L’intenso brano poetico, scritto dal giornalista Crisostomo Lo Presti, per commemorare le vittime della violenza assurda e spietata della mafia, in occasione dell’anniversario della morte di Boris Giuliano, si fa grido di condanna e al tempo stesso di pietà, proclama di quella eccelsa umanità che pone sopra ogni altra cosa il servizio alla verità, alla giustizia, alla dignità di ogni uomo.

mafia1L’odore del sangue lo conoscono i chirurghi nelle sale operatorie e gli assassini degli agguati e i santi che hanno immolato la loro vita per uno sguardo all’Altissimo. Il sapore del sangue lo conoscono gli artisti quando immortalano i martiri della libertà cadere sotto i colpi del plotone di esecuzione e i poeti che cantano la fine del matador alle cinco de la tarde e i beati che scrivono pagine sublimi. Il calore delle lacrime è quello della madre che vede il figlio trucidato dai proiettili e la disperazione dell’innamorata tradita dalla vigliaccheria degli uomini e il solco del volto immacolato di Maria che piange per le mostruosità della vita. Non sono qui a parlare delle vaghe stelle dell’Orsa che invadono, di tanto in tanto, la mia anima. Sono stelle lucenti, a volte; sono stelle cristalline, di tanto in tanto; quasi sempre sono stelle opache.

Oggi risplendono di un bagliore accecante: non so perché ma il cuore malandato di questo povero cristo, che si dibatte fra affanni e incertezze, sembra chiedere e donarsi… prendere e graziarsi… ottenere e rinchiudersi… chissà cosa avviene nel ventricolo sinistro ipertrofico! O forse è solo la voglia di gridare: basta! E guardare avanti; oltre l’ostacolo; oltre il confine; oltre il temenos; oltre il perimetro dell’io per giungere ai piedi della Signora che forse è accanto al derelitto e gli dona forza e coraggio. Si può essere uomini “liberi e forti” come diceva don Luigi e semplici e languidi e poeti incantati: forse! Certo è che, nonostante i tentativi del maligno d’incunearsi fra le pieghe della psiche con pensieri negativi e visioni oscure, la battaglia continua e oggi di certo c’è un barlume di speranza che dà il senso e la misura delle cose. Non siete morti invano tu Boris Giuliano, tu Pino Puglisi, tu Giovanni Falcone, tu Paolo Borsellino, tu conosciuta (o ignorata) vittima della mafia, tu Salvatore Carnevale cantato da Ignazio in uno straziante lamento, fra le più belle ballate che la lingua siciliana abbia mai partorito. Non siete morti invano se anch’io, piccola formica, piango lacrime calde e salate che scaturiscono dal cuore di un menestrello di periferia, giornalista per mestiere, cristiano per vocazione, poeta per passione.

mafia2Perché dannarsi se non c’è sbocco (almeno così sembra); perché donarsi al pessimismo se tutto procede senza sussulti (apparenti) e il traguardo è sempre distante? Allora meglio accucciarsi ai piedi della Vergine e attendere: forse il nemico passerà sulle onde del fiume e Lei sorriderà al figlio prediletto, incatenato alle spire della vita quotidiana nella certezza che al di là del possibile c’è un barlume di carezze soavi alla luce delle stelle. E le serpi nere, urlate da Sandro presidente partigiano, usciranno dalle tane per sprizzare veleno sulle dita di chi con le mani nude le vuole affrontare: ma loro quando escono hanno l’ombra negli occhi e il proiettile in canna e dunque, ancora e sempre, gli eroi… i martiri continueranno a morire per il lamento dell’uomo libero e per la sacralità della vita votata alla verità e alla giustizia. Il loro sangue illuminerà, non sempre alle cinque della sera, i marciapiedi per un po’ di tempo, poi la pioggia cancellerà ogni cosa e rimarranno solo i versi dei poeti a cantare i lamenti delle madri, delle mogli, dei figli, degli umili, degli ultimi, degli indifesi, degli onesti e dei santi… martiri anche loro per vocazione e destino: scelta superiore e volontà di acciaio nei labirinti dell’esistenza scritta con le lacrime, senza (o con) la disperazione, nel dolore e nella consapevolezza che forse la preghiera della Vergine cancellerà l’oblio degli uomini.

Crisostomo Lo Presti