Dalla relazione di Giuseppe Lorizio

Fi rel…L’alleanza come modalità propria delle tribù nomadiche di rapportarsi fra loro, che la rivelazione dei due testamenti adotta ad esprimere il rapporto fra Dio e l’uomo, il cui culmine è la persona stessa del Cristo, diventa un paradigma del “nuovo umanesimo”, che ha da proporsi come tale a tutti e che coinvolge i credenti in Cristo nella vigilanza e nella custodia di fronte ad ogni tentativo di infrangere le alleanze, che possono assicurare una vita degna di questo nome a chiunque oggi e domani sia chiamato all’esistenza. E poiché la fede e la teologia si pongono in ascolto della Parola, ogni alleanza da custodire e, se infranta, da riconciliare, viene letta e interpretata a partire dalle Scritture Sante e dalla persona di Cristo, paradigma del sempre nuovo umanesimo. E non si tratta di una superficiale stretta di mano che sancisca accordi di reciproco interesse, bensì di un vincolo che include e comporta il “sacrificio”…

1. L’alleanza uomo/natura
Il vincolo/alleanza fra l’uomo e la natura risulta profondamente compromesso e violato a causa del peccato e chiede un profondo cambiamento di mentalità, ispirato alla capacità di Gesù di guardare la natura perché l’uomo la ascolti, la abiti e sappia imparare da essa, piuttosto che prevaricarla e distruggerla. Non si tratta di assumere una mentalità o atteggiamenti pretecnologici, alimentando un rifiuto radicale del progresso, quale quello adottato da certe prospettive filosofiche contemporanee e da ideologismi ecologisti, bensì di riportare la tecnica e le nuove tecnologie al loro grembo umanistico (si pensi alle macchine di Leonardo), perché l’uomo non rischi di soccombere riducendosi o trasformandosi in macchina.
Già Benedetto XVI nella Spe salvi, sulla scorta della scuola di Francoforte, aveva messo in guardia dall’enfasi mitizzante il “progresso”, propria della modernità, indicando la speranza cristiana come un orizzonte di senso chiamato ad innestarsi sul cammino dell’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio anche per la sua creatività. In questo orizzonte si situa l’enciclica Laudato si’, con la sua preoccupazione per la cura della madre terra e al tempo stesso la necessità di ritrovare le radici umanistiche del progresso tecnico e tecnologico…

2. L’alleanza uomo/donna
Gesù di Nazareth non guarda alla samaritana, nonostante il suo passato, come ad una “tentatrice” (Francesco, Udienza Generale 22 aprile 2015), bensì l’incontro con lui la porta ad interrogarsi e a diventare evangelizzatrice dei suoi concittadini. Questa attenzione alle donne, che le narrazioni evangeliche attestano in diverse occasioni, si innesta sulla imprescindibile alleanza creaturale e storica fra maschile e femminile. L’attenzione alla natura che è fuori di noi, che abitiamo e di cui siamo partecipi, non ci può distogliere dalla nostra stessa natura e dal nostro essere creati a immagine e somiglianza di Dio in quanto maschio e femmina. Il che chiede la custodia di un’alleanza, anch’essa infranta a causa del peccato, che, nelle Scritture Sante, è metafora del rapporto di Dio con l’umanità…

3. L’alleanza fra generazioni
Il richiamo di Gesù agli apostoli all’accoglienza dei piccoli dice l’apertura al futuro, anche se questo risulta scomodo e impertinente rispetto alla nostra tranquillità e alle nostre certezze, sicché il bambino diviene il simbolo vivente del “piccolo”, ossia di colui che spoglio di sovrastrutture si apre al vangelo del Regno.
Immediatamente dopo, la narrazione evangelica attesta l’incontro di Gesù col giovane ricco, dove all’accoglienza segue una proposta forte ed interpellante, in cui viene chiamata in causa la libertà di colui che incontra il maestro.
Non si tratta allora di adottare un’apertura generica e indifferenziata condiscendente e semplicemente accogliente rispetto alle giovani generazioni, ma di farci carico, come comunità e come singoli, anche di proposte di senso, impegnative e coinvolgenti, tali da interpellare la libertà dei giovani, che attendono di essere posti di fronte a scelte radicali piuttosto che a scorciatoie di comodo…

4. L’alleanza fra popoli
I gesti e le parole di Gesù non si rivolgono solo a quanti partecipano della sua origine e del suo popolo, ma attraversano ogni persona che gli viene incontro e a cui va incontro: giudei, pagani, samaritani… Il villaggio globale oggi ci interpella e al tempo stesso ci chiede di abbandonare una mentalità tribale ed etnica, per aprire le frontiere e costruire ponti piuttosto che erigere muri. Alcuni anni orsono qualcuno ha sconsolatamente affermato, che nell’età della globalizzazione «mentre le cose si mondializzano, le persone si tribalizzano » (R. Debray). Il cristianesimo al contrario, nella sua cattolicità, non si è mai percepito come una “religione etnica”, bensì universale e aperta a tutti i popoli e a tutte le culture. E questo fin dalla Pentecoste (At 2, 9-11)…

