Il Vescovo Mons. Zuppi a Casa Santa Maria della Vita. «Preghiamo – ha detto durante la cerimonia – per coloro che qui troveranno l’accoglienza. Il termine focolare può sembrare antico, ma ci ricorda le case dove ci si ritrovava insieme.
Chiediamo che ognuno di noi sappia, con la presenza, l’affetto, il servizio, l’attenzione, continuare a rendere bella questa casa».

zuppi bolognaIl 14 aprile scorso è stata riaperta a Bologna, dopo una radicale ristrutturazione, Casa S. Maria della Vita con una festa di inaugurazione alla presenza del nostro Arcivescovo S.E. Mons. Matteo Zuppi.
La Casa accoglie mamme sole e in difficoltà e i loro bambini con la gestione diretta del Servizio Accoglienza alla Vita di Bologna e la collaborazione dell’attuale Fraternità Francescana Frate Jacopa.
La storia della Casa viene da lontano, dagli anni 70 quando fu approvata la legge sull’aborto e l’allora proprietaria Luisa Occhialini, terziaria francescana, aprì la sua casa alle donne che volevano portare avanti la gravidanza, ma non avevano un posto in cui stare.
Fin dall’inizio Luisa fu aiutata nella sua opera di misericordia dall’allora Fraternità del Terz’Ordine Francescano e anche dopo la sua morte la Fraternità ha continuato il suo servizio.
Luisa se n’è andata nell’aprile del 1986 e dopo esattamente 30 anni la Casa ha riaperto ancora una volta le sue porte, anche con la benedizione dell’arcivescovo. In occasione della festa del 14 aprile ci siamo presentati al Vescovo come Fraternità Francescana che in questi anni ha mantenuto con fedeltà e con gioia l’impegno iniziato dalla nostra sorella Luisa collaborando sempre più con la Chiesa locale.
Oggi la Casa è già piena, sono state accolte 4 mamme e 5 bambini: 2 donne sono marocchine e 2 sono senegalesi.
Vivono in autogestione con il controllo e la supervisione di un’educatrice del SAV, la collaborazione con le rispettive assistenti sociali del servizio pubblico e la nostra presenza di amicizia fraterna.
Qualche mese fa una mamma ex ospite mi ha telefonato per invitarmi al compleanno della sua ragazza, una bimba nata nella Casa, che compiva 18 anni.
È una storia che è andata bene: la mamma è diventata autonoma, ha un alloggio delle case popolari e sua figlia è una brava ragazza che sta terminando le scuole superiori e vuole iscriversi all’università.casa s
È più facile raccontarla così la storia della Casa: attraverso la vita e gli occhi di chi ci è passato, ammirando dall’esterno la determinazione e il coraggio di tante donne sole, spesso straniere, ma con la forza e la tenacia che nascono da tanti anni di sofferenza e povertà materiale.
In tutti questi anni noi volontari della Fraternità abbiamo imparato tanto: a vedere la vita con occhi diversi, dalla prospettiva dei poveri, ad essere grati per tutti i doni che il Signore ci ha fatto, a semplificare la nostra esistenza e le nostre esigenze di vita.

Rita Montante Salucci