Per noi cristiani è fondamentale stabilire una comunione con Gesù Cristo: in Lui, volto del Padre, presenza piena della Trinità, noi incontriamo Dio; accogliendo Lui in noi, accogliamo la vita di Dio: in Lui abbiamo la vita, in Lui il senso e la speranza della vita. È molto utile per noi guardare anche la vita dei Santi: realizzando in loro la santità, la vita nuova animata dallo Spirito Santo, in loro si manifestano vari aspetti di Dio: la misericordia, la pietà, la capacità di illuminare la vita dell’uomo… Nella vita di S. Francesco troviamo continuamente il suo proposito di assomigliare a Cristo Gesù. Di lui il biografo, dopo l’impressione delle Stimmate, scrive: “stava per essere trasformato tutto nel ritratto visibile di Cristo Gesù crocifisso” (FF 1225).
Quindi comprendere i vari aspetti della persona di S. Francesco è importante e ci rimanda ad una miglior conoscenza di Gesù Cristo. Prendendo in mano gli Scritti di S.Francesco, e solo negli Scritti, troviamo che di frequente, vicino al suo nome pone l’aggettivo “piccolino”. Al termine del suo Testamento (FF 131) scrive: “Ed io, frate Francesco piccolino, vostro servo, per quel poco che io posso, confermo a voi, dentro e fuori questa santissima benedizione”. Soprattutto nelle lettere, quando vuole presentarsi a coloro ai quali si rivolge, usa questo aggettivo. A conclusione della Lettera ai fedeli (seconda recensione, FF 206): “Io, frate Francesco, il più piccolo servo vostro, vi prego e vi scongiuro nella carità che è Dio, e col desiderio di baciarvi i piedi, che queste parole e le altre del Signore nostro Gesù Cristo, con umiltà ed amore le dobbiate accogliere ed attuare e osservare”.
Nella Lettera ai Reggitori dei popoli, all’inizio, quando si presenta, scrive: “A tutti …ai quali giungerà questa lettera, frate Francesco, vostro servo nel Signore Dio, piccolo e spregevole, a tutti voi augura salute e pace” (FF 2010). Nella Lettera appassionata a tutto l’Ordine, quando raccomanda l’osservanza della Regola, scrive: “Io, frate Francesco, uomo inutile e indegna creatura del Signore Iddio” (FF 231). Ed ancora nello scritto “Ultima volontà” indirizzato a S. Chiara e tramandato a noi dalla santa che lo inserisce nella sua Regola: scrive: “Io frate Francesco piccolo, voglio seguire la vita e la povertà dell’Altissimo Signore nostro Gesù Cristo e della sua santissima Madre” (FF 140). Ora una tale insistenza non può non denotare una precisa consapevolezza. E non è un sentirsi un niente, un vivere una vita senza senso, una vita da buttare: infatti negli stessi Scritti S. Francesco denota una energia formidabile nella difesa di quello che scrive che sono parole di vita.
Per comprendere la piccolezza che ripetutamente S. Francesco si attribuisce andiamo alla Parola di Dio. Qui incontriamo la figura di Maria. Nel suo Cantico che raccoglie la manifestazione di quello che Lei pensava di se stessa, Maria proclama: “L’anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc 1,46). Dio ha guardato all’umiltà di Maria (possiamo dire: Dio vede che Maria è piccolina) e perciò può fare in Lei “Grandi cose!”. L’umiltà di Maria è apertura totale ad accogliere le meraviglie di Dio, a diventare strumento del disegno di Salvezza che la misericordia di Dio vuole realizzare a favore della umanità. L’umiltà, la piccolezza di Maria diventa disponibilità totale all’opera di Dio e diventa benedizione, dono prezioso per tutta l’umanità. La sua piccolezza sarà anche il motivo per cui “tutte le generazioni mi diranno beata!”. Credo che qui troviamo anche il fondamento della gloria che il nostro padre S. Francesco ha ricevuto in tutti i secoli dentro la Chiesa ed anche tra tutti gli uomini di tutte le razze e religioni.
Che senso dare dunque al sentirsi “piccolino” nel vissuto di S. Francesco? Possiamo affermare, illuminati dalla esperienza di Maria, di trovarci di fronte alla definizione di chi è veramente l’uomo nel disegno di Dio: l’uomo è un essere “piccolino” alla presenza di Dio Altissimo Creatore, ma la sua dignità è grande perché lo stesso Altissimo lo riempie dei suoi doni e lo innalza a portare ai fratelli la sua parola e il suo amore misericordioso. E Francesco si fa linguaggio di questo annuncio salvifico.
p. Lorenzo Di Giuseppe