Nelle Quattro Tempora celebrate fin dai primordi della Chiesa Apostolica e che segnano l’inizio delle quattro stagioni, si domanda al Creatore di benedire i frutti del raccolto o la semina che si sta per effettuare e lo si ringrazia per i doni della terra “la quale ne sustenta et governa” dice S. Francesco, vedendo nella “sora nostra matre terra” la figura di Dio Madre che ci nutre e ci dà vita. Questi quattro tempi sono figura di un itinerario spirituale di crescita personale e comunitaria a cui possiamo dare il nome di conversione o penitenza, indispensabile per poter riconoscere nei frutti della terra i doni che Dio Madre elargisce a tutta la famiglia umana sia in senso fisico che spirituale per alimentare in noi i germogli di una vita destinata ad essere piena ed eterna.
Così come i frutti della terra, anche le virtù vanno accolte come un dono di Dio e, come ci ricorda S. Bonaventura, non possono essere acquisite come salvifiche in se stesse; altrimenti divengono espressione di superbia. Il cammino penitenziale di una vita virtuosa è “graduale” e scandito in tappe, per aiutarci ad apprendere nuovamente a ringraziare il Signore per i frutti della terra e per tutti i suoi doni e per aiutarci a sentirci investiti del difficile e delicato compito di custodirli rispettando il progetto originario del Creatore, senza volerci sostituire a Lui.
A partire dal Tempo del Creato 2021 camminiamo quest’anno celebrando le Quattro tempora, come preghiera personale, preghiera liturgica e anche digiuno, per annunciare il bisogno della salvezza con tutto noi stessi e alimentare il cambiamento interiore, la conversione quotidiana che sostiene la revisione dei nostri stili di vita.
Invochiamo il Signore perché ci accompagni con i suoi doni, le quattro virtù cardinali, che “radicate nelle virtù teologali fede, speranza, carità” (Catechismo della Chiesa Cattolica) tendono a realizzare la persona, conformandola a Cristo.
In particolare nel passaggio all’inverno chiediamo al Signore il dono della seconda virtù cardinale, la giustizia
Gesù disse loro:
“Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12,17).
Convertiamoci nel nostro quotidiano dall’orgoglio, sopraffazione e superbia alla giustizia per costruire relazioni giuste e fraterne.
Accogliendo dal Signore il dono della GIUSTIZIA invocato nella preghiera, in questo tempo di inverno ci impegniamo
non pretendere di farci arbitri e legislatori di noi stessi, degli altri e della casa comune in cui viviamo ribellandoci al nostro essere creature
per operare la giustizia, dare a ciascuno (Dio, noi stessi, gli altri, e ogni essere vivente) ciò che gli è dovuto, rispettando l’ordine e l’armonia e riconoscendo la presenza del Signore in ogni creatura.
AZIONE: Scopriamo il percorso di giustizia che Laudato si’ indica per il bene comune della famiglia umana nell’attenzione al grido dei poveri e della terra. Individuiamo nella nostra vita una relazione non giusta, preghiamo per riuscire a cambiarla, prendiamocene cura per renderla fraterna.
Nel passaggio da una tappa all’altra verrano proposti punti di riferimento alla luce della Encicliche “Laudato sì”’ e “Fratelli tutti” per accompagnare – in un cammino di “sobrietà liberante” (Card. Matteo Zuppi)- la nostra risposta al dono del creato, casa comune dell’unica famiglia umana.
Fraternità Francescana Frate Jacopa
Il Cantico
ISSN 1974-2339
Pubblicazione riservata