Il vero avvenimento internazionale “The Economy of Francesco” non è quello che si è svolto online dal 19 al 21 novembre, radunando 2000 giovani economisti e imprenditori, in dialogo fra di loro e con ospiti illustri, con l’obbiettivo di “rianimare” l’economia. Questa è stata solo la vetrina di un processo già avviato dal maggio 2019 con la convocazione di Papa Francesco e che ha già dato frutti concreti con le proposte di dodici villaggi tematici che hanno lavorato dal marzo scorso. A sottolinearlo con passione è suor Alessandra Smerilli, docente di Economia politica presso l’Auxilium e membro del Comitato scientifico di “The Economy of Francesco”. Per suor Smerilli il valore aggiunto di questa manifestazione è stata la realizzazione di un’inedita alleanza tra giovani e adulti. “Il vero tema trasversale dell’incontro – spiega la religiosa – è stata la cura di noi stessi, delle nostre relazioni e del pianeta. Mi auguro che i giovani vengano davvero ascoltati”.

Ai microfoni di Radio Vaticana Italia suor Smerilli ci dice la sua impressione sull’evento:
R.- Devo dire che le dirette online di queste giornate, che ho seguito dalla regia centrale qui ad Assisi, sono state a tratti emozionanti. Soprattutto è stato emozionante vedere il coinvolgimento dei giovani, i tanti commenti che arrivavano online durante la diretta, tutti coloro che ci stavano seguendo, i collegamenti con diversi luoghi del mondo dove c’erano diversi “Hub” dove, chi poteva radunarsi, si è radunato. Credo che tutto questo ci dia molta speranza per continuare. E anche i contenuti sono stati molto, molto interessanti.

Cosa l’ha colpita di più dell’andamento dell’evento in streaming?
R.- Mi ha colpito come durante la prima giornata, giovedì 19, i saluti istituzionali del cardinale Turkson, del vescovo di Assisi, della responsabile dell’Istituto Serafico e del sindaco di Assisi, non siano stati solo “saluti”, ma ci abbiano detto quanto la Chiesa, le istituzioni e gli adulti, abbiano voglia di mettersi in ascolto dei giovani. Un altro aspetto notevole è che le conferenze che abbiamo seguito siano state preparate dai giovani partecipanti assieme ai relatori. Per esempio, Jeffrey Sachs è venuto per commentare le proposte elaborate dai giovani durante questi nove mesi. Quindi il valore aggiunto di questa manifestazione è la realizzazione di un’inedita alleanza tra giovani e adulti.
Mi sembra che questo abbia colpito molti: durante la diretta abbiamo ricevuto tantissimi commenti di chi diceva che vedere giovani e adulti insieme lavorare così in sinergia è davvero un segno di speranza. E poi ci sono stati i momenti di “a tu per tu” con san Francesco, in cui come organizzatori siamo riusciti a portare Assisi a casa dei giovani che sarebbero voluti venire qui. Momenti che i giovani stessi avevano preparato per dire l’attualità di Francesco in campo economico: con registri diversi, anche con meditazioni e momenti artistici. La parola che a mio parere più ritorna è quella di speranza, ed è una speranza fondata su questi giovani che sono qui, lavorano e fanno proposte concrete.

Qual è il vero obiettivo di queste tre giornate?
R.- Queste giornate non sono l’evento di “The Economy of Francesco”. I giovani che sono qui innanzitutto hanno aderito a una chiamata di Papa Francesco del maggio 2019, poi hanno lavorato per tutti questi mesi e ora vogliono continuare a lavorare. L’obbiettivo di questa tre giorni in streaming è perciò far conoscere, a chi non ha partecipato al processo, che cosa è stato fatto finora e aggregare tante altre persone che vogliono condividere il sogno di cambiare l’economia.
Quindi questo è un momento in cui si esce allo scoperto per mostrare le proposte elaborate fin qui, raccontare un pezzo di strada già percorso insieme con l’intenzione però di continuare a camminare.