5. L’alleanza fra religioni
Certo le religioni non sono tutte uguali, ovvero tutte egualmente vere perché tutte egualmente false, come un certo laicismo potrebbe insinuare. Del resto Gesù stesso, alla domanda della donna samaritana sul luogo autentico di culto, non offre una risposta generica e indifferenziata, mentre al tempo stesso la invita a guardare oltre.
Siamo quindi interpellati a leggere i semi del Verbo in tutte le appartenenze autenticamente religiose, così come ci insegna la dichiarazione conciliare Nostra aetate e non solo a contrastare con determinazione ogni conflitto di civiltà, ma anche ad evitare nel linguaggio, nei gesti e nelle espressioni ogni declinazione in chiave religiosa di tale conflitto. E se al nuovo umanesimo che si genera dalla fede non può certo appartenere un sincretismo religioso, tuttavia neppure esso può esprimersi in forme di fondamentalismo integralista ed esclusivista.
Il dialogo ecumenico ed interreligioso resta quindi una priorità pastorale, che si nutre di rispetto e di conoscenza reciproca in un Paese che fino a non molto tempo fa ha conosciuto sostanzialmente ed esperienzialmente una sola religione ed una sola forma di cristianesimo e che sembra disorientato di fronte ad appartenenze altre, non apprese sui libri di scuola, ma nei vissuti concreti delle persone e delle comunità…

6. L’alleanza cittadino/istituzioni
A tal proposito mettendo in gioco il rapporto tolleranza / libertà si chiama in causa la laicità delle istituzioni e il corretto rapporto che il credente è chiamato ad attivare nei loro confronti. Il messaggio che la parola del Vangelo ci consegna comporta in primo luogo la desacralizzazione delle istituzioni politiche e civili, ovvero un processo di radicale relativizzazione delle stesse. E ciò non solo nei confronti di una qualsiasi divinità religiosa, bensì anche – e direi soprattutto se non rischiassi di essere frainteso – nei confronti della persona umana e dei suoi radicali diritti: alla vita, alla giustizia, alla verità ecc.
L’espressione rosminiana secondo cui la persona umana è il diritto sussistente credo abbia ancora una sua forte carica profetica e possa valere ad esprimere in forma non banale tale relativizzazione. Siamo di fronte al canone-criterio fondamentale sul quale misurare l’autenticità e l’adeguatezza delle istituzioni civili e politiche. Tutto ciò che è o è persona o va finalizzato alla persona. Dove ovviamente la nozione di persona non equivale semplicemente a quella di individuo, ma contempla la dimensione sociale e comunitaria a partire da un’identità irriducibile in ogni caso alla serie delle relazioni che si è in grado di porre in essere.
È qui che si radica e si situa la riflessione intorno al rapporto fra istituzione e libertà, istituzione e tolleranza, laddove appunto il riconoscimento del fondamento nella persona implica il rispetto dell’esercizio dell’autentica libertà sia dei singoli che delle comunità, il che va molto oltre il minimo comun denominatore di un atteggiamento di pura e semplice tolleranza…

7. L’alleanza Cristo/Chiesa
Un’alleanza in particolare ci sta a cuore come credenti nel Vangelo, ed è l’alleanza fra Cristo (sposo) e la Chiesa (sposa). Quando essa risultasse infranta la comunità cristiana perderebbe il suo senso e, come ci ricorda spesso il vescovo di Roma, si ridurrebbe ad una ong.
“Sacramento e strumento” dell’unità dell’uomo con Dio e dell’unità dell’intero genere umano, la Chiesa trova nel suo essere sposa di Cristo e madre dei credenti la sua identità. Diventa allora oltremodo drammatico il dover riconoscere le infedeltà dei suoi membri e le controtestimonianze che in essa e da essa si realizzano.
Così l’alleanza con Cristo della sua sposa risulta compromessa e spesso infranta a causa del peccato compiuto dai suoi figli. Come ha profeticamente mostrato il beato Antonio Rosmini, si tratta delle piaghe della santa Chiesa, al cui risanamento siamo tutti chiamati, non solo coloro che svolgono il servizio dell’autorità…
Un’autentica riforma della Chiesa, dovrà necessariamente tener conto della vocazione evangelica all’incontro con tutto l’uomo e tutti gli uomini e non può non ripartire da una “purificazione della memoria”, che non intende sviluppare atteggiamenti rinunciatari e vittimistici, ma apprendere dalla storia e con essa confrontarsi per non reiterare peccati ed errori di un passato, del quale facciamo fatica a liberarci. L’attualità delle piaghe è sempre viva ed in particolare l’oggi mette il dito in quella quinta piaga che riguarda la servitù dei beni ecclesiastici e che richiede attenzione e cura, perché la credibilità della rivelazione passa anche attraverso la trasparenza dei bilanci delle nostre comunità, ai diversi livelli.
Nei momenti delle tenebre più fitte non dobbiamo né possiamo mai abbandonare il sogno di una Chiesa libera e povera, che inizia a realizzarsi nella libertà e povertà delle nostre persone e delle nostre comunità…

Per il testo integrale visita il sito www.firenze2015.it.