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CONVEGNO LA FEMMINILITÀ
Non è la disabilità il problema

Sono la più giovane relatrice in questo convegno, e non qualificata come le mie correlatrici, ma per me è un onore e un piacere avere l’opportunità di parlare della donna come della figura che difende la vita. È risaputo ed è evidente che le donne sono molto più forti degli uomini, intendo emotivamente: sanno risolvere al meglio ogni situazione, mentre l’uomo molto spesso, di fronte a eventi gravi o destabilizzanti, cade subito nel panico. La donna da sempre ha la funzione di vincastro familiare, è colei che tiene unita e salda la famiglia, risolvendone i vari problemi.

Non posso non citare mia madre, come vero esempio di mulier fortis, di colei che ha accettato una figlia disabile e nel dolore è riuscita ad aiutarmi ad accettare io stessa la difficile condizione di disabile e nello stesso tempo di essere donna. Ed è proprio a nome delle donne portatrici di handicap, o di donne in condizioni problematiche, che mi sento in dovere di parlare, in quanto anche loro hanno il diritto di trovare il loro posto nella società, di emanciparsi e di scoprire la loro femminilità, senza vergognarsene e senza sentirsi donne a metà. Nella società odierna, purtroppo, queste persone non vengono guardate e considerate come donne, ma semplicemente come portatrici di handicap.

Tuttavia anche loro hanno il diritto di essere viste per qualcosa di più, per quello che sono realmente: donne con problemi, ma anche con potenzialità che aspettano solo l’occasione di venire scoperte e sfruttate, che sono risorse insospettabili e spesso di importanza vitale. Il mio pensiero va a tutte quelle donne che non possono essere qui presenti, e di cui io oggi mi sento portavoce, in quanto è giunto il momento che la società dei normodotati allarghi i suoi orizzonti e veda le persone portatrici di handicap per ciò che sono in realtà: esseri umani con potenzialità uguali a quelle di tutti gli altri.

La mia più fervida speranza è che un giorno non lontano le donne con handicap possano essere guardate solo come donne, e che venga riscoperta la loro femminilità che troppo spesso viene sopita da pregiudizi e convenzioni sociali errate. Vorrei che un giorno si potesse dire: quella donna ha dei problemi, ma che donna! Solo così il genere femminile potrà riacquistare fiducia in se stesso e tutte le donne, indistintamente, che sono il 52% della popolazione, potranno affermare con orgoglio di essere fiere di essere donne.

Rita Coruzzi, Giornalista e scrittrice