La missione di pace
L’identità francescana è racchiusa nel saluto che il Signore rivelò a S. Francesco e che i frati dovevano rivolgere agli uomini e alle donne che incontravano: “Il Signore ti dia pace” (FF 121). È un saluto pregnante in quanto non augura un quieto vivere, ma una rappacificazione dopo la ribellione a Dio da parte del peccatore.
Nei primordi dell’Ordine la gente si stupiva all’udire un tale saluto che non era mai stato usato da nessuno. E ad un frate, che si sentiva imbarazzato nel trasmetterlo alla gente che non lo comprendeva, S. Francesco con parole rassicuranti diceva: “Perfino nobili e principi di questo mondo mostreranno riverenza a te e agli altri frati in grazia di questo saluto” (FF 1711).
Fin dagli inizi i frati furono mandati a due a due “per le varie parti del mondo ad annunciare agli uomini la pace e la penitenza in remissione dei peccati” (FF 366).
Vengono in mente le parole del Risorto rivolte agli apostoli, affinché portino la rappacificazione con Dio agli uomini corrotti dal peccato: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi. Detto questo soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati, a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati»”(Gv 20,21).
Come gli apostoli da Gesù così anche i frati hanno ricevuto il mandato di una missione di pace da S. Francesco che, per il buon esito dell’evangelizzazione, li scongiurava di “umiliarsi in tutte la cose e di non gloriarsi, né godere tra sé, né di esaltarsi dentro di sé delle buone parole e delle opere, anzi di nessun bene che Dio dice o fa o opera talora in loro e per mezzo di loro” (FF 47).
A queste parole fanno da completamento quelle di Benedetto XVI riportate nell’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” di papa Francesco: «È importante sempre sapere che la prima parola, l’iniziativa vera, l’attività vera viene da Dio e solo inserendoci in questa iniziativa divina, solo implorando questa iniziativa divina, possiamo anche noi divenire – con Lui e in Lui – evangelizzatori». Il principio del primato della grazia dev’essere un faro che illumina costantemente le nostre riflessioni sull’evangelizzazione” (EG 112).
Ogni cristiano può, anzi deve, essere missionario portatore di pace ai peccatori. Ma è necessario che sia consapevole di essere lui stesso peccatore bisognoso di farsi discepolo dell’amore di Dio nella comunione con lo spirito di Cristo. Il discepolato è un cammino da compiere in penitenza e nell’ascolto dello spirito del Signore che vuole la mortificazione della carne e ricerca “la vera pace dello spirito; e sempre desidera il timore divino e la divina sapienza e il divino amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, poiché ogni bene è suo ed Egli solo è buono” (FF 48).
Senza penitenza non è possibile essere discepoli per cui “dobbiamo godere quando siamo esposti a diverse prove, e quando possiamo sostenere qualsiasi angustia o afflizione di anima e di corpo in questo mondo in vista della vita eterna” (FF 48).
S. Francesco “aveva piegato prima di tutto se stesso a fare ciò che inculcava agli altri. Non temendo quindi d’esser trovato incoerente, predicava la verità con franchezza, tanto che anche uomini dottissimi e celebri accoglievano ammirati le sue ispirate parole, e alla sua presenza erano invasi da un salutare timore” (FF 382). Egli aveva trovato la pace dello spirito e riusciva a comunicarla con le sue parole che, “piene della virtù dello Spirito Santo, penetravano nell’intimo delle coscienze, così da toccare vivamente gli ascoltatori… Moltissimi, persuasi dalla sua parola, si riconciliavano in sincera concordia, mentre prima erano vissuti ostili a Cristo e lontani dalla salvezza” (FF 1427-1428).

L’itinerario dello spirito dell’uomo
La pacificazione interiore non va pensata come un capovolgimento immediato o repentino e totale dalla condizione esistenziale umana (status naturae lapsae) che ha originato la rottura tra l’uomo e il mondo, tra le varie facoltà dell’uomo, tra l’uomo e Dio (cfr. V.C. Bigi, Studi sul pensiero di San Bonaventura, Ed. Porziuncola, 1988, p.279).
Essa è il traguardo di un graduale e mai finito processo che si risolve nella graduale riscoperta, adesione, comunione con Dio e che non impegna solo l’intelligenza, ma è sollecitato da esperienze concrete “subordinate le une alle altre, espresse e promosse da un discorso aperto alla luce divina” (V.C. Bigi ibidem, p.277) nell’interazione tra grazia e natura. Il cammino è fondato sulla consapevolezza di essere peccatore. Punto di arrivo è il recupero dello splendore dell’immagine e somiglianza divina già posseduto nello stato di innocenza e pienezza del primo uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio (stato naturae institutae). La condizione dell’uomo in cammino (status viae) è rischiosa in quanto ha in sé lo scadimento originato dalla colpa e la tensione verso la redenzione (status viae).
Come è possibile iniziare un itinerario di elevazione progressiva che ci restituisca la pienezza primitiva? “Noi non possiamo – osserva S. Bonaventura – elevarci sopra noi stessi, senza una forza elevante superiore che è data soltanto a coloro che la chiedono con cuore umile e devoto, cioè a coloro che in questa valle di lacrime si rivolgono a Dio con preghiera fervente. La preghiera pertanto è la madre e l’origine della nostra azione verso l’alto (sursum actio)” (S. Bonaventura, Itinerarium mentis in Deum, c.1, n.1). La preghiera dà quella forza interiore che permette all’uomo di iniziare il cammino verso la pace. Invece è bandita la curiosità della mente, che inorgoglisce.
Lo stesso S. Bonaventura, che ci racconta la sua esperienza nell’Itinerarium mentis in Deum, fa un’invocazione al “primo Principio”, affinché illumini la mente e diriga i nostri passi nella via di quella pace che supera ogni umana comprensione. “Questa pace fu predicata e donata da nostro Signore Gesù Cristo e poi di nuovo annunziata dal nostro padre S. Francesco, il quale cominciava e terminava ogni discorso invocando la pace, in ogni saluto augurava la pace…” (S. Bonaventura, ibidem, Prologo).

Graziella Baldo

Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata