Sintesi relazione introduttiva-Venerdì 13 settembre 2013

creatojpegIn un tempo di crisi ecologica multidimensionale, che mette a rischio la vivibilità del pianeta per le future generazioni… custodire il creato è imperativo qualificante per la coscienza credente da Giovanni Paolo II, a Benedetto XVI a Francesco (si pensi all’omelia programmatica del 19 marzo 2013: “La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo”)…
Ed in particolare per le famiglie, in quanto: • luoghi di scoperta del legame con le generazioni future e della responsabilità che abbiamo nei loro confronti (“Dobbiamo però avvertire come dovere gravissimo quello di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch’esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla”, Caritas in Veritate, 51);
• luoghi di crescita della vita, ma anche di scoperta dell’ampiezza di quella “prima originaria donazione” (Centesimus Annus, 37), che essa porta in sé e che precede ogni nostro agire;
• luoghi in cui si apprende quella “cura della casa” che costituisce la matrice fondamentale dell’attenzione eco-logica: Benedetto XVI sottolineava che il pianeta costituisce per la famiglia umana ciò che la casa è per le nostre famiglie (“La famiglia ha bisogno di una casa, di un ambiente a sua misura in cui intessere le proprie relazioni. Per la famiglia umana questa casa è la terra, l’ambiente che Dio Creatore ci ha dato perché lo abitassimo con creatività e responsabilità”, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2008, 7);
• spazi privilegiati, insomma, di un’educazione alla custodia del creato, di una formazione in cui si apprende a coglierne tutta la rilevanza.
D’altra parte, la custodia del creato esige una responsabilità attiva, che coinvolge una pluralità di soggetti:
– Istituzioni (locali, nazionali, sovranazionali);
– Mondo della produzione e della ricerca;
– Consumatori. Quest’ultimo lemma è di particolare rilievo per le famiglie ed orienta ad un rinnovamento degli stili di vita, nel segno dell’ecosufficienza e dell’ecoefficienza.
In quest’ultima area si apre, dunque, uno spazio di particolare rilievo per buone pratiche delle famiglie, da far crescere e valorizzare. Deve, infatti, “partire dall’interno delle stesse famiglie la possibile via per vivere città più pulite e sostenibili” (Documento preparatorio della 47a Settimana Sociale, 25):
• Una sobrietà del consumo (ed un sostegno alle reti che operano in tal senso), in particolare per beni ambientalmente sensibili, come l’acqua e l’energia (risparmio, efficienza, fonti rinnovabili);
• Una lotta allo spreco, che intreccia sostenibilità e solidarietà;
• Un’attenzione per il commercio equo e solidale.
La famiglia si riscopre qui come comunità di corresponsabilità, che progetta assieme la propria forma di vita, resistendo alle facili logiche del consumismo e della pubblicità, per privilegiare invece la qualità delle relazioni e l’amore per la bellezza. Un modo di confessare che non è la molteplicità dei beni che da sapore all’esistenza, ma l’amore sperimentato e vissuto, nel quale traspare quell’Amore che ci porta e che ci fonda.
Due aree di particolare rilievo:
l’abitare (riscaldamento ed illuminazione, ma anche struttura dell’abitazione);
– la mobilità (oltre la cultura dell’auto privata personale, per forme alternative – dai mezzi pubblici al car sharing).
In esse si esprime anche una responsabilità per la città, i suoi beni e gli spazi pubblici, “nella consapevolezza che il rispetto dell’ambiente e quello delle persone sono profondamente interconnessi” (Documento preparatorio della 47a Settimana Sociale, 25).

Prof. Simone Morandini
Fondazione Lanza, Padova

Rimandiamo a www.settimanesociali.it per il testo completo della relazione.