Lei ha detto che c’era un tema trasversale che ha caratterizzato i dodici villaggi tematici ai quali i partecipanti hanno lavorato dal marzo scorso: rivalutare la cura all’interno della società e dell’economia…
R.- È un tema centrale in queste giornate. Lo ha dimostrato anche l’intervento della filosofa canadese Jennifer Nedelsky che ha lavorato intorno ai temi della cura e del lavoro nel villaggio “Working and Care” e si è confrontata con i giovani che hanno approfondito il tema del lavoro in san Francesco, per esempio. La cura è un tema trasversale perché i giovani hanno cominciato a lavorare quando in Europa c’era il picco della pandemia e quindi l’attenzione ai temi della cura ha attraversato tutti i lavori. Si è parlato di questo anche dal punto di vista della finanza.
Si è capito che non si può proporre una finanza nuova che abbia al centro le persone, se non ci si occupa anche di investimenti che vadano a migliorare i sistemi sanitari e garantiscano che le cure possano arrivare a tutti e che il vaccino non diventi un modo per dividere ma unire. Ma anche per quanto riguarda la transizione energetica verso la sostenibilità si è compreso che è un processo che deve includere anche il prendersi cura gli uni degli altri e, insieme, prendersi cura del pianeta. Il vero tema trasversale qui è la cura di noi stessi, delle relazioni di tutti e del pianeta.

I giovani hanno anche espresso il bisogno di una maggiore partecipazione delle donne all’economia e alla finanza perché queste diventino più inclusive…
R.- C’è stato un villaggio specifico dedicato a questo tema che – se fossimo stati in presenza qui ad Assisi – si sarebbe svolto nella Basilica di Santa Chiara. Ma un po’ tutti i villaggi sono stati attraversati anche da questo grande tema. Questo perché i giovani da una parte sono oltre: hanno superato certe logiche, per cui per loro è naturale che non ci siano, per esempio, differenze di opportunità tra uomini e donne e si condivida la cura familiare. D’altra parte si rendono conto che i problemi esistono a questo livello e quindi si vogliono impegnare anche in questa direzione. Se n’è parlato anche qui nella finanza, nel villaggio del lavoro, ma anche rispetto ai temi delle nuove tecnologie e dell’agricoltura. Il punto è far capire a tutti che solo insieme – uomini e donne – possiamo cambiare l’economia e darle un’anima.

Dunque, un po’ com’era successo per il Sinodo dei giovani, uno dei punti forti di questa iniziativa è avviare un processo di ascolto…
R.- Esattamente, e lo dimostrano le conferenze organizzate durante queste giornate. Penso all’incontro di venerdì pomeriggio con Muhammad Yunus l’ideatore del microcredito a cui i giovani del villaggio finanza hanno presentato l’esito del loro lavoro e alcune proposte che hanno discusso con lui aprendosi anche ai commenti. Quindi, su questi tre giorni sono state spalmate un po’ le proposte che i giovani hanno fatto in questi mesi.
Credo che i partecipanti arriveranno anche ad una sorta di manifesto finale, che riassuma l’impegno che loro vogliono prendere. Ma, come dicevamo, questo avvenimento è un punto d’inizio e la cosa più bella che sto osservando in questi giorni è vedere come questi grandi economisti si mettano a disposizione per interagire con i giovani. Un aspetto che non è visibile online è che i grandi ospiti, gli economisti adulti, si sono messi a disposizione dei giovani, hanno dato degli slot di tempo in cui i giovani si possono prenotare per dei colloqui individuali. È la stessa cosa che avremmo fatto ad Assisi in presenza, se fosse stato possibile: quindi un giovane può per esempio parlare dieci minuti con Yunus, presentargli le sue idee e le sue aspettative, farsi dare un consiglio. Quindi c’è anche tutta questa rete di relazioni personali che si sta creando.

Quali sono le sue speranze per queste tre giornate?
R.- Mi auguro che i giovani vengano davvero ascoltati. Quindi, in questo senso, mando un messaggio anche a chi si occupa di comunicazione, perché a volte sembra che per parlare dell’evento e dargli un po’ di attenzione si cerchi solo il grande nome, si aspetti solo il discorso del Papa… Invece c’è tanta vita qui che i giovani stanno tirando fuori, ci sono novità per il futuro. Dovremmo ascoltarli di più e non solo in questi giorni. Se ogni adulto in questo momento decidesse che è un compito importante, quello di mettersi accanto a un giovane e accompagnarlo e ascoltarlo, ebbene io credo che il mondo cambierebbe in meglio.

Fabio Colagrande – Città del Vaticano

Il Cantico 
ISSN 1974-2339
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