Un francescano nel mondo

Paolo Pio Perazzo

Paolo Pio Perazzo

Il 22 novembre 1911 moriva a Torino il Venerabile Paolo Pio Perazzo, terziario francescano e noto come il “ferroviere santo”. Sono passati cento anni, ma sempre viva è la sua memoria.

Una scelta vocazionale
Nato a Nizza Monferrato il 5 luglio 1846, a 15 anni non ancora compiuti iniziò a lavorare nelle ferrovie: prima a Pinerolo e, dal febbraio 1867, a Torino Porta Nuova dove ricoperse per 20 anni il ruolo di capo-ufficio. Nel maggio 1908, dopo 47 anni di servizio, fu messo anticipatamente a riposo. Il 1° novembre 1911 a Roma fu morso da un cane; tornato a Torino, nonostante le cure intraprese, una paralisi progressiva lo portò alla morte. La sua salma, tumulata a Nizza, il 19 marzo 1953 fu solennemente traslata a Torino nella chiesa di S. Tommaso Apostolo, da lui assiduamente frequentata. Il Perazzo è una figura poliedrica, come un mosaico dai molti tasselli intrecciati in armoniosa unità. Tra questi spicca la sua appartenenza al Terz’Ordine francescano. Ed è questo tassello a fare da filo conduttore al breve profilo che qui viene tratteggiato. I primi contatti con i francescani il Perazzo li ebbe a Pinerolo, dove visse circa nove anni (1858-1867): prima come studente, poi come impiegato nelle ferrovie.

Era solito frequentare il convento dei frati cappuccini e ciò gli permise di mettere in progressiva evidenza una profonda consonanza interiore con San Francesco e la sua spiritualità. Trasferitosi a Torino, iniziò presto a frequentare i frati minori nel convento di S. Tommaso. Nel frattempo andava maturando, nella preghiera e nella riflessione, la sua decisiva scelta di vita. La prima scelta, fu la rinuncia al matrimonio, decidendo di rimanere celibe “per il regno di Dio”. Per qualche tempo coltivò l’idea di farsi frate; ma, confidandosi con il P. Candido Mondo, comprese che il Signore lo chiamava a santificarsi nel mondo e che la spiritualità francescana gli tracciava la via su cui camminare spedito verso Dio e verso i fratelli, nell’amore e nel servizio. Fu così che decise di iscriversi al Terz’Ordine Francescano nella fraternità di S. Tommaso, la più antica e fiorente di Torino: iniziò il noviziato il 19 marzo 1875 e il 26 marzo 1876 fece la sua professione. Aveva 30 anni e visse da terziario gli altri 35 anni della sua esistenza terrena. E da allora la sua vita interiore e operativa ricevette un nuovo e vigoroso impulso, qualificandola con le più significative componenti della spiritualità francescana, da lui assiduamente studiata e profondamente assimilata.

Un’appartenenza esemplare
Da sempre il Perazzo fu amante dello studio: dovette presto interrompere la scuola, ma non smise mai di arricchirsi culturalmente. Non meraviglia, quindi, che si sia dedicato con appassionato interesse ad approfondire la conoscenza della spiritualità e della storia francescana; e, al suo interno, di quella del Terz’Ordine. Questa conoscenza lo convinse sempre più della attualità del Terz’Ordine non solo come ottima scuola di santità, ma anche come prezioso strumento di apostolato e di benefica azione sociale. Questa convinzione trovava conferma e stimolo negli interventi dei papi di allora a favore del Terz’Ordine: Pio IX, Leone XIII, Pio X, terziari francescani, ne avevano una grande stima e nutrivano molta fiducia nella sua molteplice azione; per questo non si stancavano di raccomandarne la diffusione, accordando anche molti benefici spirituali (privilegi e indulgenze) ai terziari. Particolarmente incisiva è stata l’azione di Leone XIII. Tra i suoi numerosi interventi, va ricordata la nuova regola del Terz’Ordine (30-5-1883), in sostituzione di quella di Nicolò IV (18-8-1289).

