Un messaggio di amore

Un messaggio di amore che continua quello di Luisa Occhialini nella Casa S. Maria della Vita da lei aperta alle ragazze madri, ora ristrutturata dal Servizio di Accoglienza alla Vita. Sono esattamente trent’anni dalla sua morte e, nell’occasione della riapertura della Casa, la vogliamo ricordare come autentica testimone di misericordia con la memoria di Argia Passoni pubblicata sul Notiziario dell’Antoniano maggio/giugno 1986.

Luisa occhialiniSe dovessi sintetizzare in una parola la vita di Luisa, la sintetizzerei con la parola amore.
Ho conosciuto Luisa da bambina nella sua casa con i genitori e la zia a lei carissima e non sapevo che fosse già dedita allora a tante opere di misericordia per amor di Dio: L’ho ritrovata da sorella nel Terz’Ordine Francescano e ho potuto constatare con quanta dolcezza si facesse figlia amorosa della zia ormai avanti negli anni, cieca e piena di sofferenza, pur operando a favore di tutti nella parrocchia, nella Fraternità, nella scuola in un anelito di salvezza che non è retorico definire incessante.
Da ogni sua parola, da ogni suo gesto ho cominciato così ad intuire la radice profonda di Luida: l’amore che sgorga dalla fede e si alimenta nella fede e vive di fede. Un amore che non ammetteva pettegolezzi, un amore che non ammetteva trascuratezza, un amore che non ammettava indifferenza alcuna. Un amore che l’ha portata ad agire sempre più sulla strada della povertà e della condivisione, fino alla scelta di donare la sua casa all’Antoniano ancora parecchi anni prima della sua morte, individuando poi nel servizio alla vita la destinazione di questa donazione.
E del servizio alla vita Luisa ha fatto lo scopo degli ultimi anni, non limitandosi a demandarlo ad altri come compito dopo la sua morte, ma cominciando a praticarlo essa stessa con l’accoglienza di ragazzi madri. Vari bimbi hanno visto così la luce nella sua casa e altri hanno potuto trovare sotto il suo tetto un ambiente sereno in cui muovere i primi passi, hanno potuto avere una famiglia.
Così gli anni contrassegnati dal dolore sono stati vissuti nell’offerta più completa, senza nessun ripiegamento; con la forza dello Spirito instancabilmente protesa a interessare tutti e a provocare tutti al bene, poiché Luisa osava tutto per il bene, da vera figlia di S. Francesco, «serva inutile» quale si sentiva.
E la sua morte è stata veramente il culmine della sua vita: nell’amore smisurata a Cristo Crocifisso; in una sollecitudine senza confini per ogni uomo che avvertiva come fratello; povera di una povertà totale, ma ricca dei doni del Signore.
A lei, che non è stata madre né sorella, è stata data la gioia di una maternità che tutti abbraccia e che molti concretamente hanno sentito, ed è stata la gioia dell’affetto tenerissimo di quanti si sono fatti a lei fratello e sorella, coinvolti nel suo ardore di amore.
A noi considerare la sua eredità e il sentirci interpellati dalle sue parole: «In null’altro che sull’amore saremo giudicati», seguendo l’indicazione di cammino che lei stessa ci ha testimoniato: «Avere estrema fiducia nella Provvidenza e accettare il rischio di aprire cuore e casa ai fratelli».

Argia Passoni