Lo stesso Spirito
Il Concilio Vaticano II ha dato grande impulso alla valorizzazione della Sacra Scrittura con la costituzione dogmatica “Dei Verbum”. In essa è scritto che tutti i libri sia del Vecchio che del Nuovo Testamento “hanno Dio per autore” (DV 11) che con sua “ammirabile condiscendenza” (DV 13), per essere accessibile all’uomo, si è umiliato adattando la sua parola al linguaggio umano. “Le parole di Dio infatti, espresse con lingue umane, si son fatte simili al parlare dell’uomo, come già il Verbo dell’eterno Padre, che, avendo assunto le debolezze dell’umana natura, si fece simile all’uomo” (DV 13).
Dio si è servito di uomini che, ispirati dallo Spirito Santo, hanno scritto la loro esperienza di fede col linguaggio del loro tempo. Ed è compito degli esegeti contribuire alla comprensione della sacra Scrittura aiutando a calarsi nel tempo in cui gli autori biblici si sono espressi mediante il loro linguaggio.
Inoltre compito degli esegeti è non fermarsi all’interpretazione letterale, ma piuttosto cogliere l’azione dello Spirito che ha operato nella formazione della Sacra Scrittura, e che opera ancora in coloro che si pongono in ascolto della Parola di Dio.
“È importante l’affermazione dei Padri conciliari secondo cui la Sacra Scrittura deve essere «letta e interpretata alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta» (DV 12)” (papa Francesco, Lettera Apostolica Aperuit illis 10).
“Senza la sua azione il rischio di rimanere chiusi nel solo testo scritto sarebbe sempre all’erta, rendendo facile l’interpretazione fondamentalista da cui bisogna rimanere lontani per non tradire il carattere ispirato, dinamico e spirituale che il testo sacro possiede. Come ricorda l’Apostolo: «La lettera uccide, lo Spirito vivifica» (2 Cor 3,6)” (Aperuit illis 9).
È fondamentale il dono dello Spirito Santo per avere l’apertura dell’intelligenza della Scrittura, poiché tutto è vivificato e trasformato dall’unico Spirito.
La sua azione continua anche quando, con Cristo, la rivelazione di Dio ha raggiunto il suo compimento e la sua pienezza.
I discepoli-missionari della Parola
Per poter comprendere e diffondere la Parola, superandone l’interpretazione letterale, è necessario essere vivificati dallo Spirito della Scrittura attraverso un cammino di conversione personale. Significative sono le caratteristiche del cammino di ascesa spirituale indicate da S. Bonaventura nell’“Itinerarium mentis in Deum”: “… interroga la grazia non la dottrina, il desiderio non l’intelletto, il gemito dell’orazione non lo studio della lettera, lo sposo non il maestro, Dio non l’uomo, la caligine non la chiarezza, non la luce ma il fuoco che tutto infiamma e trasporta in Dio con le forti unzioni e gli ardentissimi affetti…” (S. Bonaventura, Itinerarium mentis in Deum, VII n. 6).
S. Francesco, riprendendo il tema paolino della lettera e dello Spirito, specifica che “sono vivificati dallo Spirito della divina Scrittura quelli che ogni cosa che sanno e desiderano sapere, non l’attribuiscono al loro io carnale, ma con la parola e con l’esempio la rendono all’Altissimo al quale appartiene ogni bene” (FF 156).
Questi sono i poveri di spirito che svuotano se stessi per accogliere in dono la vera sapienza dall’Altissimo. Essi non sono stati uccisi dallo spirito della carne che li avrebbe resi presuntuosi, fiduciosi nella propria capacità di comprensione della Parola interpretata alla lettera.
Essi fondano il loro studio della Scrittura sull’atto primario della preghiera, come lo stesso S. Francesco suggerisce a S. Antonio in risposta alla sua richiesta di poter insegnare “la sacra teologia ai frati” (cfr. FF 252).
Sull’esempio di Cristo, che nel racconto delle tentazioni nel deserto si è fatto povero spogliandosi anche della sua gloria, i poveri di spirito non studiano la Parola di Dio per “essere ritenuti più sapienti degli altri” (FF 156), ma per farsi riempire dalla sapienza divina e salvare le anime ridonando quello che hanno ricevuto. La sapienza del povero non può essere trattenuta in sé e per sé, poiché il bene è diffusivo di sé, ma viene ridonata agli altri altrimenti smentisce se stessa. Questa restituzione potrà essere compiuta, oltre che con lo studio della Sacra Scrittura, anche con l’esempio della propria vita, che è importante per non distruggere ciò che è stato edificato con la verità della dottrina (cfr. FF 1136).
Perseguendo la salvezza delle anime i discepoli dello spirito della Scrittura potranno così essere missionari e trascinare gli altri all’amore di Cristo.
Graziella Baldo
Il Cantico
ISSN 1974- 2339
Pubblicazione riservata