Nella cost. ap. Misericors Dei Filius, premessa alla regola, presenta il Terz’Ordine come una palestra di vita cristiana e la nuova regola come guida ad un cammino in sintonia con i tempi. Il Perazzo accettò di buon grado la nuova regola. Su queste basi, non meraviglia constatare un duplice permanente impegno del Perazzo: imprimere nella propria vita il sigillo della spiritualità francescana; far conoscere e diffondere il Terz’Ordine. Il suo primo campo d’azione in merito fu la sua fraternità di S. Tommaso. Uomo dalle molte idee e dalle inesauribili iniziative, fece sentire subito la sua presenza incisiva e stimolatrice. Tanta era la stima che godeva che nel 1885 fu eletto ministro: accettò riluttante, in spirito di servizio, tale incarico. Vi si dedicò con impegno per circa dieci anni. Incessante fu il suo interessamento presso vescovi e parroci perché si adoperassero a introdurre nelle parrocchie una fraternità del Terz’Ordine.

Per renderne più capillare la conoscenza si avvalse anche della stampa. In effetti, convinto della sua importanza, il Perazzo fece della stampa la sua seconda professione pubblicando numerosi libri e opuscoli e collaborando a diversi giornali e periodici. Gli scritti relativi al Terz’Ordine possono essere così suddivisi: scritti di “propaganda” (Tutti terziari, 1886), di indole storica (Torino serafica, 1888), di orientamento sociale (La democrazia cristiana e la ristorazione sociale secondo lo spirito di San Francesco – 1882; L’anima cristiana alla scuola di San Francesco – 1885), di carattere devozionale (Calendario del Terz’Ordine Francescano, dal 1885). Un ultimo aspetto degno di nota è la collaborazione del Perazzo ai congressi del Terz’Ordine. Ne furono celebrati tre: quello interregionale di Novara nel 1894, quello nazionale di Assisi nel 1895 e quello mondiale di Roma nel 1900. In tutti (ma soprattutto nel primo) ebbe parte attiva sia nella loro preparazione che nel loro svolgimento.

 

Tomba del Perazzo – Chiesa di S. Tommaso - Torino

Tomba del Perazzo – Chiesa di S. Tommaso – Torino

Una coerenza esistenziale
L’impegno profuso dal Perazzo a favore del Terz’Ordine, segno della convinta e motivata stima che ne aveva, era accompagnato da un impegno altrettanto generoso e perseverante nel viverne i molteplici valori ispirazionali. Bastino pochi cenni per averne almeno un’idea. Visse in “perfetta letizia” le prove dolorose che lo accompagnarono per tutta la vita: dalla rinuncia agli amati banchi di scuola, ai soprusi e alle umiliazioni subite nel servizio alle ferrovie, unite al superlavoro a cui si sottoponeva nel compimento delle mansioni supplementari a lui affidate. Esercitò l’umiltà evangelica, nella peculiare interpretazione francescana della minorità, che lo portò alla scelta spontanea dell’ultimo posto, rifuggendo da ogni ambizione e coltivando verso tutti sentimenti di simpatia e di benevolenza, allontanando ogni occasione di comparire per lasciare ad altri la parte dei protagonisti. È significativo, per esempio, che i suoi scritti siano stati pubblicati per lo più anonimi. Prese sul serio le beatitudini evangeliche dei poveri in spirito e dei puri di cuore, con un distacco dai beni terreni, che lo portava ad essere sempre pronto e generoso nell’aiutare chi era nel bisogno e ad accontentarsi del puro necessario, con una purezza di mente e di cuore che gli faceva vedere e incontrare Dio in ogni persona.

