Giulio Albanese

In questi giorni sto leggendo e rileggendo l’enciclica “Fratelli Tutti” di papa Francesco. Trovo il testo profetico e di grandissima attualità.
Fin dalle prime battute si evince una lettura attenta dei segni dei tempi, perfettamente in linea con il metodo ermeneutico proposto dal Concilio. Da parte del pontefice vi è la straordinaria capacità di sapere rendere intelligibili le grandi sfide del nostro tempo alla luce della Parola di Dio, perfettamente in linea con il magistero dei suoi predecessori. Personalmente, ho colto un fortissimo legame tra il documento programmatico del pontificato di Paolo VI, Ecclesiam Suam, e questa enciclica aperta ad un dialogo a trecentosessanta grandi per affermare una fratellanza universale. «In una società pluralista – scrive papa Francesco – il dialogo è la via più adatta per arrivare a riconoscere ciò che dev’essere sempre affermato e rispettato, e che va oltre il consenso occasionale» (FT 211).
Da rilevare che l’ enciclica, disvela in dissolvenza la teologia del Regno, andando oltre i confini della realtà ecclesiale e affermando i valori della pace, della giustizia, della condivisione, della solidarietà, della difesa dell’ambiente… Ma non in modo astratto!
Leggendo l’enciclica, ci si sente chiamati ad una decisa assunzione di responsabilità, sia sul piano individuale che collettivo, di fronte a nuove tendenze ed esigenze sulla scena internazionale. Bisogna passare dalle parole ai fatti.
Il ruolo effettivo della fraternità è dirompente poiché, come ha commentato il cardinale Pietro Parolin, «si lega a concetti nuovi che sostituiscono la pace con gli operatori di pace, lo sviluppo con i cooperanti, il rispetto dei diritti con l’attenzione alle esigenze di ogni prossimo, sia esso persona, popolo o comunità».
Importantissimo è il risalto che papa Francesco dà ai leader religiosi e alle differenti tradizioni religiose, per promuovere un mondo più fraterno e per creare un’amicizia sociale che dovrebbe aiutarci a comprendere che siamo tutti sulla stessa barca. È evidente che questa enciclica è un antidoto contro i totalitasmi dilaganti, i biechi sovranismi, regionalismi e nazionalismi oggi molto di moda. Un indirizzo che dal mio modesto punto di vista trova il suo fondamento laddove il pontefice scrive: «Non posso ridurre la mia vita alla relazione con un piccolo gruppo e nemmeno alla mia famiglia, perché è impossibile capire me stesso senza un tessuto più ampio di relazioni: non solo quello attuale ma anche quello che mi precede e che è andato configurandomi nel corso della mia vita».
Una cosa è certa: papa Francesco è uno straordinario leader spirituale, ma anche un grande politico nell’accezione più nobile della parola, perché ha a cuore la “Res publica” dei popoli, il bene comune dell’umanità, trovando peraltro grande ispirazione anche nel carisma del Poverello di Assisi. Questo testo magisteriale di papa Francesco dovrebbe essere letto e studiato da credenti e non credenti, perché il papa parla all’umanità!
Grazie papa Francesco.