI CASAGLIA. DICEMMO CHE I NAZIFASCISTI, VENIVANO PER I PARTIGIANI E QUINDI I VECCHI, LE DONNE E I BAMBINI POTEVANO STARE IN CHIESA… BUTTARONO GIÙ LA PORTA, FACEVANO VENIR FUORI TUTTI E LI PICCHIAVANO RIDENDO… IL PARROCO LO UCCISERO CON UNA RAFFICA SOPRA L’ALTARE… CI CONDUSSERO TUTTI AL CIMITERO…
DOVETTERO SCARDINARE IL CANCELLO CON I FUCILI… CI AMMUCCHIARONO CONTRO LA CAPPELLA TRA LE LAPIDI E LE CROCI DI LEGNO. LORO SI ERANO MESSI NEGLI ANGOLI E SI ERANO INGINOCCHIATI PER PRENDERE BENE LA MIRA… APRIRONO IL FUOCO E GETTARONO ANCHE BOMBE A MANO, SPARAVANO BASSO PER COLPIRE I BAMBINI. NEL CIMITERO DI CASAGLIA FURONO MASSACRATI 195 PERSONE DI 28 FAMIGLIE FRA LE QUALI 50 BAMBINI. LA NOSTRA PIETÀ PER LORO SIGNIFICHI CHE TUTTI GLI UOMINI E LE DONNE SAPPIANO VIGILARE PERCHÉ MAI PIÙ IL NAZIFASCISMO RISORGA”.
Parole semplici, chiare, incise sulla targa di marmo all’entrata del cimitero di Casaglia, località del nostro Appennino. Le ho lette più volte e mi sono chiesta come si possa sopravvivere a tanto orrore!
È la mattina del 2 giugno, una bellissima giornata illuminata dal sole tanto atteso dopo pioggia e freddo, così anomali per la primavera inoltrata.
La S. Messa è stata celebrata all’interno di un casolare ristrutturato, nello stesso luogo in cui avevano cercato rifugio le suore con i bambini poi barbaramente uccisi. Luogo-memoriale destinato all’accoglienza di chi desidera o vuole ASCOLTARE e RICORDARE
ASCOLTARE e RICORDARE, due azioni che sono essenziali per essere discepoli di Gesù e che nella vita di un cristiano fanno sì che la fede si rinsaldi e si fortifichi.
ASCOLTARE e RICORDARE per mantenere viva la fiamma della memoria perché senza memoria non si è completi.
In questa parte di mondo, al confine con la Toscana, nel punto in cui si delineava la linea gotica, ASCOLTARE e RICORDARE rappresenta l’essenza del territorio stesso.
L’ascolto si realizza nel silenzio, osservando per esempio, con gli occhi del cuore le frasi scolpite su marmi che acqua, vento, caldo non sono in grado di sbiadire, o camminando e toccando i “brandelli di muro” ancor oggi fieri testimoni di disumane atrocità, o lasciandosi trasportare dal rumore dei propri passi lungo le strade sterrate, percorse 75 anni fa anche da coloro che increduli al proprio destino, univano i loro corpi per essere più forti. La mente e il cuore nell’ascolto aprono le porte al ricordo e ci conducono per mano a rivivere indirettamente, avvenimenti, fatti, immagini come in un film di cui non siamo gli attori, ma comparse con il dovere di non dimenticare!
Nel dopoguerra, dei borghi disseminati nella zona e colpiti nel 1944, poco era rimasto ma proprio perché il trascorso non fosse inghiottito dal verde brillante delle alture, e perché nulla di quanto purtroppo vissuto potesse riproporsi con prepotenza, era necessario “ vigilare”.
In quel mondo nel quale la Chiesa era stata nella sua semplicità e povertà espressione di unione e di comunità, di fraternità non solo nel “normale” vivere quotidiano ma anche nelle difficoltà, nel dolore, nell’incapacità di comprendere gli eventi e nella morte, era fondamentale la presenza di persone che in preghiera, con il proprio lavoro, nell’incontro con l’altro consegnassero ogni giorno agli uomini del domani, lì, in quei drammatici luoghi, una reale presenza di fede, testimoniando che è nell’amore di Dio nostro Padre e nel sacrificio di Suo Figlio Gesù che si manifesta la PACE, pace del corpo e dello spirito, linfa vitale per essere LIBERI e per VIVERE in pienezza combattendo ed estirpando il seme del male.
Percorrendo a piedi o in macchina la strada che da Casaglia porta a Sperticano è possibile far visita alla “Piccola Famiglia dell’Annunziata”, congregazione fondata da Don Dossetti che ha fatto proprio questo messaggio diffondendo la sua missione anche in altre località italiane ed estere. L’ opera dei monaci e delle consorelle si svolge nel silenzio, senza clamori, ma ci sono e questo è importante.
La tecnologia li ha raggiunti come è giusto che sia ed anche ciò, se messo al servizio del bene comune, è un valido apporto.
In questa esperienza di un sabato di giugno non sono sola, sono in compagnia di amici, di fratelli e fra questi vi è una donna oramai novantenne, che racconta con dovizia di particolari il suo essere stata una giovane del luogo nel 1944, aveva sedici anni. Io sono senza parole, altri pongono qualche domanda, ma ancora una volta nonostante il racconto, è il silenzio il protagonista.
La storia ci insegni ad individuare i nostri errori, Dio nostro Padre ci aiuti e ci sostenga a costruire un mondo in cui l’amore sia amore condiviso e non egoismo o individualismo.
Annarita Maini
ISSN 1974-2339