Nel mondo esistono 1.634 situazioni di tensione legate all’acqua, con 3,5 miliardi di persone che non hanno servizi igienici in casa. Quali scenari: ce lo dice Riccardo Moro, segretario generale della Ong piemontese LVIA
Parliamo della Giornata Mondiale, organizzata dell’ONU per sensibilizzare l’attenzione su questo Bene Comune per la vita del pianeta. La Giornata mondiale dell’Acqua è l’appuntamento annuale del 22 marzo lanciato dalle Nazioni Unite in occasione della Conferenza Internazionale di Rio nel 1992, il cosiddetto Summit della Terra. Da Rio nacquero l’Agenda 21 e il percorso che ha portato 23 anni dopo agli Accordi di Parigi sul clima.
UN Water è l’organismo che coordina l’azione delle Nazioni Unite in tema di acqua e igiene. Non c’è infatti una Agenzia, Fondo o Programma delle Nazioni Unite dedicato esclusivamente a questi temi. Tra i più attivi si trovano l’Organizzazione Mondiale della Salute WHO e il Fondo per l’Infanzia UNICEF.
Il World Water Day è ogni anno dedicato ad un tema collegato all’acqua, per sensibilizzare intorno all’impegno di garantire accesso ad acqua potabile e servizi igienici a tutta la popolazione mondiale e alla necessità di proteggere le risorse idriche e ridurre gli sprechi.
Quest’anno la Giornata è dedicata al tema Acqua per la Pace: l’acqua può essere occasione di conflitti, sia per accaparrare una risorsa scarsa e sottrarla alla disponibilità altrui.
Ma l’acqua può essere anche occasione preziosa di pace, quando per coordinare la gestione di una risorsa scarsa, che appartiene a tutti, si creano tavoli di dialogo, coordinamenti comuni per la gestione dei bacini, sia a livello comunitario sia fra stati.
Con Riccardo Moro, Segretario Generale di LVIA (una ong piemontese che vanta un impegno decennale in Africa con progetti di distribuzione dell’acqua), approfondiamo il tema di quest’anno.
Segretario Moro, quest’anno il tema scelto daĺl’Onu è Water for peace (Acqua per la pace). L’acqua deve ritornare ad essere un Bene comune per la pace, invece è fonte di conflitti. Com’è la situazione a livello mondiale?
Ad una lettura superficiale l’acqua potrebbe non apparire come causa ufficiale di guerre. In realtà però molte tensioni nel pianeta sono generate dalla scarsità d’acqua, che a sua volta è causa ed effetto della desertificazione che impoverisce le terre. Tutto questo alimenta tensioni sociali, migrazioni e queste, amplificate da fattori anche molto diversi fra loro, come le rivalità etniche, possono sfociare in conflitti veri e propri. Il Pacific Institute nella sua Water Conflicts Chronology censisce addirittura 1.634 situazioni di tensione legate all’acqua, 116 dei quali determinatesi durante il 2023.
Per l’acqua si può fare la guerra per conquistare riserve, con l’acqua si può fare la guerra, distruggendole quando sono nelle mani del ‘nemico’. Ma con l’acqua si può alimentare la pace quando ci si incontra per concordare insieme come condividere una risorsa scarsa e perciò preziosa. Poi c’è l’accesso alla risorsa terra, che è sempre più impoverita a causa della scarsità d’acqua, che è allo stesso tempo causa ed effetto della desertificazione, in un perverso circolo vizioso. Se la terra diventa meno produttiva aumentano le tensioni sociali, si alimentano migrazioni e tutto questo genera conflitti, amplificati da fattori che nulla hanno a che vedere con l’acqua, ma le rivalità etniche producono desertificazione. È un fatto però che gli squilibri nell’accesso all’acqua sono grandissimi e creano tensioni continue.
Il nostro è un pianeta sempre più assetato. Quali sono le cifre della sete?
La situazione è certamente migliorata negli ultimi venti anni, ma basta un numero per dire quanto clamorose siano le disuguaglianze in questo ambito.
Le persone che non hanno acqua potabile nelle proprie case sono circa 2,2 miliardi, quelle che non hanno servizi igienici in casa 3,5 miliardi. Quasi metà della popolazione mondiale! Una condizione che molti italiani non solo non sopporterebbero, ma forse non riescono nemmeno a immaginare.
E in Africa la situazione com’è?
L’Africa è la parte di pianeta in cui la situazione è più faticosa. Circa 250 milioni di persone non hanno accesso ad acqua potabile e bevono da fonti non sicure, o utilizzano addirittura quelle che si chiamano acque di superficie, cioè corsi d’acqua e laghi, ma senza alcuna sicurezza e controllo.
Questo, combinato alla scarsità di servizi igienici sicuri, comporta alti rischi per la diffusione di infezioni causate da acque contaminate e mancanza di igiene.
Come risponde la Comunità internazionale, l’Onu, a questa emergenza?
L’ONU, con una attenzione congiunta dell’Organizzazione Mondiale della Salute e di UNICEF, oltre che di diversi altri attori del sistema multilaterale, governi e società civile internazionale, è impegnata in una sensibilizzazione, che ha prodotto senz’altro qualche progresso, ma ancora non sufficiente. L’azione sull’acqua è però condizionata da una potenziale contraddizione che sta indebolendo la capacità di governare questo problema. Da diversi anni si discute se l’acqua sia un diritto universale, perché essenziale alla vita, o se possa essere considerata un bene che soddisfa un bisogno e che come tale possa essere quindi distribuito con meccanismi di mercato. In altre parole il settore privato è entrato con prepotenza nella gestione della risorsa acqua, non solo ricevendo dalla parte pubblica l’incarico di distribuirla, ma proponendo tavoli di governance internazionale.
Per questo oggi non c’è un vero tavolo ONU multilaterale pubblico che definisca principi e regole comuni, ma diversi fora pubblici-privati, in cui la componente private, non sempre disinteressata, gioca un ruolo rilevante.
Dove siete presenti col vostro impegno?
LVIA ha lanciato la Campagna Acqua è Vita 20 anni fa per sensibilizzare nel nostro paese riguardo l’importanza di questa risorse, troppo scarsa per troppe persone nel pianeta. A questa sensibilizzazione abbiamo accompagnato progetti concreti in 10 paesi africani. Negli ultimi 10 anni abbiamo portato acqua e servizi igienici a 1 milione di persone, con percorsi concordati con le comunità locali che sono protagoniste di questi processi.
E i prossimi passi?
A partire dalla Giornata Mondiale dell’Acqua vogliamo rilanciare il nostro impegno: portare acqua e servizi igienici a 500.000 persone in 5 anni. Ma non vogliamo farlo da soli. Proponiamo a singoli cittadini, gruppi, scuole e imprese di collaborare con noi mettendo a disposizione risorse per finanziare i progetti. Per ogni 10 famiglie cui porteremo acqua per un anno emetteremo un ‘certificato idrico’ che potrà essere sottoscritto da chi intende partecipare a questo impegno. Questa è una opportunità per tutte le imprese che redigono il prorpio bilancio di sostenibilità in cui descrivono l’impegno a ridurre il proprio l’impatto ambientale che può essere realizzato anche con percorsi di responsabilità sociale d’impresa, come la partecipazione alla nostra Campagna e la sottoscrizione dei certificati. L’ONU quest’anno dedica la Giornata mondiale all’Acqua per la Pace. Portare acqua costruendo ponti fra comunità italiane e comunità africane è per noi un modo concreto per alimentare la pace in un mondo che la sta sistematicamente minacciando.
Pierluigi Mele
Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata