Mario Toso *

Il Magistero sociale dei pontefici sollecita la carità e le virtù umane per una politica al servizio dei diritti umani e della pace. Ogni cristiano è chiamato alla carità, nel modo della sua vocazione e secondo le sue possibilità d’incidenza nella “polis”. Quando la carità lo anima, l’impegno per il bene comune ha una valenza superiore a quella dell’impegno soltanto secolare e politico.
L’azione dell’uomo sulla terra, quando è ispirata e sostenuta dalla carità, contribuisce all’edificazione di quella universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana. È un programma nel quale si possono ritrovare tutti i politici, di qualunque appartenenza culturale o religiosa che, insieme, desiderano operare per il bene della famiglia umana. Praticando quelle virtù umane che soggiacciono al buon agire politico: la giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà.
Occorre farsi una visione più completa della questione della partecipazione in democrazia attraverso un excursus sulla stessa Dottrina o Insegnamento sociale della Chiesa. La democrazia cresce con l’uso della partecipazione. Impoverisce se diventa un insieme di processi formali, burocratici, procedure senza anima. In essa non ci può essere una sistematica frustrazione del sogno e della profezia. La democrazia non può ridursi ad un insieme di processi incapaci di ascoltare tante realtà associative. La democrazia si atrofizza, diventa un nominalismo, una formalità, perde rappresentatività. Lascia fuori il popolo, i poveri, nella costruzione del bene comune, nella lotta quotidiana per la dignità, nell’approvazione delle leggi.
In una prospettiva di una democrazia sostanziale, partecipativa, deliberativa, inclusiva, ci si chiede nel Documento preparatorio della cinquantesima Settimana Sociale dei cattolici in Italia – al cuore della democrazia#PartecipareTraStoriaeFuturo, Trieste (3-7 luglio 2024) –, quale coinvolgimento, oltre alla gente comune, è dato agli immigrati? Questi sono, oltre che accolti, promossi ed integrati?
Nonostante tante frustrazioni, delusioni rispetto ad una democrazia con luci ma con non poche ombre, nella società italiana si legge il desiderio di una ripartenza, verso una nuova cittadinanza fondata sul contributo di tutti.
Rispetto a ciò sollecita la stessa enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti”. Il Documento preparatorio della prossima Settimana sociale definisce una tale enciclica un abecedario, ove i cristiani possono trovare le prime lettere dell’alfabeto politico, in un contesto socioculturale in cui siamo tutti un po’ “analfabeti funzionali”. Ma se si ha a cuore la partecipazione come dinamica della rivitalizzazione della democrazia bisognerà generare reali occasioni in cui prendere la parola, proporre, ascoltarsi, condividere, immaginare con riferimento alle grandi questioni: il potere, l’educazione, la dimensione pratica della carità, la responsabilità della cura dei luoghi e dell’ambiente, l’immaginazione politica. Al termine dell’elenco si pone nel Documento preparatorio una finestra con alcune domande. Tra queste la prima mi pare di particolare rilevanza per la partecipazione nella democrazia e per la nostra riflessione. È bene evidenziarla, per non perdersi in un discorso vago.
Ecco la prima domanda: “Ci siamo ritirati nel sociale, nell’impegno civile e di volontariato abbandonando la presenza in politica. Come recuperare questo spazio di presenza e di impegno?”.
Si tratta di una domanda per nulla banale che, però, espressa com’è, lascia in ombra il problema della partecipazione politica attraverso i partiti. La partecipazione attraverso i partiti sembra essere divenuta, in non pochi ambiti, quasi un tema tabù, per la sua delicatezza, per le questioni che implica. E, tuttavia, è un tema che non può essere evaso, allorché, come appare nel Documento preparatorio, ci si ripropone di andare al cuore della democrazia mediante la partecipazione.
La politica quando non abbia come sua direttrice la fraternità non si impegna fattivamente per la promozione del bene comune, del bene di tutti, specie per i meno abbienti, gli emarginati, i giovani, le donne. Spesso si trasforma in uno strumento di lotta per un potere asservito a interessi individuali e settoriali, in un tramite di conquista di posti e di spazi, più che di gestione efficace e giusta della cosa pubblica. Perché la politica rimanga sé stessa, ossia una delle forme più alte della carità, dev’essere liberata rispetto al suo asservimento da parte dell’economia e della finanza che assolutizzano il profitto. Quest’ultima va riformata affinché si possa usufruire di quel bene pubblico che sono i mercati liberi, stabili, trasparenti, «democratici», non oligarchici, funzionali alle imprese, ai lavoratori, alle famiglie, alle comunità locali.
Dal primato dell’economia sulla politica si deve passare al primato del bene comune sull’economia. La democrazia politica presuppone che si realizzi simultaneamente una democrazia sul piano economicosociale. In vista di ciò è fondamentale l’abbattimento delle cause strutturali della povertà, il superamento dei piani meramente assistenziali, specie mediante politiche che distribuiscano equamente le entrate e consentano l’accesso per tutti al lavoro, all’istruzione, all’assistenza sanitaria.
Il lavoro libero e creativo, partecipativo e solidale, è antidoto alla povertà, è titolo di partecipazione. Contro una democrazia sociale e partecipativa si pongono le molteplici forme di corruzione capillarmente diffuse, nonché l’aumento di organizzazioni criminali che, logorando in profondità la legalità e la giustizia, colpiscono al cuore la dignità delle persone. Si tratta di organizzazioni che offendono gravemente Dio, danneggiano i fratelli e depauperano il creato.
Ebbene, a fronte dei problemi accennati non si deve rimanere immobili ed indifferenti. Per poter vivere in armonia e in pace, la nostra umanità necessita di un supplemento di fraternità non solo proclamata, ma sperimentata, ossia concretizzata in buone pratiche. La fraternità va coniugata in molti ambiti, a cominciare dalla famiglia domestica per giungere fino alla famiglia dei popoli, avvolta da una fitta rete di comunicazioni e di interconnessioni che, come ha affermato Benedetto XVI, rendono certamente più vicini.

