Nel Cile una storia d’acqua emblematica

Costanza Bosi

Avere un figlio appassionato di America latina dove vive e viaggia per lunghi periodi, ha significato interessarsi e essere coinvolti da cosa accade dall’altra parte del mondo.
In particolare abbiamo “conosciuto” i Mapuche, di cui, a Santiago,Angelo ha studiato la lingua e la cultura vivendo poi una breve esperienza presso di loro.
Mapuche significa gente della terra, sono il popolo indigeno che è riuscito a resistere all’invasione degli spagnoli e dei coloni, vive tra il Cile e l’Argentina lottando per non essere cacciato dalla terra e mantenere la propria cultura. I mapuche si prendono cura della terra, non la sfruttano e hanno un’agricoltura familiare ora minacciata.
InAraucanía, zona cilena deiMapuche soffrono il problema dell’acqua: le imprese forestali delle multinazionali hanno comprato l’acqua e la utilizzano per la monocultura di pino e eucalipto, completamente fuori contesto, e lasciano senz’acqua la comunitàMapuche.
Come è possibile comprare l’acqua? Comprare fiumi o parti di fiumi assetando chi è lontano dalla sorgente? In Cile si può, lo garantisce la Costituzione, ho scoperto leggendo un articolo di Fernando Ayala, economista che lavora nel Dipartimento per lo sviluppo strategico dell’Università del Cile e come consulente esterno della FAO.
In Cile, la proprietà privata dell’acqua è garantita dalla Costituzione.
La Costituzione in vigore oggi in Cile è stata redatta e approvata sotto la dittatura militare di Augusto Pinochet, nel 1980 e fornisce il quadro giuridico dell’attuale sistema neoliberista estremo in vigore in Cile consentendo un processo di privatizzazione di alcuni servizi essenziali, tra cui l’acqua e quelli ad esso connessi.
È vero che in molti Paesi esiste il mercato dell’acqua, ma sempre temporaneo, soggetto a leggi e non in perpetuo, come invece nel caso cileno in cui una legge tutta rivolta al mercato ha consegnato l’acqua del Cile alla grande finanza speculativa, a discapito di una popolazione intera.
Negli anni ci sono stati tentativi di cambiare questa norma per arrivare a dichiarare l’acqua “bene pubblico”, ma si è incagliata in Parlamento a causa delle forti lobby delle aziende forestali, minerarie e agricole. Così ha affermato mons. Luis Infanti della Mora, vescovo del vicariato apostolico di Aysén, nel sud del Paese, che ha scritto una lettera pastorale dal titolo emblematico.
“Dacci oggi l’acqua quotidiana” e ha denunciato i poteri che stanno frenando i cambiamenti più profondi.
Oggi c’è una speranza, dichiara il vescovo: “Una riforma della Costituzione per cambiare le regole della gestione dell’acqua, sarebbe un segnale davvero potente per facilitare profondi cambiamenti anche in altri ambiti della società”.
Ricordiamo le notizie di ottobre 2019, poche in realtà sui nostri media, che raccontavano le rivolte scoppiate in Cile per l’aumento della tariffa della metropolitana, ma che avevano il fine di mettere in discussione il modello sociale, politico ed economico che sta regnando da quasi cinquant’anni. Nato con la dittatura di Pinochet, è stato poi avallato e anzi rafforzato dai successivi governi democratici.
Da questa protesta si è arrivati al plebiscito dell’ottobre scorso in cui i cileni hanno dichiarato la volontà di una nuova Costituzione e di scegliere i costituenti.
È nella nuova Costituzione, dice il vescovo, che devono essere inseriti i diritti sull’acqua.
Per approfondire le notizie giunte da Santiago sul problema dell’acqua, ho letto dal sito del Centro di ateneo per i diritti umani Antonio Papisca dell’Università di Padova, un articolo del 26 agosto 2020 in cui riportava le osservazioni del relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari.
Affermava che il governo cileno non deve privilegiare le piantagioni di avocado ed i generatori elettrici a svantaggio del diritto alla salute e all’acqua dei suoi cittadini e le imprese dovrebbero affrontare l’impatto negativo delle loro operazioni su questi diritti. Questi due progetti potrebbero mettere a rischio la fornitura d’acqua sufficiente per le persone.
Il progetto dell’Alto Maipo nelle Ande prevede la costruzione di una mega centrale idroelettrica che parte dal settore montuoso di El Volcán, e termina nel settore Las Lajas sulla sponda del fiume a nord del fiume Maipo, e potrebbe non solo ridurre la risorsa primaria di acqua potabile per i residenti di Santiago del Cile, ma pure peggiorare la qualità dell’aria nella capitale.
Mai sono state valutate le conseguenze del cambiamento climatico da nessuno degli enti coinvolti, denunciano le associazioni contrarie al progetto. E nel gennaio scorso ci sono state frane causate dalla deforestazione necessaria per realizzare il progetto.
Il secondo progetto cileno prevede di privilegiare le piantagioni di avocado di cui il Cile è uno dei maggiori esportatori. Nella zona di Valparaiso, a nord di Santiago ci sono immense piantagioni di avocado che necessitano molta acqua. Tutta l’acqua va a queste piantagioni lasciando a secco gli abitanti e i piccoli contadini. Infatti dal 2016 ai residenti vengono destinati 50 litri d’acqua per persona al giorno; l’acqua viene consegnata in autocisterne non certificate e a volte è così poco sicura da provocare diarrea nei bambini.
In questo periodo poi i 50 litri non rispondono all’esigenza di un frequente lavaggio delle mani per prevenire la diffusione del virus come raccomanda il Ministero della Salute del Cile.
Intanto però il governo continua a concedere nuovi diritti sull’acqua alle compagnie agricole e non è riuscito a controllare l’uso illegale ed eccessivo di acqua da parte delle aziende di avocado.
Concludendo, cosa possiamo fare noi? Intanto non compriamo avocado le cui piantagioni causano inquinamento e sfruttamento dell’acqua a svantaggio delle comunità e provocano ingiustizie e soprusi verso chi protesta per la mancanza di acqua . La domanda europea èmolto alta, va dimoda aggiungere avocado nelle nostre insalate e toast, presentato e pubblicizzato come alimento sano, nutriente, ricco dei cosiddetti “grassi buoni” perché vegetali, e vitamine, aiuta ad abbassare il colesterolo e a regolare la funzione del cuore. Ma noi possiamo comprare altro.
Inoltre manteniamo viva l’attenzione verso i cambiamenti politici in Cile, la Costituente e il lavoro che dovrà realizzare. Spesso il Cile viene presentato in maniera positiva perché è un paese col PIL alto, ma ciò nasconde grandi disuguaglianze. l’acqua ne è un esempio lampante: uno studio della UDLA (Universidad de las Americas) rivela che 1% dei proprietari dei diritti d’acqua concentra il 79% del volume totale disponibile. La ricchezza è in mano a pochi mentre alla maggior parte della popolazione non sono riconosciuti i diritti. Non lasciamoci ingannare.

“Araucanfa”. Disegno di Angelo Tognetti.

Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata