La Grazia del Perdono

 

P.Lorenzo Di Giuseppe

perdon assisiIn questo anno di grazia del Giubileo indetto da Papa Francesco abbiamo tanti motivi per rallegrarci nel Signore. Felice coincidenza è il tema della Misericordia dell’Anno Santo e l’800 anniversario del Perdono di Assisi, Giubileo del Perdono.
Il perdono è infatti un aspetto della Misericordia di Dio. Papa Francesco nella Bolla di indizione giubilare ci ricorda: “Gesù chiede di perdonare e di donare. Essere strumenti del perdono, perché noi per primi lo abbiamo ottenuto da Dio. Essere generosi nei confronti di tutti, sapendo che anche Dio elargisce la sua benevolenza su di noi con grande magnanimità” (MV 14).
Proviamo a riflettere sul significato del perdono lasciandoci guidare dalla Parola di Dio.
Nella misura con cui la peccaminosità dell’uomo ha distrutto il rapporto con Dio, il perdono, nel senso di restaurazione di questo rapporto, occupa il posto centrale nella predicazione cristiana. Esso si contrappone come azione di Dio all’agire peccaminoso dell’uomo e ha il suo fondamento nell’evento del Cristo. Anzi la predicazione di Gesù raggiunge il suo apice nel perdono che egli ha portato. L’atteggiamento di Gesù nei confronti dei peccatori non fa che confermare con i fatti il suo annuncio dell’amore misericordioso del Padre. Nel perdono ha luogo l’annullamento del peccato commesso e contemporaneamente l’accoglienza del peccatore: in lui avviene una liberazione dal dominio delle potenze di Satana e un trasferimento nell’ambito vitale del Cristo; a lui viene donata una vita nuova inizio e promessa della vita eterna. Il perdono è visto in stretto rapporto con la morte in croce di Gesù: Egli infatti è l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Nella Cena del Signore, Gesù proclama: “è il sangue dell’Alleanza, sparso …per la remissione dei peccati” (Mt 26,28). Mentre nella 1 Lettera ai Corinti: “se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati” (1Cor 15,17); si instaura un chiaro rapporto anche con la resurrezione.
La disponibilità dell’uomo a perdonare a sua volta fa parte della vita nuova, che è stata donata dalla Misericordia di Dio, ed è, in quanto viene accolta, il logico concreto ringraziamento del peccatore graziato. Lo dimostra in negativo l’esempio del servo spietato (Mt 18,32ss). Anche i passi del Discorso della Montagna, sono rivolti a coloro che già hanno ricevuto il perdono di Dio e dai quali ci si attende che la gratitudine si manifesti nella “imitazione “di Cristo e del suo perdono. Così il perdono umano avviene come conseguenza del perdono di Dio in Cristo nei confronti di chi è debitore (Mt 6,12s). Per S. Paolo perciò il perdono non è solo il condono di un debito, ma una liberazione dal potere del peccato e riassunzione della comunione con Dio. Il perdono ha luogo in quanto Dio in persona interviene, senza riserve, per mezzo del sacrificio di suo Figlio e, di conseguenza, comunicando la sua giustizia; così che l’uomo è “in Cristo” una nuova creatura, cioè un peccatore che ha ricevuto e riceve continuamente misericordia.
Ed è proprio il linguaggio biblico che ci suggerisce spunti su cui soffermarci.
Il perdono è azione di Dio che non solo rimette il peccato nel senso di estinguere un debito, ma restaura, crea di nuovo una esistenza distrutta dal peccato: crea un cuore e uno spirito nuovo in noi. È manifestazione dell’amore di Dio che è gratuità assoluta ed è misericordia che si china sulla nostra povertà, sulla nostra condizione di persone ingannate, più che di malvagi.
Davanti ai nostri occhi la Parabola del Figliol prodigo sottolinea la gratuità di Dio (il peccato è gettato dietro le spalle…) e la creazione nuova che avviene nel figlio riaccolto (presto: l’anello, la veste bella .. era perduto ed è stato ritrovato, era morto ed è tornato in vita). Lungi dal disprezzare o distruggere il peccatore, Dio lo cerca , ricostruisce in lui la possibilità di essere fedele alla sua vocazione, di essere libero e felice.
Il perdono è come un trarre fuori; è la Pasqua che incontra la vita, è un liberare dalla schiavitù, un trarre fuori dalla morte, dalla menzogna, dalla paura.
Sempre al perdono si accompagna la gioia, la festa (il banchetto per il ritorno del figliol prodigo!): il cuore di chi è perdonato è colmo di gioia.
Il perdono fa riferimento alla Pasqua di Gesù: Gesù infatti va a morire perchè su di Lui sono posti i peccati degli uomini di tutti i tempi. Ma non rimane nella morte, riprende la vita e così ci manifesta che i peccati sono perdonati. La Resurrezione di Gesù perciò è la manifestazione della vittoria sul peccato e quindi del perdono di Dio: di fronte ai nostri peccati Dio risponde con il perdono.
Solo se questo perdono scende nel nostro intimo e crea una creatura nuova e non si ferma a una superficiale dichiarazione di assoluzione della colpa, la novità produce in noi la capacità di perdonare, cioè di essere simili a Dio, a sua immagine (Dio modello di misericordia Lc 6,35s; siamo chiamati ad imitarlo per essere suoi figli Mt 5,43 ss.48): capacità di andare oltre, di buttare dietro le spalle. Noi non possiamo darci da soli con i nostri sforzi, con tecniche ascetiche, la capacità di perdonare: solo chi sperimenta la gioia del perdono del Signore e uno spirito nuovo in lui, potrà perdonare.
In questa luce possiamo leggere alcuni episodi della vita di Francesco. Francesco vive intensamente l’esperienza del perdono. Un giorno desiderava conoscere cosa sarebbe stato della vita sua e dei fratelli che il Signore gli aveva dato. Si ritirò perciò in un luogo adatto alla preghiera: “Vi rimase a lungo invocando con timore e tremore: “O Dio, sii propizio a me peccatore!” A poco a poco si sentì inondare nell’intimo del cuore di ineffabile letizia e immensa dolcezza. Cominciò come ad uscire da sé: l’angoscia e le tenebre che gli si erano addensate nell’animo per timore del peccato, scomparvero, e gli fu infusa la certezza di essere perdonato di tutte le sue colpe e di vivere nello stato di grazia” (FF 363).
Certamente questa esperienza del perdono ha illuminato tutta la sua vita e gli ha comunicato la certezza dell’amore di Dio, che lo rassicurava anche del futuro suo e di tutta la sua fraternità. Ed è proprio per questo dono ricevuto gratuitamente che Francesco comprende come, di rimando, anche noi dobbiamo perdonare: “E quello che noi non sappiamo pienamente perdonare, tu, Signore, fa’ che pienamente perdoniamo, sì che, per amor tuo, si possa veramente amare i nostri nemici” (FF 273). Credo che S. Francesco, chiedendo al Signore Gesù e poi al Papa la grazia del Perdono di Assisi, fondamentalmente chiedesse per tutti coloro che venivano a pregare alla Porziuncola proprio questa liberazione, questa nuova creazione, questa restaurazione della comunione con Dio, questa gioia profonda che rinnova la vita delle persone.
Cosicché uscendo da quella chiesina coloro che avevano ricevuto il perdono portassero nel cuore le attitudini dei figli di Dio cioè la capacità di perdonare e di annunciare agli altri la beatitudine del perdono:
“Laudato si’, mi Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore e sostengo infirmitate e tribulazione. Beati quelli che ‘l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati” (FF 263).