Risonanze dalla Giornata Nazionale per la Custodia del Creato

giornata creatoSabato 5 settembre 2015, presso il Conference Center allestito fra i numerosi padiglioni dell’ Expo a Milano, ho trascorso due ore fitte fitte a riflettere su un tema visto da prospettive e competenze diverse, con voci decisamente appassionate e autorevoli e ho raccolto la sfida a non tenere per me ciò che ho ascoltato al Convegno dal titolo “Rinnovare l’umano per custodire il Creato” .
Al convegno sono intervenuti Mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro; Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente; Simone Morandini, Fondazione Lanza; Pierluigi Malavasi, Alta Scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica; fra Roberto Lanzi, comunità monastica di Siloe.
Ad accoglierci Mons. Fabiano Longoni, Direttore Ufficio per i problemi sociali e il lavoro Cei che ha introdotto e efficacemente portato a conclusione le tematiche affrontate.
Il Vescovo Santoro, forte della sua lunga esperienza prima in terra brasiliana e ora nella città ferita di Taranto, ci ha fatto riflettere su come- “Tutto è connesso, tutto è in relazione” – ha detto Mons. Santoro – e su come «non dobbiamo considerare i problemi in modo separato. Per questo la parola chiave è ecologia; un’ecologia ambientale, sociale e culturale, che parta dall’ascolto della realtà. Un’ecologia integrale, quindi, come ci richiama papa Francesco, che può aiutarci a superare l’individualismo e ad affrancarci dal dominio tecnocratico. Solo così saremo capaci di un nuovo stile di vita rispettoso del creato».
Ambiente, lavoro, salute, cultura, progresso nell’ottica di uno sviluppo integrale… ok, fin qui tutto chiaro, mi ritrovo in perfetta sintonia con il mio sentire, ma che altro ci verrà proposto adesso, pensavo e, già un po’ stanca, mi preparavo a… riposarmi un po’ pensando che avrei ascoltato “le solite frasi fatte” e invece mi ha subito creato una forte emozione la sincera ammissione da parte del Ministro dell’ambiente che la discesa in campo del Pontefice con la sua Enciclica, affiancato dall’impegno dei Vescovi, ha prodotto una grande eco fra “gli addetti ai lavori”.
Mi sono così messa di nuovo in attento ascolto e ho trovato il suo discorso in piena consonanza con la visione precedentemente espressa. Così potrei dire che le parole pronunciate dal Ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti mi hanno fatto riflettere, indubbiamente perché non scontate da parte di una “autorità”: «L’ambiente, la terra, il creato non si salvano se si trovano le intese, i punti di equilibrio, se si contemperano i diversi interessi. L’ambiente ed il creato si salvano se esiste una spinta morale e politica fortissima, se estiste un impegno delle coscienze, una assunzione di responsabilità nei confronti delle future generazioni».
In estrema sintesi ciò che ho maturato dalle riflessioni del portavoce di profonde e significative esperienze (quali quelle realizzate presso la Fondazione Lanza) Simone Morandini, è che non possiamo prenderci cura della terra senza costruire una società giusta!
Mi ha interessato inoltre sapere che esiste, diretta da Pierluigi Malavasi, una Alta Scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica. Ho sempre creduto che fosse importante educare i giovani a prendersi cura del Creato e ho sempre pensato che l’educazione fosse fondamentale per costruire il futuro; è importante sapere che esiste persino una struttura dove poter acquisire le competenze scientifiche per farlo!
Ho anche capito che è sempre più urgente un profondo ripensamento sui nostri stili di vita, una intelligente inversione di tendenza e la visione di una vita autenticamente sostenibile, come, del resto, già attuato presso stupende realtà, ad esempio quella del monastero di Siloe di cui ci ha parlato fra Roberto Lanzi, non sono realtà impossibili!
L’attenzione all’ambiente e la giustizia non possono essere disgiunti!
Si tratta di raggiungere realmente un’ecologia integrale che non sacrifichi al profitto la salute del pianeta. Con tante nostre piccole scelte quotidiane e concrete possiamo salvare il pianeta ricordando che ciascuno ha un “munus” ovvero un debito verso l‘altro: l’uomo deve imparare a custodire e non a sentirsi proprietario del Creato! Mi auguro che questa consapevolezza (della quale in verità il mondo francescano da molto tempo si è fatto portavoce), stia diventando realmente patrimonio di tutti gli uomini, come auspicato a più voci in questo Convegno.

Chiara Zanardi