* Vescovo di Faenza Modigliana,
Membro della Commissione Episcopale per i problemi
sociali e il lavoro, la giustizia e la pace

CHIESA E DEMOCRAZIA

Il nuovo volume di Mons. Mario Toso, per avvicinarsi e arrivare preparati alla prossima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia “Al cuore della democrazia” (Trieste, 3-7 luglio 2024). L’interessante excursus sulla Dottrina sociale della Chiesa tracciato da Mons. Toso in “CHIESA E DEMOCRAZIA” offre un importante aiuto per farsi una visione più completa della questione della partecipazione in democrazia.

La democrazia non è una conquista definitiva, come anche la pace. Intimamente connessa con la vita morale dei popoli, la loro percezione dei valori, emerge storicamente nello spazio e nel tempo, con configurazioni istituzionali che ne ricalcano progressi o regressioni. Riceve propulsione etica, culturale dalle società civili e da rappresentanti adeguatamente preparati. La democrazia sostanziale, partecipativa, rappresentativa e deliberativa dipende dalla capacità dei popoli di costruirsi incessantemente come convivenza animata dalla fraternità, dalla verità, dalla libertà, dalla giustizia sociale e dalla solidarietà. Il dialogo religioso apporta maggiore unità morale e culturale. Non può mancare nel mondo un’autorità politica che orienta la tecnologia, compresa l’intelligenza artificiale, al bene comune universale.

Il volume può essere sempre richiesto alle Edizioni Società Cooperativa Sociale Frate Jacopa
– Tel. 3282288455 – info@coopfratejacopa.it
– ISBN 9788894399196 – Pagg. 272, Prezzo € 20,00.

Il Cantico
ISSN 1974-2339
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