Considerò il lavoro come una grazia, che va assecondata con fedeltà in atteggiamento di fede e di servizio ai fratelli e trasformata in culto spirituale a Dio, che prolunga per l’intera giornata l’intimità con lui gustata nella preghiera. L’esemplificazione potrebbe continuare a lungo; pensiamo alla semplicità di spirito, alla mansuetudine nei rapporti, al perdono delle offese e delle ingiustizie subite, allo spirito di devozione, al rispetto per i sacerdoti… Possiamo concludere questa veloce panoramica con due ulteriori riferimenti qualificanti: anzitutto, il suo appassionato rapporto con Gesù-Eucaristia (pensiamo al tempo profuso quotidianamente davanti al tabernacolo e alla diffusione dell’Arciconfraternita dell’Adorazione quotidiana); inoltre, il suo incondizionato attaccamento al papa, da lui difeso in ogni circostanza (tanto da meritarsi dagli anticlericali il sarcastico appellativo di “papalino”). A questo punto, si impone un’altra constatazione. San Francesco ha vissuto e ha trasmesso ai suoi seguaci, tra gli altri valori evangelici, anche l’inseparabile amore a Dio e ai fratelli.

E così, la spiritualità francescana è, nello stesso tempo, contemplativa e apostolica: l’amore ardente a Dio si incarna nel servizio amorevole ai fratelli. È un messaggio che il Perazzo ha fatto suo integralmente. È davvero impressionante la sua presenza operosa e costante in tante iniziative nell’ambito sia ecclesiale che sociale. Non è possibile qui scendere a molti particolari. Basti qualche significativo cenno. Già prima di entrare nel Terz’Ordine si era inserito nella S.Vincenzo e nel gruppo giovanile Beato Sebastiano Valfrè; aveva pure iniziato a collaborare all’Unione operaia cattolica e successivamente collaborò anche con il comitato regionale dell’Opera dei Congressi. Impegni a cui rimase fedele nel tempo con una crescente sensibilità e costante disponibilità, ma che non sono gli unici.

Fu instancabile testimone del Vangelo della carità nell’aiutare i poveri, i disoccupati e quanti si trovavano in difficoltà materiali e morali. Fu pure coraggioso testimone del Vangelo della giustizia nel mondo del lavoro, trovando ulteriore stimolo nell’enciclica Rerum novarum di Leone XIII (15-5-1891). Prese le difese degli operai (a cominciare dai ferrovieri) per ottenere riduzioni di orario, migliori condizioni economiche, il riposo festivo; promosse e incoraggiò le scuole serali per gli operai, i circoli ricreativi, le cooperative di consumo. Quando lo riteneva giustificato, non ricusava di partecipare anche ad iniziative di sciopero. Collaborò con l’avvocato fiorentino Sacco nella fondazione del sindacato nazionale dei ferrovieri italiani…

Una testimonianza attuale
Questo profilo del Perazzo, per quanto sommario, può suggerire un’osservazione conclusiva. Il suo stile di vita e il suo molteplice impegno di fedele laico ci fanno toccare con mano quanto benefico possa essere l’influsso della spiritualità francescana, quando viene interiormente assimilata e fedelmente incarnata, nel condurre dinamicamente verso Dio e verso i fratelli. In effetti, costantemente proteso verso Dio, il Perazzo è rimasto saldamente ancorato nella vita e nella missione della chiesa e, nello stesso tempo, costantemente e attivamente inserito nella realtà sociale per trasformarla con il potente lievito del Vangelo. Per questo motivo, se i ferrovieri vedono in lui un loro potenziale patrono, i terziari possono trovare in lui un fratello a cui ispirarsi.

Da allora tante cose sono cambiate; ma, nella sostanza, molte problematiche rimangono tuttora attuali. Ecco perché di uomini come il Perazzo anche oggi c’è tanto bisogno. Non per nulla Giovanni Paolo II, ora beato, il 6 aprile 1998 gli attribuì il titolo di Venerabile, ultimo passaggio procedurale per la sua proclamazione a beato. In questo tempo di trepida attesa, eleviamo a Dio una supplice preghiera perché, se questa è la sua volontà, la sua santità sia riconosciuta ufficialmente dalla chiesa, per la maggior gloria di Dio (che opera meraviglie nei suoi santi) e per il bene di tutti (che possono trovare in lui una via alla santità accessibile e accattivante).

Fra Pier Giuseppe Pesce, ofm
Vice postulatore della causa