Non si contrasta una pandemia senz’acqua, questo è un fatto concreto. In queste giornate di preoccupazione per i tanti in prima in linea e per noi stessi, ci pare naturale compiere semplici gesti necessari: aprire il rubinetto, lavarci le mani, igienizzare la nostra casa. Per chi vive in regioni e in città ricche di acqua, è normale avere a portata di mano un’acqua sicura e buona anche da bere. Sappiamo che non è così per tutti né ovunque nel mondo e nemmeno in Europa.
L’attuale emergenza sanitaria ci sollecita dunque a soffermarci sulla centralità vitale dell’acqua: che non sia un bene come gli altri forse oggi è più chiaro, che averne accesso sia una precondizione necessaria per la protezione della vita e di altri diritti, come quello alla salute, emerge oggi anche nei paesi che non soffrono di siccità o di esclusione nell’accesso alle risorse idriche. Dobbiamo cioè tornare a riflettere sui due piani su cui si gioca la questione dell’accesso all’acqua: quello climatico/ambientale e quello politico.
«Acqua e cambiamenti climatici» è stato il tema della Giornata Mondiale dell’Acqua ONU che abbiamo celebrato lo scorso 22 marzo. Questo è anche il titolo del Rapporto mondiale delle Nazioni Unite sulle sviluppo delle Risorse Idriche nel 2020, uscito in questi giorni.
Tre sono i messaggi principali su cui siamo invitati a soffermarci. Il primo: non possiamo permetterci di aspettare. Il coronavirus ci ha messo di fronte a un’emergenza reale, urgentissima: l’impatto che l’uomo ha sul pianeta si deve ridurre e in fretta.
L’attuale distruzione degli ecosistemi è una grave minaccia per la salute umana e del nostro pianeta. Il 75% dell’ecosistema terrestre e il 66% di quello marino sono stati modificati dall’impatto antropico, secondo il Rapporto 2019 sulla biodiversità dell’IPBES (Intergovernamental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services dell’ONU). Per quanto riguarda le acque di superficie, sono più di 800.000 le dighe che cambiano il corso del 60% dei fiumi del pianeta. Come sarà possibile per l’umanità sopravvivere senza la salvaguardia delle risorse idriche e l’accesso ad acqua dolce ?
Non è un caso che il decennio 2021-2030 sarà dedicato dalle Nazioni Unite al ripristino e alla ricostituzione degli ecosistemi (Decade on Ecosytem Restoration).
Secondo messaggio: combattere il cambiamento climatico. Qui l’acqua gioca un ruolo chiave ed è parte della soluzione, perché la salvaguardia del ciclo naturale dell’acqua e la sua gestione efficiente sono azioni fondamentali per mitigare l’impatto degli eventi estremi come alluvioni e siccità, così come la protezione delle zone umide incrementa l’assorbimento di anidride carbonica, per fare solo due esempi.
Il terzo appello delle Nazioni Unite è: ognuno ha un ruolo da svolgere, un ruolo politico nel senso più alto. Oggi la domanda è: come ricostruire la polis, la futura città dell’uomo? Quali saranno i suoi confini?
Governo locale e governo globale dovranno essere rifondati e interconnessi. La regolazione di beni e servizi essenziali per la salute umana come l’acqua, potrà continuare a non essere normata a livello sovranazionale? Servono regole globali condivise e leggi nazionali sull’acqua che la garantiscano come diritto umano, riconosciuto nel 2010 dalle Nazioni Unite e ancora largamente disatteso dagli Stati. Da quanti anni proponiamo e presentiamo la proposta di un Protocollo internazionale sull’acqua, da quanto tempo chiediamo una legge quadro in Italia?
Anche le nostre città sono in gioco, il nostro governo locale. Non siamo in grado di prevedere se il fenomeno dell’inurbamento della popolazione continuerà a crescere come era previsto, o in che modo torneremo a fruire dei servizi, delle bellezze, della vita sociale delle nostre città. Ma una cosa è chiara: le città dovranno continuare a individuare strumenti e modalità per garantire a tutti i suoi abitanti i servizi necessari, e in particolare l’accesso universale all’acqua. L’urgenza della sostenibilità dovrà avere uno sguardo ampio che tenga insieme politiche ambientali e sociali, di protezione dei diritti umani e di accesso equo alle risorse. La salute in pericolo ci sta indicando questa strada.
Sono profonde le disuguaglianze che il COVID-19 sta evidenziando: le popolazioni che vivono in paesi in cui l’accesso ai servizi igienico-sanitari e all’acqua non è garantito sono destinate a un disastro umanitario, come le aree marginali delle megalopoli mondiali e i campi profughi. Anche in Italia le fasce più vulnerabili, i migranti ammassati in strutture inadeguate, le persone senza fissa dimora sono quelle più a rischio.
Le nostre città sono chiamate con forza ad essere sempre più inclusive, sicure, resilienti. L’acqua è un driver fondamentale per la realizzazione di questi obiettivi e le città, proprio per il loro ruolo di acceleratori di politiche, dovrebbero tracciare un piano d’azione per dare concretezza all’accesso universale all’acqua.
Abbiamo una proposta per le città italiane: l’adozione, attraverso una Delibera, della «Carta delle Città per il Diritto Umano all’Acqua» che definisca un programma di impegni percorribili, individuando le azioni più adatte al proprio contesto specifico. Qualche esempio: assicurare a tutti i 50 litri gratuiti per persona al giorno raccomandati dall’OMS, promuovere bonus idrici per le famiglie a basso reddito, ampliare l’istallazione di erogatori pubblici di acqua come proposto da una Direttiva Europea in fase di adozione. E molto altro, comprese forme di partecipazione della cittadinanza in spazi consultivi.
Diverse città italiane stanno valutando questo possibile impegno.
Anche ognuno di noi può agire: riduciamo lo spreco quando ci laviamo, riscopriamo l’acqua di rete e beviamola con fiducia restando a casa, riducendo i rifiuti di plastica e le emissioni di CO2. Le azioni praticabili sono molte.
Ma soprattutto questa emergenza ci chiede di diventare cittadini attivi, consapevoli, informati sulle politiche ambientali e sulla salute messe in atto dalle nostre amministrazioni. La pandemia sta evidenziando il valore inestimabile delle nostre strutture sanitarie pubbliche, che dovranno essere rinforzate. Lo stesso vale per la nostra acqua, bene indispensabile per la vita, bene da proteggere attraverso modelli di gestione a totale controllo e carattere pubblico, i cui utili sono destinati a investimenti migliorativi del servizio a favore di ogni persona, così come dovrebbe accadere con il servizio sanitario nazionale.
Acqua, ambiente, salute: c’è molto da fare, possiamo farlo, il futuro dipende da noi.

Cinzia Thomareizis
Segretario CICMA
(Comitato Italiano Contratto Mondiale Acqua)

Info Carta delle Città per l’Acqua:
www.contrattoacqua.it
Info Protocollo Internazionale per il Diritto Umano
all’Acqua: www.waterhumanrighttreaty.org

Il Cantico 
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata